Vita Chiesa

Papa Francesco: Angelus, «tutto passa, solo il Signore rimane come luce che guida»

«La nostra meta finale è l’incontro con il Signore risorto», ha evidenziato, prima di domandare: «Quanti di voi pensano a questo? Ci sarà un giorno in cui io incontrerò faccia a faccia il Signore. È questa la nostra meta: questo incontro. Noi non attendiamo un tempo o un luogo, ma andiamo incontro a una persona: Gesù». Pertanto, «il problema non è ‘quando’ accadranno i segni premonitori degli ultimi tempi, ma il farsi trovare pronti all’incontro. E non si tratta nemmeno di sapere ‘come’ avverranno queste cose, ma ‘come’ dobbiamo comportarci, oggi, nell’attesa di esse». Per il Pontefice, «siamo chiamati a vivere il presente, costruendo il nostro futuro con serenità e fiducia in Dio», dunque, «la prospettiva della fine non ci distoglie dalla vita presente, ma ci fa guardare ai nostri giorni in un’ottica di speranza». È «quella virtù tanto difficile da vivere: la speranza, la più piccola delle virtù, ma la più forte. E la nostra speranza ha un volto: il volto del Signore risorto». «Il trionfo di Gesù alla fine dei tempi – ha chiarito – sarà il trionfo della Croce, la dimostrazione che il sacrificio di sé stessi per amore del prossimo, ad imitazione di Cristo, è l’unica potenza vittoriosa e l’unico punto fermo in mezzo agli sconvolgimenti e alle tragedie del mondo».

«Il Signore Gesù non è solo il punto di arrivo del pellegrinaggio terreno, ma è una presenza costante nella nostra vita: è sempre accanto a noi, ci accompagna sempre; per questo quando parla del futuro, e ci proietta verso di esso, è sempre per ricondurci al presente», ha sottolineato Papa Francesco all’Angelus. «Egli – ha affermato – si pone contro i falsi profeti, contro i veggenti che prevedono vicina la fine del mondo, e contro il fatalismo. Lui è accanto, cammina con noi, ci vuole bene. Vuole sottrarre i suoi discepoli di ogni epoca alla curiosità per le date, le previsioni, gli oroscopi, e concentra la nostra attenzione sull’oggi della storia». «Io – ha aggiunto – avrei voglia di domandarvi – ma non rispondete, ognuno risponda dentro -: quanti di voi leggono l’oroscopo del giorno? Ognuno risponda. E quando ti viene voglia di leggere l’oroscopo, guarda a Gesù, che è con te. È meglio, ti farà meglio. Questa presenza di Gesù ci richiama all’attesa e alla vigilanza, che escludono tanto l’impazienza quanto l’assopimento, tanto le fughe in avanti quanto il rimanere imprigionati nel tempo attuale e nella mondanità». Anche «ai nostri giorni – ha osservato il Santo Padre – non mancano calamità naturali e morali, e nemmeno avversità e traversie di ogni genere. Tutto passa – ci ricorda il Signore –; soltanto Lui, la sua Parola rimane come luce che guida, e rinfranca i nostri passi e ci perdona sempre, perché è accanto a noi. Soltanto è necessario guardarlo e ci cambia il cuore».

«Parroco generoso e zelante nella catechesi e nell’amministrazione dei sacramenti, si distinse soprattutto per la sua grande umiltà. Possa la sua straordinaria testimonianza essere di modello per tanti sacerdoti, chiamati ad essere umili servitori del popolo di Dio». Così, ieri mattina, dopo l’Angelus, Papa Francesco ha ricordato che sabato scorso «a Três Pontas, nello Stato di Minas Gerais in Brasile, è stato proclamato beato don Francisco de Paula Victor, sacerdote brasiliano di origine africana, figlio di una schiava». Nei saluti, ha citato, in particolare, i pellegrini provenienti da Granada, Málaga, Valencia e Murcia (Spagna), San Salvador e Malta; l’associazione «Accompagnatori Santuari Mariani nel Mondo» e l’Istituto secolare «Cristo Re».