Vita Chiesa
MATRIMONIO: SUSSIDIO CEI PER IL NUOVO RITO
La doppia possibilità di celebrare il sacramento del matrimonio “durante l’Eucaristia” o solo “nella celebrazione della Parola”; la formula “accolgo te” anziché la storica “prendo te”; il riferimento al battesimo e l’arricchimento del lezionario. Questi, i principali “adattamenti” contenuti nel nuovo rito del matrimonio (in uso nelle diocesi italiane dal 28 novembre 2004), su cui si sofferma il sussidio della Cei (testo integrale – formato *.pdf) presentato alla stampa oggi pomeriggio a Terni.
Intitolato “Celebrare il mistero grande dell’amore”, diffuso in occasione della festa di San Valentino, patrono della città umbra, e curato dagli Uffici liturgico, catechistico, per la pastorale della famiglia, e dal Servizio nazionale per la pastorale giovanile della Cei, il sussidio presenta il nuovo rito del matrimonio come “una rilettura complessiva dell’intera struttura rituale del sacramento, alla luce dell’impatto ecclesiale e culturale che la celebrazione determina sulla coscienza dei battezzati”.
Cinque i “criteri di adattamento” ispiratori del nuovo rito e posti in luce dal testo presentato oggi: “il significato specificamente cristiano del matrimonio”; la sua “dimensione ecclesiale”; “la presenza dello Spirito” al suo interno; “la gradualità nel cammino di fede”, che fa prevedere per le “coppie che non hanno maturato un chiaro orientamento cristiano una sequenza rituale più semplice e dal linguaggio più immediato” e, infine, “la ministerialità degli sposi nella celebrazione” che si traduce in “un loro ruolo attivo” durante il rito.
Non tutti coloro che giungono a richiedere il sacramento del matrimonio hanno la stessa percezione e consapevolezza della fede”, si legge nel sussidio della Cei “Celebrare il mistero grande dell’amore”, presentato oggi a Terni. Di qui “la differenziazione delle proposte pastorali e delle forme celebrative (durante la liturgia eucaristica oppure durante la sola liturgia della parola, ndr)” che, spiega il documento, “aiuta ad evitare due eccessi opposti: da un lato una pericolosa indifferenza per cui tutti vengono ammessi, dall’altro la tentazione di operare una selezione”.