Vita Chiesa

Le diocesi toscane verso «Firenze 2015»: primo incontro dei delegati

Primo incontro dei delegati toscani al prossimo Convegno ecclesiale nazionale. Al Convitto della Calza, in Oltrarno a Firenze, si dono dati appuntamento stamani i rappresentanti delle diocesi della regione. Entra così nel vivo il cammino di preparazione all’appuntamento del novembre prossimo, dal 9 al 13 nel capoluogo toscano, sul tema «In Gesù Cristo il nuovo umanesimo». Il Convegno, promosso dalla Conferenza episcopale italiana, vedrà il 10 novembre la partecipazione di Papa Francesco.

Le parrocchie, le associazioni, i movimenti, gli ordini religiosi, stanno lavorando sulla Traccia, il testo di riferimento elaborato e diffuso per stimolare spunti di riflessione, a partire dalle cinque «vie»: uscire, annunciare, abitare, educare e trasfigurare. Cinque vie proposte proprio per consentire ai delegati, ma più in generale ai fedeli di tutta Italia di guardare a un nuovo umanesimo e alla Chiesa di domani.

Sono già tante le iniziative, i momenti di preghiera, i convegni, le attività in parrocchia, i gesti concreti che si stanno moltiplicando in questi mesi nelle varie diocesi in preparazione a «Firenze 2015».

Il cardinale Giuseppe Betori, in qualità di presidente della Conferenza episcopale toscana oltre che di arcivescovo della diocesi ospitante, nell’introdurre i lavori ha salutato i presenti a nome di tutti i vescovi della Toscana e della propria diocesi. Betori ha poi parlato di «alcune convinzioni che potremmo riassumere negli atteggiamenti giusti per entrare bene dentro ai contenuti del Convegno. Il primo atteggiamento è prendere consapevolezza del cambiamento culturale e sociale in atto nella nostra società. Siamo ad una svolta nel cambiamento stesso e della modernità. Cambiamento che non possiamo rifiutare esorcizzandolo. Dobbiamo starci dentro e trasformarlo in opportunità. Alla consapevolezza del cambiamento deve seguire il superamento delle chiusure, delle paure per aprirsi al dialogo senza nessuna soggezione verso nulla e nessuno. Tutto questo deve essere nutrito dalla consapevolezza che l’incontro con Gesù ci ha aperto una strada di verità su Dio e sugli uomini spingendoci al coraggio della proposta, senza arroganza ma con la forza di autenticità del Vangelo. Per cui il linguaggio che dobbiamo usare é quello della testimonianza cercando di entrare in relazione con gli altri, instaurando legami fraterni. L’ultimo atteggiamento di arriva dalla vera novità di Papa Francesco che fatica ad emergere anche nel nostro confronto pastorale, ovvero il principio per cui il tempo è superiore allo spazio. Occorre avviare dei processi non occupare degli spazi. Questo é un atteggiamento difficile da assumere perché significa essere in conversione permanente».

Per Padre Bernardo Gianni, a cui é stata affidata la relazione principale, «nei Convegni della Chiesa italiana al centro dell’attenzione è sempre rimasta l’evangelizzazione con particolare riferimento all’umano. La missione della Chiesa vive del colloquio con il mondo e quindi non può mancare attenzione all’umanum. Il Vangelo annunciato dalla Chiesa illumina di senso il volto dell’uomo. Si può parlare di rifondazione in Gesù Cristo del nuovo umanesimo. L’uomo è la prima via che la Chiesa percorre nel compimento della sua missione. Per questo la Chiesa può partecipare con voce alta e ferma al dibattito attuale con la sua forte esperienza sull’umano. Noi più di tutti siamo i cultori dell’uomo. Eppure a metà del Novecento si è tentato di smontare l’umanesimo stesso. L’attuale visione dell’uomo è sempre più povera e opacizzata. Si è ammalata gravemente la memoria e la speranza. Per questo è decisivo il tema del nuovo umanesimo in Gesù Cristo. Papa Benedetto diceva: “È certezza che é bene essere un uomo”. C’è nell’uomo e ci deve essere una responsabilità verso i fratelli e verso la storia. C’è bisogno di una rifondazione cristologica dell’idea di uomo. Lo scopo principale del Convegno sarà proporre alla libertà dell’uomo contemporaneo la persona di Gesù Cristo e l’esperienza cristiana che non può ridursi a un piano sociale o etico. La deformazione di Cristo sulla Croce rende bello l’uomo. Santità, carità e bellezza si coniugano nell’umanesimo. Chiunque segue Cristo uomo perfetto diventa anche lui più uomo».

Nel corso dello scambio di opinioni sul cammino di preparazione all’appuntamento di novembre della Chiesa italiana sono intervenuti alcuni delegati delle diocesi toscane. Donatella Pagliacci, della diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, ha sottolineato tra l’altro il ruolo della comunicazione come mezzo per l’umano ricordando in particolare l’apporto della tv diocesana aretina, Tsd, e dell’intero polo unico della comunicazione a livello diocesano. Gabriella Pennino, della diocesi di Firenze, ripercorrendo le iniziative diocesane verso il Convegno ecclesiale nazionale ha parlato di una nuova testimonianza che passa dalla sintonia del cuore più che sul convincimento intellettuale. Don Cristiano D’Angelo, della diocesi di Pistoia, ha sottolineato l’importanza dell’ascolto parlando di sensibilità più che di obiettivi. Mirco Santiccioli, della diocesi di Grosseto, ha ricordato le iniziative diocesane e ha citato a proposito del linguaggio della testimonianza il consiglio che dava San Francesco: «Predicato il Vangelo e se fosse necessario anche con le parole». Tra gli interventi anche quello di Guglielmo, della diocesi di Montepulciano-Chiusi-Pienza, che ha ricordato con preoccupazione la possibilità di leggi che possana andare contro l’uomo e la famiglia. Infine, Giulio Conticelli, della diocesi di Firenze, ha chiesto di coniugare l’umanesimo con il vissuto quotidiano dell’uomo e della donna della strada e di coinvolgere le strutture secolari con spirito galileiano.

Il vescovo di Pistoia, Fausto Tardelli, concludendo i lavori nella sua veste di segretario Cet e membro del Comitato preparatorio, ha sottolineato come il Convegno sia innanzitutto un evento di relazioni e di incontri, un convenire sotto la guida dello Spirito Santo per confrontarci in un dialogo fraterno. Un Convegno che va inteso come il passo di un processo. «Per noi Chiese toscane – ha concluso Tardelli – la sfida è di prendere spunto dal Convegno per un cammino sempre più comune e condiviso e di un’esplosione della fantasia della carità».