Vita Chiesa

Madre Teresa, card. Parolin, «la sua luce continui ad illuminare il mondo»

Quando Madre Teresa passò da questa terra al Cielo, il 5 settembre 1997, per alcuni lunghi minuti Calcutta rimase completamente senza luce. Una nuova luce si era accesa sopra di noi. «Ora, dopo il riconoscimento ‘ufficiale’ della sua santità, brilla ancora più vivida. Che questa luce, che è la luce intramontabile del Vangelo, continui a illuminare il nostro pellegrinaggio terreno e i sentieri di questo difficile mondo!». Lo ha detto questa mattina il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin alla Santa Messa di ringraziamento per la canonizzazione di Madre Teresa celebrata in piazza San Pietro. «Madre Teresa – ha detto Parolin – amava definirsi ‘una matita nelle mani del Signore’. Ma quali poemi di carità, di compassione, di conforto e di gioia ha saputo scrivere quella piccola matita! Poemi di amore e di tenerezza per i più poveri dei poveri, ai quali ha consacrato la sua esistenza!». Madre Teresa – ha quindi proseguito Parolin – «ha aperto gli occhi sulla sofferenza», «l’ha abbracciata con uno sguardo di compassione, tutto il suo essere è stato interpellato e scosso da questo incontro, che le ha – in un certo senso – trafitto il cuore, sull’esempio di Gesù, che si è commosso per la sofferenza della creatura umana, incapace di risollevarsi da sola».

Nella sua omelia, il cardinale ha ricordato il celebre discorso pronunciato da Madre Teresa al conferimento del premio Nobel per la pace a Oslo l’11 settembre 1979. «È molto importante per noi capire che l’amore, per essere vero, deve far male. Ha fatto male a Gesù amarci, gli ha fatto male». E ringraziando i benefattori presenti e futuri disse: «Non voglio che mi diate del vostro superfluo, voglio che mi diate finché vi fa male». «A mio avviso – ha detto Parolin – queste parole sono come una soglia, varcata la quale, entriamo nell’abisso che avvolse la vita della Santa, in quelle altezze e in quelle profondità che sono difficili da esplorare perché ripercorrono da vicino le sofferenze di Cristo, il suo incondizionato dono d’amore e le ferite profondissime che dovette subire. È l’insondabile densità della Croce, di questo ‘far male’ del bene fatto per amore di Dio».

Madre Teresa di Calcutta – ha proseguito il card. Parolin – aveva indentificato nei «bambini non ancora nati e minacciati nella loro esistenza come ‘i più poveri tra i poveri’». Per questo motivo «difese coraggiosamente la vita nascente, con quella franchezza di parola e linearità d’azione che è il segnale più luminoso della presenza dei Profeti e dei Santi, i quali non si inginocchiano a nessuno tranne che all’Onnipotente, sono interiormente liberi perché interiormente forti e non si inchinano di fronte alle mode o agli idoli del momento, ma si specchiano nella coscienza illuminata dal sole del Vangelo».

Nella sua omelia, il cardinale ha parlato dell’opera di Madre Teresa soffermandosi sulla sua difesa dei bambini non ancora nati. «Ciascuno di loro infatti – ha detto il cardinale – dipende, più di qualsiasi altro essere umano, dall’amore e dalle cure della madre e dalla protezione della società. Il concepito non ha nulla di suo, ogni sua speranza e necessità è nelle mani di altri. Egli porta con sé un progetto di vita e di futuro e chiede di essere accolto e protetto perché possa diventare ciò che già è: uno di noi, che il Signore ha pensato fin dall’eternità per una grande missione da compiere, quella di ‘amare ed essere amato’, come Madre Teresa amava ripetere». Per questo tratto della sua opera, «in lei scopriamo – ha quindi concluso Parolin – quel felice e inseparabile binomio tra esercizio eroico della carità e chiarezza nella proclamazione della verità».