Vita Chiesa

Maria Cristina Ogier, primo passo per la causa di beatificazione

“La santità che ci auguriamo di poter proclamare per la giovane Maria Cristina Ogier – ha affermato il cardinale Betori, arcivescovo di Firenze, durante i vespri che hanno accompagnato il rito – non è opera umana ma dono di Dio. Iniziare con la preghiera l’inchiesta diocesana è un segno di questo sguardo verso l’alto: lo scopo non è esaltare l’eroicità, pur ammirevole, di una persona ma riconoscere che Dio è capace di fare cose grandi nella piccolezza delle sue creature”.

Un percorso che in realtà si può dire abbia cominciato a snodarsi nel 1955 quando Maria Cristina, figlia unica di Gina ed Enrico Ogier, nacque a Firenze. Ben presto però la felicità di questa famiglia venne sconvolta da una diagnosi medica: la bambina, a soli quattro anni, risultò affetta da un tumore all’ipotalamo. Fu in questo momento che la famiglia Ogier abbracciò con più forza la fede, gettando in Dio angosce e sofferenze. Nel 1962 essi si recarono in pellegrinaggio al santuario mariano di Lourdes e da allora in poi Maria Cristina, ogni anno, con l’Unitalsi insieme ai genitori, vi tornò sui treni bianchi o rosa. A questi si aggiunsero i viaggi a Loreto. Fu contenta quando a dieci anni indossò l’abito bianco delle dame, la più giovane della Sezione fiorentina, e le fu possibile da malata impegnarsi a servire altri malati.

La carità di Maria Cristina non finiva qui, ma era vissuta nel quotidiano: dopo aver fatto i compiti scolastici, si recava con la mamma ad imboccare i vecchietti a Villa I Glicini, partecipava attivamente ai gruppi giovanili che facevano riferimento a don Giancarlo Setti, suo parroco a San Giovannino dei Cavalieri. In particolare la ragazza prestava servizio nel gruppo-ospedali, in quello missionario, intesseva una rete di solidarietà, aiutando le persone non solo con beni materiali, ma anche a livello spirituale. Nel 1972 ella si adoperò, grazie anche all’aiuto di alcuni portuali di Livorno, per far avere un battello ambulatorio a padre Pio Conti, giovane medico e cappuccino missionario in Amazzonia, affinché potesse curare la gente lungo il fiume, unica via transitabile e, nell’interno della giungla, fra le capanne degli Indios. 

La vita di Maria Cristina era intagliata nella preghiera, nella Comunione quotidiana e quando conobbe il Gruppo di preghiera di padre Pio, vi aderì in maniera assidua e più volte chiese a don Setti di essere ammessa all’Ordine Francescano Secolare, cosa che avvenne il 10 ottobre 1973.

In quell’anno però il male riemerse con violenza, accanendosi sul fragile corpo della ragazza che abbracciata alla croce sopportò tutto con pazienza. Ella scrisse: «Gesù mi ascolta, mi ama. Voglio essere Sua; unicamente Sua». E Gesù la prese in parola, l’8 gennaio 1974.

Il Vangelo c’insegna che «se il chicco di grano caduto sotto terra non muore non porta frutto, ma se muore porta molto frutto» (Gv 12,24). Così è stato anche per Maria Cristina. Subito dopo la sua scomparsa cominciarono ad arrivare da più parti offerte di denaro e lettere che sollecitavano i genitori ed altre persone a realizzare i progetti di Maria Cristina. E’ così che nel 1976 venne aperta una casa-famiglia femminile in viale Galilei (Firenze), in una villa che tanto piaceva alla giovane Ogier; nel 1983 invece fu la volta della casa-famiglia maschile di via Fortini, a qualche chilometro di distanza dall’altra.

Nel suo nome, nel 1975 nacque a Firenze il primo Centro di Aiuto alla Vita in Italia, per sostenere ragazze madri e giovani spose in situazioni disagiate, con interventi di tipo sanitario, psicologico ed economico; inoltre sono sorte un’Opera, un Istituto, con il proprio notiziario «La Scia» ed un’Associazione Onlus. A livello internazionale, nel 1996 è stata inaugurata a Teresina (Brasile) una casa-scuola per realizzare il sogno di Maria Cristina e dei suo genitori: essere presenti anche in Brasile per aiutare e sostenere bambini e adolescenti poveri. Nel 1999 è stata aperta una scuola in Bolivia e successivamente  è stata restaurata una struttura assistenziale per accogliere gli orfani della periferia di Minsk (Bielorussia). 

Ed ora l’avvio della causa di beatificazione. Dopo la preghiera guidata dal cardinale Betori, è toccato al postulatore della causa, il domenicano padre Francesco Ricci, tracciare un profilo di Maria Cristina ricordando la sua intensa vita spirituale, il suo impegno caritativo, la sua passione per la vita: in epoca di esaltazione dell’eutanasia, ha sottolineato, non può sfuggire l’attualità di una figura che fece del dolore uno strumento di crescita per sé e per gli altri.

Tanta la gioia tra chi ha conosciuto Maria Cristina Ogier.  Leonardo Gestri, presidente della sottosezione fiorentina dell’Unitalsi, ammette: «È un’emozione molto forte pensare che una sorella dell’Unitalsi, “una di noi”, attraverso i pellegrinaggi a Lourdes ed a Loreto ed alla condivisione delle difficoltà con i disabili è in cammino verso la beatificazione».

Per Nikla Salsetta, dell’Ufficio divulgativo dell’Istituto Maria Cristina Ogier, «siamo di fronte ad un evento importante per tutta Firenze. Una giovane fiorentina, laica come tanti di noi, ha offerto una testimonianza cristiana di cui dobbiamo andare orgogliosi. Spero che tanti nostri concittadini possano partecipare a questo momento».

A proposito di Firenze, Mario Razzanelli, consigliere comunale, confessa: «Sono molto legato alla figura di Maria Cristina. Me la ricordo in tutti i viaggi che ha fatto a Lourdes tra gli anni Sessanta ed i primi anni Settenta: c’ero anche io ed ancora oggi mi sembra di rivederla con l’abito bianco di dama dell’Unitalsi».