Vita Chiesa

Papa Francesco, Angelus: «Inaccettabile il prezzo del conflitto in Siria»

«È inaccettabile che tante persone inermi – anche tanti bambini – debbano pagare il prezzo del conflitto, il prezzo della chiusura di cuore e della mancanza della volontà di pace dei potenti». Ancora una volta, ieri, dopo la recita dell’Angelus, da piazza San Pietro, il pensiero di Papa Francesco è andato alla Siria, dove nel corso dell’ultima settimana almeno 700 persone – secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani – sono morte in seguito a scontri, ad Aleppo, tra ribelli e soldati governativi. «Purtroppo dalla Siria – ha detto il Papa – continuano ad arrivare notizie di vittime civili della guerra, in particolare da Aleppo. Siamo vicini con la preghiera e la solidarietà ai fratelli e alle sorelle siriani, e li affidiamo alla materna protezione della Vergine Maria. Preghiamo tutti un po’ in silenzio e poi l’Ave Maria».

In precedenza, commentando la pagina del Vangelo domenicale (Lc 12,32-48), in cui «Gesù parla ai suoi discepoli dell’atteggiamento da assumere in vista dell’incontro finale con Lui, e spiega come l’attesa di questo incontro deve spingere ad una vita ricca di opere buone», il Papa aveva invitato a «dare valore all’elemosina come opera di misericordia, non riporre la fiducia nei beni effimeri, usare le cose senza attaccamento ed egoismo, ma secondo la logica di Dio, la logica dell’attenzione agli altri, la logica dell’amore».

«Noi – ha spiegato il Pontefice – possiamo essere tanto attaccati al denaro, avere tante cose, ma alla fine non possiamo portarle con noi. Ricordatevi che ‘il sudario non ha tasche’». Francesco si è poi soffermato sul tema della «vigilanza», dell’«essere attenti», «vigilanti nella vita». Bisogna «attendere con fede il Signore», ha detto, tenendosi «pronti, in atteggiamento di servizio»: «Egli si fa presente ogni giorno, bussa alla porta del nostro cuore. E sarà beato chi gli aprirà, perché avrà una grande ricompensa: infatti il Signore stesso si farà servo dei suoi servi». Il Papa ha quindi spiegato che «Gesù prospetta la vita come una veglia di attesa operosa, che prelude al giorno luminoso dell’eternità. Per potervi accedere bisogna essere pronti, svegli e impegnati al servizio degli altri, nella consolante prospettiva che, ‘di là’, non saremo più noi a servire Dio, ma Lui stesso ci accoglierà alla sua mensa. A pensarci bene, questo accade già ogni volta che incontriamo il Signore nella preghiera, oppure nel servire i poveri, e soprattutto nell’Eucaristia».

«Tante ingiustizie, violenze e cattiverie quotidiane nascono dall’idea di comportarci come padroni della vita degli altri. Abbiamo un solo padrone a cui non piace farsi chiamare ‘padrone’ ma «Padre’. Noi tutti siamo servi, peccatori e figli: Lui è l’unico Padre», ha detto ancora Papa Francesco ieri, prima della recita dell’Angelus, da piazza San Pietro. «Gesù – ha detto sempre commentando il Vangelo della domenica – oggi ci ricorda che l’attesa della beatitudine eterna non ci dispensa dall’impegno di rendere più giusto e più abitabile il mondo. Anzi, proprio questa nostra speranza di possedere il Regno nell’eternità ci spinge a operare per migliorare le condizioni della vita terrena, specialmente dei fratelli più deboli. La Vergine Maria ci aiuti a essere persone e comunità non appiattite sul presente, o, peggio, nostalgiche del passato, ma protese verso il futuro di Dio, verso l’incontro con Lui, nostra vita e nostra speranza». D’altronde, aveva ricordato poco prima, «il discepolo è colui che attende il Signore e il suo Regno».

Al termine della recita dell’Angelus il Papa ha poi salutato «romani e pellegrini di vari Paesi»: «Si vedono parecchie bandiere! Oggi sono presenti diversi gruppi di ragazzi e giovani. Vi saluto con grande affetto! In particolare, il gruppo della pastorale giovanile di Verona; i giovani di Padova, Sandrigo e Brembilla; il gruppo dei ragazzi di Fasta, venuti dall’Argentina. Come pure gli adolescenti di Campogalliano e San Matteo della Decima, venuti a Roma per svolgere un servizio di volontariato in centri di accoglienza. Saluto anche i fedeli di Sforzatica, diocesi di Bergamo». A tutti l’invito: «Per favore, non dimenticatevi di pregare per me».