Vita Chiesa

Papa Francesco: «Benedetto XVI un rivoluzionario»; «ultraconservatori dicono sempre no»

«Un rivoluzionario», lo definisce Papa Bergoglio: «La sua generosità è stata impareggiabile. La sua rinuncia, che rese palesi tutti i problemi della Chiesa, non ha avuto nulla a che fare con questioni personali. È stato un atto di governo. Il suo ultimo atto di governo». Riguardo allo stato di salute del Papa emerito, Francesco sottolinea: «Ha problemi per muoversi, ma la sua mente e la sua memoria sono intatte, perfette».

Nessun problema con Macrì. Nell’intervista rilasciata al quotidiano argentino La Nacion, il Papa affronta temi specifici del suo Paese d’origine, ribadendo di non avere «alcun problema con il presidente Macri». «Non mi piacciono i conflitti», spiega: «Macri mi sembra una persona di buona famiglia, una persona nobile». Ricorda, poi, di aver avuto qualche confronto con lui in passato, ma si è trattato di «una sola volta, a Buenos Aires», durante i sei anni in cui Macri è stato a capo del governo della città e Bergoglio ne è stato arcivescovo. «Una sola volta in tanto tempo è una media molto bassa», sottolinea il Papa. Altri problemi, aggiunge, «sono stati discussi e risolti in privato e questo accordo di riservatezza è stato rispettato da entrambi». «Non ho alcun rimprovero personale da fare al presidente Macri», ribadisce. Il Papa risponde, poi, a una domanda sull’udienza concessa ad Hebe de Bonafini, leader del ramo più intransigente delle Madri di Plaza de Mayo, che in passato ha criticato Francesco accusandolo, falsamente, di aver collaborato con il regime militare. La donna si è poi ricreduta ed ha ammesso pubblicamente di aver sbagliato. L’udienza concessale «è stato un gesto di perdono – spiega Francesco –. Lei mi ha chiesto perdono ed io non glielo ho negato», perché il perdono «non si nega a nessuno». «È una donna – aggiunge – alla quale hanno ucciso due figli. Ed io mi inchino, mi inginocchio davanti a tanta sofferenza. Non importa ciò che ha detto di me. Ed io so che ha detto cose orribili, in passato».

L’unico portavoce del Papa è la Sala stampa vaticana. «Non ci sono altri portavoce ufficiali, né in Argentina, né in altri Paesi. Lo ripeto: la Sala Stampa del Vaticano è l’unica portavoce del Papa». Ha risposto così il Papa a una domanda sulle Scholas Occurrentes, la Fondazione privata, riconosciuta dalla Santa Sede, nata a Buenos Aires oltre 15 anni fa per impulso dell’allora arcivescovo Bergoglio ed impegnata nella formazione dei giovani. Recentemente, il Pontefice ha invitato i responsabili dell’organismo a non accettare una donazione in denaro da parte del governo. Ma non si è trattato di una decisione «contro il governo di Macri», sottolinea il Papa: «Questa interpretazione è assolutamente sbagliata. Non alludevo in alcun modo al governo. Ho solo detto ai responsabili delle Scholas, con affetto, ciò che potesse aiutarli ad evitare eventuali errori nella gestione della Fondazione». «Continuo a credere – spiega infatti il Papa – che non abbiamo il diritto di chiedere soldi al governo argentino che ha tanti problemi sociali da risolvere».

«Loro fanno il proprio lavoro e io faccio il mio». Con queste parole il Papa ha risposto a una domanda sugli «ultraconservatori della Chiesa», nell’intervista a La Nacion. «Io desidero una Chiesa aperta, comprensiva, che accompagni le famiglie ferite», ha ribadito: «Loro dicono no a tutto. Io continuo dritto per la mia strada, senza guardare di lato. Non taglio teste. Non mi è mai piaciuto farlo. Lo ribadisco: rifiuto il conflitto». «I chiodi – ha infine spiegato – si rimuovono facendo pressione verso l’alto. Oppure si lasciano da parte per il riposo, quando arriva l’età del pensionamento».