Vita Chiesa

Natale: mons. Tardelli, «accogliere Dio, per se stesso e nel volto del fratello»

Il vescovo inizia la sua riflessione ricordando «le vicende di Gerusalemme e dell’improvvida decisione di D. Trump di spostare lì l’ambasciata americana, riconoscendo la città capitale d’Israele. Mentre vedevo accendersi la rabbia e gli scontri, pensavo tra me e me: son passati duemila anni da quando il Figlio di Dio è venuto ad abitare in quella terra e tutto è ancora sottosopra e non si vede la fine».

«Nazareth, Betlemme, Gerusalemme: quei luoghi santi che hanno visto il Verbo di Dio incarnarsi, vivere la sua vita d’uomo, morire, risorgere e salire al cielo, continuano ad essere al centro di contese e violenze. Ancora oggi, perché tali lo sono stati da sempre», osserva Tardelli. Il vescovo richiama il prologo del Vangelo di Giovanni: «Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto».

«Questa ‘non accoglienza’ – rileva – è alla radice della rovina insolubile di quelle terre; dove i ‘suoi’, sia chiaro, non sono soltanto gli ebrei di allora; siamo tutti noi, umanità del mondo, pagani e romani del tempo, nel mondo». «I suoi non l’hanno accolto», prosegue, evidenziando che questa «è la drammatica verità».

«Il rifiuto che segna la venuta di Dio nel mondo – aggiunge Tardelli – richiama la triste vicenda del rifiuto di Dio da parte dell’uomo alle origini della storia dell’umanità». E allora l’indicazione ad «aprirsi alla sua venuta nel cuore; lasciarsi conquistare dal suo amore e farsi rinnovare dal suo perdono; andare incontro al fratello con le mani piene d’amore, a partire da chi ci sta accanto ogni giorno». Secondo il vescovo, «chi lo fa o cerca di farlo, scrive la storia vera, quella dell’avanzare inesorabile del Regno di Dio nonostante tutte le avversità. La sua fatica, persino il suo sangue, non andranno perduti ma feconderanno la terra e edificheranno la Gerusalemme nuova nella quale tutti i popoli si sentiranno a casa».