Vita Chiesa

Papa Francesco, Angelus: «Malati via privilegiata per incontrare Cristo»

Lo ha detto ieri mattina all’Angelus Papa Francesco che ha benedetto, tra le iniziative della Giornata, la Veglia che si terrà a Roma domani sera. Un pensiero e una preghiera anche per il presidente del Pontificio Consiglio per la pastorale della salute, monsignor Zygmunt Zimowski, che «è molto ammalato in Polonia». Venuto sulla terra per annunciare e realizzare la salvezza di tutto l’uomo e di tutti gli uomini, «Gesù mostra una particolare predilezione per coloro che sono feriti nel corpo e nello spirito: i poveri, i peccatori, gli indemoniati, i malati, gli emarginati. Egli così si rivela medico sia delle anime sia dei corpi, buon Samaritano dell’uomo». Ma «l’opera salvifica di Cristo non si esaurisce con la sua persona e nell’arco della sua vita terrena; essa continua mediante la Chiesa, sacramento dell’amore e della tenerezza di Dio per gli uomini. Inviando in missione i suoi discepoli, Gesù conferisce loro un duplice mandato: annunziare il Vangelo della salvezza e guarire gli infermi».

Fedele a questo insegnamento, «la Chiesa ha sempre considerato l’assistenza agli infermi parte integrante della sua missione». La Chiesa continuamente trova poveri e sofferenti «sulla sua strada, considerando le persone malate come una via privilegiata per incontrare Cristo, per accoglierlo e per servirlo. Curare un ammalato, accoglierlo, servirlo, è servire Cristo: il malato è la carne di Cristo», ha sottolineato Francesco. Questo avviene» anche nel nostro tempo, quando, nonostante le molteplici acquisizioni della scienza, la sofferenza interiore e fisica delle persone suscita forti interrogativi sul senso della malattia e del dolore e sul perché della morte». Si tratta di «domande esistenziali», alle quali «l’azione pastorale della Chiesa deve rispondere alla luce della fede, avendo davanti agli occhi il Crocifisso, nel quale appare tutto il mistero salvifico di Dio Padre, che per amore degli uomini non ha risparmiato il proprio Figlio». Pertanto, «ciascuno di noi è chiamato a portare la luce della Parola di Dio e la forza della grazia a coloro che soffrono e a quanti li assistono, familiari, medici, infermieri, perché il servizio al malato sia compiuto sempre più con umanità, con dedizione generosa, con amore evangelico, con tenerezza. La Chiesa madre, tramite le nostre mani, accarezza le nostre sofferenze e cura le nostre ferite, e lo fa con tenerezza di madre».

«Una piaga indegna di una società civile». Così, ieri mattina, dopo l’Angelus, Papa Francesco ha definito la tratta di esseri umani, nella «memoria liturgica di santa Giuseppina Bakhita, la suora sudanese che da bambina fece la drammatica esperienza di essere vittima della tratta», giorno in cui «le Unioni delle Superiore e dei Superiori Generali degli Istituti religiosi hanno promosso la Giornata di preghiera e riflessione contro la tratta di persone». Il Pontefice ha incoraggiato «quanti sono impegnati ad aiutare uomini, donne e bambini schiavizzati, sfruttati, abusati come strumenti di lavoro o di piacere e spesso torturati e mutilati» ed ha auspicato che «quanti hanno responsabilità di governo si adoperino con decisione a rimuovere le cause di questa vergognosa piaga vergognosa, una piaga indegna di una società civile». «Ognuno di noi – ha esortato il Santo Padre – si senta impegnato ad essere voce di questi nostri fratelli e sorelle, umiliati nella loro dignità». Il Papa ha, infine, invitato a pregare «tutti insieme la Madonna, per loro e per i loro familiari» con un’Ave Maria.