Vita Chiesa

Papa Francesco, Angelus: occorre «operare un netto rifiuto di mentalità mondana»

«Annunciando che dovrà soffrire ed essere messo a morte per poi risorgere – ha sottolineato il Pontefice -, Gesù vuol far comprendere a coloro che lo seguono che Lui è un Messia umile e servitore. È il Servo obbediente alla parola e alla volontà del Padre, fino al sacrificio completo della propria vita». Per questo, «rivolgendosi a tutta la folla che era lì, dichiara che chi vuole essere suo discepolo deve accettare di essere servo, come Lui si è fatto servo, e avverte: ‘Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi sé stesso, prenda la sua croce e mi segua’». Mettersi alla sequela di Gesù, ha spiegato il Santo Padre, «significa prendere la propria croce – tutti l’abbiamo… – per accompagnarlo nel suo cammino, un cammino scomodo che non è quello del successo, della gloria passeggera, ma quello che conduce alla vera libertà, quella che ci libera dall’egoismo e dal peccato».

«Si tratta – ha osservato Francesco – di operare un netto rifiuto di quella mentalità mondana che pone il proprio ‘io’ e i propri interessi al centro dell’esistenza: questo non è ciò che Gesù vuole da noi!». Invece, ha chiarito, «Gesù ci invita a perdere la propria vita per Lui, per il Vangelo, per riceverla rinnovata, realizzata e autentica. Siamo certi, grazie a Gesù, che questa strada conduce alla fine alla risurrezione, alla vita piena e definitiva con Dio. Decidere di seguire Lui, il nostro Maestro e Signore che si è fatto Servo di tutti, esige di camminare dietro a Lui e di ascoltarlo attentamente nella sua Parola – ricordatevi: leggere tutti i giorni un passo del Vangelo – e nei Sacramenti». Rivolgendosi ai giovani, ragazzi e ragazze, presenti in piazza, il Papa ha domandato: «Avete sentito la voglia di seguire Gesù più da vicino? Pensate. Pregate. E lasciate che il Signore vi parli». E ha concluso: «La Vergine Maria, che ha seguito Gesù fino al Calvario, ci aiuti a purificare sempre la nostra fede da false immagini di Dio, per aderire pienamente a Cristo e al suo Vangelo».

Il ricordo del beato Daswa. «Nella sua vita dimostrò sempre grande coerenza, assumendo coraggiosamente atteggiamenti cristiani e rifiutando abitudini mondane e pagane». Così Papa Francesco ha ricordato, ieri dopo l’Angelus, la beatificazione, in Sudafrica, di Samuel Benedict Daswa, padre di famiglia, ucciso nel 1990 «per la sua fedeltà al Vangelo». «La sua testimonianza – ha aggiunto – aiuti specialmente le famiglie a diffondere la verità e la carità di Cristo. E la sua testimonianza si unisce alla testimonianza di tanti fratelli e sorelle nostre, giovani, anziani, ragazzi, bambini, perseguitati, cacciati via, uccisi per confessare Gesù Cristo. Tutti questi martiri, Samuel Benedict Daswa e tutti loro, ringraziamo per la loro testimonianza e chiediamo loro di intercedere per noi».

Un saluto agli «insegnanti precari venuti dalla Sardegna»: lo ha rivolto, ieri mattina, dopo l’Angelus, Papa Francesco, auspicando che «i problemi del mondo del lavoro siano affrontati tenendo concretamente conto della famiglia e delle sue esigenze». Nei saluti il Pontefice ha ricordato anche i fedeli della diocesi di Friburgo, l’associazione «L’Albero di Zaccheo» di Aosta, i fedeli di Corte Franca e Orzinuovi, l’Azione Cattolica Ragazzi di Alpago e il gruppo di motociclisti di Ravenna.