Vita Chiesa

Opus Dei, da 25 anni in Toscana

di Riccardo Bigi«Prima di tutto andiamo a salutare il padrone di casa» ci dice Giorgio Fozzati, responsabile dell’Opus Dei in Toscana, accompagnandoci nella grande cappella che affaccia sull’ingresso. Nella sala accanto, alcuni ragazzi studiano per prepararsi agli esami universitari mentre un gruppo di giovani lavora per organizzare il campo di lavoro estivo che quest’anno si svolgerà in Abruzzo.

Siamo nella sede fiorentina dell’Opus Dei, un villino nella zona di via Bolognese. La prelatura dell’Opus Dei è presente in Toscana dal 1984: la Messa nella festa del fondatore, San Josemarìa Escrivà, di venerdì 26 giugno sarà l’occasione per festeggiare anche questa ricorrenza. La concelebrazione, alle 19 nella chiesa dei Santi Michele e Gaetano a Firenze (piazza degli Antinori) sarà presieduta dall’arcivescovo Giuseppe Betori.

I primi passi. Venticinque anni: una lunga storia fatta di incontri, aneddoti, amicizie. «Quando siamo venuti per aprire la sede fiorentina – ricorda Fozzati – non avevamo punti di riferimento: siamo andati nell’unico albergo che conoscevamo, che era quello dove eravamo stati da studenti liceali in gita scolastica. Ma non era certo un ambiente adatto per quello che volevamo fare». Pochi mesi dopo arrivò quindi quella che sarebbe stata la prima sede vera e propria dell’Opus Dei in Toscana: un appartamento in affitto al sesto piano, in via Fossombroni. Con una splendida terrazza affacciata sulla città, ma decisamente piccolo. «Per noi – ci spiega Giancarlo Polenghi, un altro dei “fondatori” della sede fiorentina – quella era anche la nostra abitazione: il che voleva dire, via via che le attività si sviluppavano e che i giovani frequentavano sempre più numerosi gli incontri e le attività culturali, non avere più nessuno spazio privato. Era bello, ma anche faticoso». Senza contare gli aneddoti, alcuni anche divertenti: come l’infuocata assemblea di condominio in cui gli altri abitanti dello stabile si lamentavano per il continuo passaggio di persone . Pare che la “pietra dello scandalo” fosse un giovane di colore, studente di ingegneria, che aveva preso a frequentare il centro: il proprietario dell’appartamento dovette intervenire e garantire di persona sulla buona frequentazione della casa. Così, nel 2002, l’Opera ha avuto finalmente modo di trovare una sede più adeguata, dove gli spazi per lo studio, la preghiera, gli incontri personali e di gruppo sono ben dislocati.

Numeri e persone. Ma al di là delle «mura», ciò che ha segnato questi 25 anni di presenza in Toscana sono le persone. Alla domanda su quanti siano i fedeli dell’Opus Dei in Toscana, Fozzati risponde con una premessa: «A noi non interessano i numeri: a volte un incontro con una sola persona può essere più importante di un’assemblea numerosa. Anche se poi ovviamente quando vediamo le chiese piene per i nostri ritiri, non possiamo che essere felici». I primi toscani dell’Opus Dei, racconta Polenghi, furono due commercianti: un negoziante di abbigliamento sportivo, poi un fruttivendolo. «Non è un caso – sottolinea – per una realtà come la nostra che ha tra i suoi principi di base il lavoro come via di santificazione». Un cammino di spiritualità per l’uomo di oggi, per la persona che vuole vivere la fede cristiana nel mondo: «Tanti trovano nell’Opus Dei – aggiunge ancora Polenghi – la strada per armonizzare la famiglia, la professione, la fede: gli insegnamenti di Escrivà in questo senso sono illuminanti». Una forma di apostolato che si rivolge proprio a chi studia, a chi lavora, a chi ha famiglia: «A volte capita – racconta Fozzati – che qualcuno ci dice di non aver tempo per la formazione cristiana, perché ha troppo da lavorare. Magari, ci dicono, quando andrò in pensione… A loro rispondo sempre che l’Opus Dei non è fatta per i pensionati ma proprio per chi lavora e, apparentemente, non ha uno spillo di tempo».

Don Robin Weatherill, cui da quindici anni è affidata l’assistenza spirituale della sede fiorentina, si unisce al racconto ricordando le tante storie di conversione avvenute in queste stanze. Come quella della persona che si era interessata dell’Opus Dei dopo aver letto gli articoli pieni di calunnie e maldicenze di alcune riviste: volle verificare di persona, chiese informazioni… Adesso frequenta regolarmente le varie attività, si è sposato in chiesa (prima aveva fatto solo il matrimonio civile) e ha fatto battezzare il figlio. Oppure, il giovane che si proclamava ateo: durante il viaggio di nozze in Spagna si sentì male e don Robin, su richiesta del padre, gli mandò ad assisterlo il responsabile locale dell’Opus Dei, che era anche un medico. Da allora nacque un’amicizia, coltivata anche attraverso le partite a tennis con altri membri dell’Opus Dei e sfociata nel ritorno alla fede: oggi è una delle persone più attive nell’apostolato.

Tra gli incontri, poi, don Robin ricorda anche i primi due toscani dell’Opus Dei saliti in Cielo ad «aprire la strada»: monsignor Giancarlo Setti, prete fiorentino che trovò nello spirito dell’Opera un valido appoggio nel suo ministero di parroco, e il barone Bettino Ricasoli, scomparso appena poche settimane fa: «Era una persona squisita, ha fatto un apostolato notevolissimo mettendo in gioco anche il suo nome e il suo prestigio. Ricordo i bellissimi ritiri fatti nel suo castello di Brolio».

Tornando alle cifre, i membri dell’Opus Dei in Toscana sono oggi un centinaio tra «numerari», che vivono il celibato apostolico, e i «soprannumerari» che vivono il loro cammino di santificazione nel matrimonio. Accanto a loro ci sono i «cooperatori»: persone che condividono i fini e l’ispirazione dell’Opus Dei e collaborano alle varie attività. Dopo i primi passi a Firenze, oggi le attività formative e apostoliche sono presenti in varie province toscane: Prato, Pistoia, Pisa, Livorno, Arezzo, Siena, Lucca. In tanti posti poi la presenza è legata anche al ricordo del passaggio di San Escrivà, che amava particolarmente questa regione: a Firenze ad esempio una targa nella chiesa di Santa Maria Maggiore ricorda la Messa che qui celebrò nel 1948. Così come la piazza dei Miracoli di Pisa è stata in quello stesso anno, raccontano le cronache, il luogo dell’ispirazione sul modo di aprire l’Opus Dei alle persone sposate. Altri soggiorni furono a Montecatini, al Castello del Trebbio in Mugello, a Piancastagnaio sull’Amiata: ma non mancano nella biografia del fondatore dell’Opus Dei anche visite ad Arezzo, Siena, fino agli angoli più nascosti (ma non meno affascinanti) della regione.

Le attività. Ancora oggi, una delle particolarità della Toscana rispetto ad altre regioni è proprio che le attività non sono centralizzate a Firenze, ma si svolgono localmente: «Ci siamo resi conto subito – spiega Polenghi – che c’era questa esigenza, forse per via del noto campanilismo dei toscani». Fozzati da parte sua ricorda quando, per «costringerlo» a recarsi periodicamente a Lucca per seguire gli incontri locali, gli regalarono una macchina, una Uno bianca: «Così non avevo più la scusa della difficoltà a spostarmi con i mezzi pubblici». Proprio a Lucca recentemente è stato aperto anche un centro per la famiglia, «I Baluardi». In tutte le altre località si tengono attività formative (i «circoli di formazione cristiana») o culturali, ritiri, incontri, lezioni di teologia o di storia della Chiesa, corsi per sostenere i genitori nell’educazione dei figli: tutto secondo la disponibilità e l’inventiva dei vari membri. A Siena, ad esempio, per un periodo gli incontri sono stati ospitati da un medico nel suo studio in ospedale, nel reparto di ostetricia e ginecologia: «Era buffo ritrovarsi in mezzo a quelle donne col pancione, o sentire il pianto dei neonati».

A Firenze la sede dell’Opus Dei ospita anche l’Accademia dei Ponti, il centro culturale che fin dal 1985 ha accompagnato la sua vita. Una istituzione autonoma e aperta a tutti: «Tra i frequentatori abbiamo persone che si dichiarano atee, ma anche ebrei o musulmani. Tutti sanno che questa è anche la sede dell’Opus Dei, ma che qui sono ben accolti». Alle attività «ordinarie» poi si sono affiancati negli anni gli eventi particolari: come l’incontro con Joaquin Navarro Vals, il portavoce di Giovanni Paolo II, al teatro della Pergola, o la visita di Giovanni Trapattoni che, quando era allenatore della Fiorentina, inaugurò l’anno accademico dell’Accademia dei Ponti festeggiando anche, con una Messa e un pranzo, i suoi sessant’anni.

Venticinque anni, insomma, pieni di ricordi e di prospettive. «Siamo arrivati in Toscana – conclude Fozzati – giovani, intimoriti, pensando di trovare un ambiente difficile. Abbiamo scoperto una regione di spiriti forti, di gente che apprezza ciò che è autentico: il messaggio dell’ Opera incontra rispetto e simpatia».

LA SCHEDALOpus Dei (Opera di Dio) fu fondata da Josemarìa Escrivà il 2 ottobre 1928. Il 28 novembre 1982 viene eretta canonicamente come «Prelatura personale»: le prelature personali, secondo quanto previsto dal Concilio Vaticano II, sono istituzioni rette da un Pastore (un prelato nominato dal Papa); oltre al prelato vi è un presbiterio composto di sacerdoti secolari e vi sono i laici, sia uomini che donne. Qualcosa di nettamente diverso, quindi, sia dagli istituti religiosi e di vita consacrata, sia da movimenti e associazioni. I loro fedeli laici continuano a far parte anche delle diocesi dove hanno il domicilio (e pertanto continuano a essere soggetti alla potestà del vescovo diocesano, come gli altri battezzati) ma sono soggetti alla potestà del prelato per tutto ciò che riguarda il compimento degli impegni peculiari, ascetici, formativi e apostolici, da loro assunti.

Il prelato attuale è mons. Javier Echevarrìa, secondo successore del fondatore. La curia prelatizia ha sede a Roma; la sede dell’Opus Dei a Firenze è l’Accademia dei Ponti, in via Trieste 25. Per altre informazioni, www.opusdei.it