Vita Chiesa

La visita del Papa: ecco la Mensa di San Francesco Poverino

Oltre mille persone hanno frequentato, nel 2014, la mensa di San Francesco Poverino: 758 stranieri e 321 italiani, per un totale di quasi cinquantamila pasti serviti nell’arco dell’anno. Sono i numeri del «ristorante» speciale dove martedì 10 novembre si fermerà a pranzo Papa Francesco.

La mensa è profondamente legata alla storia di Firenze: a volerla fu il cardinale Elia Dalla Costa. Era il 1949, in città erano ancora evidenti le macerie della Seconda Guerra Mondiale, la povertà era una piaga diffusa. La storica Confraternita di San Girolamo e San Francesco Poverino (ancora attiva con incontri di preghiera e spiritualità)mise a disposizione l’antico oratorio sotto il loggiato di piazza Santissima Annunziata, di fronte alla basilica dei Servi di Maria. La gestione fu affidata all’Opera Ritiri fondata da Maria Giubbi, che era anche  presidente della sezione donne dell’Azione Cattolica: una figura di spicco del mondo cattolico fiorentino. Durante l’occupazione nazifascista aveva fatto da «staffetta» tra i gruppi di partigiani e collaborato nell’assistenza agli ebrei. Dopo la Liberazione, era tornata all’insegnamento e allo studio della teologia. A Maria Giubbi  successe un’altra donna, Ilda Gherardini, che sarebbe rimasta in carica fino al 1995. La mensa distribuiva 200 pasti a pranzo e altrettanto a cena: la frequentavano lavoratori e studenti, molti dei quali immigrati, giunti a Firenze dalle campagne toscane e da altre regioni d’Italia. Tra gli anni Sessanta e Settanta la mensa ha avuto tra i suoi frequentatori e sostenitori il «sindaco santo» Giorgio La Pira, il fondatore dell’Opera per la Gioventù Pino Arpioni e anche don Divo Barsotti, grande mistico, scrittore e fondatore dei «Figli di Dio».

Dopo la chiusura dell’Opera Ritiri, negli anni Novanta la mensa fu affidata all’Opera Madonnina del Grappa, che ne fece una mensa gratuita per i più bisognosi, aperta tutti i giorni a pranzo. Nel 2006 l’Opera fondata da don Giulio Facibeni ha passato il testimone alla Caritas diocesana: la mensa di San Francesco Poverino quindi è entrata in un circuito più ampio di mense per i poveri: un servizio portato avanti con alcuni operatori dipendenti e molti volontari, che oltre alle offerte e al finanziamento della Diocesi usufruisce anche di una convenzione con il Comune di Firenze. Alla mensa si accede attraverso un colloquio nei vari centri d’ascolto Caritas sul territorio, dove in base alla condizione di reale necessità viene rilasciata una tessera a tempo. Le richieste, aumentate negli anni, hanno spinto a fare due turni: i frequentatori sono uomini e donne di tutte le età, alcuni in gruppo, altri da soli. Ci sono gli stranieri, ma anche italiani colpiti dalla crisi: la mensa è pensata come un aiuto momentaneo, in attesa che le persone trovino la forza e l’opportunità per farcela da soli. E non manca l’occasione di dover dare a qualcuno un invito a non adagiarsi, a darsi da fare. Su un punto sono tutti d’accordo: alla mensa si mangia bene, il cibo è buono e abbondante, il servizio svolto con cura, l’ambiente accogliente e familiare.

Papa Francesco ha chiesto esplicitamente, come sua abitudine, di non avere trattamenti «speciali» e di poter condividere lo stesso pasto che viene offerto ogni giorno ai frequentatori della mensa, sedendo ai tavoli con loro: non ci sarà il «servito buono», niente autorità o giornalisti, nessun menù particolare. Ma siamo sicuri che anche il Pontefice apprezzerà il trattamento, come le mille e più persone che hanno mangiato qui nell’ultimo anno.