Vita Chiesa

Papa Francesco: «Ipocrita chi si scandalizza e poi collabora nelle schiavitù»

«Perché?», ha proseguito Francesco: «Perché tocca da vicino le nostre coscienze,  perché è scabroso, perché ci fa vergognare. C’è poi chi, pur conoscendolo, non ne vuole parlare perché si trova alla fine della ‘filiera del consumo’». «Ci vuole coraggio ed onestà»,  ha ammonito il Papa, che poi ha proseguito a braccio: «A un Paese che fa o permette la tratta, non  piace che questo venga alla luce, perché si vergognerebbe tanto, e così copre. Ci sono degli imprenditori che affittano ragazzi per il lavoro schiavo, o li prendono, e ci sono dei consumatori che vanno dalle ragazze non libere, schiave: quando tornano alla casa del padrone, del capomafia, devono pagare tanto quel giorno».  

«Ci sono degli ipocriti che si scandalizzano, questa è una vergogna, ma poi collaborano nel lavoro schiavo, permettono il lavoro schiavo, collaborano nella schiavitù delle ragazze», il monito del Papa: «Questo è terribile: l’ipocrisia delle persone, l’ipocrisia sociale. Gesù nel Vangelo condanna questa ipocrisia fortemente. Tante volte diceva ai dirigenti: ipocriti, ipocriti. La doppia faccia della gente impedisce un po’ una lotta contro questo». I giovani, invece, «non hanno nulla da perdere, normalmente dicono quello che gli viene in bocca, dicono cose che mettono in difficoltà i grandi, come i bambini, dicono sempre la verità, e tante volte fanno passare vergogna ai genitori perché dicono cose che sentono a casa». «Da parte mia – ha garantito Francesco –  non ho mai perso occasione per denunciare apertamente la  tratta come un crimine contro l’umanità. E’ una vera forma di schiavitù, purtroppo sempre più  diffusa, che riguarda ogni Paese, anche i più sviluppati, e che tocca le persone più vulnerabili della  società: le donne e le ragazze, i bambini e le bambine, i disabili, i più poveri, chi proviene da  situazioni di disgregazione familiare e sociale». «Occorre una presa di responsabilità comune e una più decisa volontà  politica per riuscire a vincere su questo fronte», ha ribadito il Papa.

«Non abbiate paura di incontrare i migranti, fateli entrare nel vostro cuore». È il consiglio dato dal Papa ai giovani, rispondendo alle loro domande, nel corso dell’udienza concessa oggi ai partecipanti alla Giornata mondiale di riflessione sulla tratta delle persone. «L’incontro con l’altro porta naturalmente a un cambiamento, ma non bisogna avere paura di questo cambiamento. Sarà sempre per il meglio», ha assicurato Francesco: «La Chiesa deve promuovere e creare spazi di incontro, per questo motivo ho chiesto di aprire le parrocchie all’accoglienza», ha spiegato il Papa: «Bisogna riconoscere il grande impegno in risposta al mio appello, grazie! Chiedo a voi qui presenti oggi di operare a favore dell’apertura all’altro, soprattutto quando è ferito nella propria dignità. Fatevi promotori di iniziative che le vostre parrocchie possano ospitare. Aiutate la Chiesa a creare spazi di condivisione di esperienze e integrazione di fede e di vita». «Anche i social network rappresentano, soprattutto per i ragazzi, un’opportunità di incontro che può apparire sconfinata», ha riconosciuto il Papa. «Puoi usare la rete per cose buone o puoi usarla nella pornografia», ha proseguito a braccio: «La scelta è nel cuore. Se scegli male, stai attento, il risultato sarà molto brutto. Il tuo cuore diventerà liquido, portato per l’aria e per il vento, e non consistente. L’ambiente comunicativo può aiutarci a crescere o, al contrario, a disorientarci».

I giovani vittime di tratta sono supporto per le nuove vittime. «Tutti coloro che sono stati vittime di tratta sono fonte inesauribile di supporto per le nuove vittime e importantissime risorse informative per salvare molti altri giovani». Ne è convinto il Papa, che nell’udienza ai partecipanti alla Giornata mondiale contro la tratta ha affermato che «i giovani che hanno incontrato la criminalità organizzata possono giocare un ruolo chiave nel descriverne i pericoli». «Per i giovani è fondamentale costruire passo dopo passo la propria identità e avere un punto di riferimento, un faro-guida», ha detto Francesco, ricordando che «la Chiesa da sempre vuole essere al fianco delle persone che soffrono, in particolare dei bambini e dei giovani, proteggendoli e promuovendo il loro sviluppo umano integrale. I minori sono spesso ‘invisibili’, soggetti a pericoli e minacce, soli e manipolabili; vogliamo, anche nelle realtà più precarie, essere il vostro faro di speranza e supporto, perché Dio è sempre con voi».

Educazione e lavoro come antidoti. «Quando i Paesi sono in preda a povertà estrema, violenza e corruzione, l’economia, il quadro normativo e le infrastrutture di base sono inefficienti e non riescono a garantire sicurezza, beni e diritti essenziali», ha detto ancora il Papa, che ha poi spiegato come «in tali contesti, gli autori di questi crimini agiscono impunemente. Si infilano nella società che ha tanti problemi di povertà estrema e agiscono impunemente. La criminalità organizzata e il traffico illegale di droghe e di esseri umani scelgono le prede tra le persone che oggi hanno scarsi mezzi di sussistenza e ancor meno speranze per il domani. È una grande parte della società che è in questa situazione, e i criminali vanno lì a prendere, a ingannare». «L’educazione e il lavoro»: sono questi, per Francesco, gli antidoti alla tratta di esseri umani. «Pensate alla fine dell’Ottocento, al Piemonte, a don Bosco», l’esempio scelto dal Papa a braccio: «Aveva visto i ragazzi sulla strada senza educazione, senza lavoro. Ha fatto gli oratori, le scuole, ha insegnato i mestieri per dare loro lavoro. Questa è la strada: l’educazione». «L’educazione è oggi il nome della pace», ha proseguito Francesco sempre fuori testo: «Educazione è anche il nome dello sviluppo. Mai bambini senza educazione, questo è il primo passo. Altrimenti, saranno schiavi». No, allora, alla «cultura dello scarto», ma anche al bullismo, «l’aggressività contro quello che considero disprezzabile e scartabile». «Nelle vostre scuole», con il bullismo «comincia il male», il grido d’allarme del Papa ancora a braccio: «Questa aggressività che uccide è alla base di tutti questi problemi. Noi respiriamo quest’aria, si capisce che si facilita con questo il mondo della schiavitù, della tratta».

«Partecipate all’incontro pre-sinodale». Si è concluso con un appello a chiedere di partecipare all’incontro pre-sinodale del Sinodo dei giovani, il 19 marzo, il dialogo domanda-risposta del Papa, con i partecipanti alla Giornata mondiale contro la tratta. «Desidero, per coloro che sono i testimoni reali dei rischi della tratta nei propri Paesi di origine, che possano trovare nel Sinodo un luogo per esprimere sé stessi, da cui richiamare la Chiesa all’azione». Francesco ha chiesto direttamente ai giovani di «chiamare» i responsabili della segreteria del Sinodo per poter partecipare all’incontro, cui parteciperanno circa 350 persone, mentre al Sinodo di ottobre, «che è il Sinodo dei vescovi, sono invitati dieci-dodici giovani», ha precisato il Papa. «Chiamali da parte mia, così mi faciliti un po’ il lavoro», ha detto Francesco alla ragazza che gli ha rivolto la domanda. «È mio grande desiderio che giovani rappresentanti delle periferie siano protagonisti di questo Sinodo, tramite l’incontro pre-sinodale», le parole del Papa: «Auspico che possano vedere il Sinodo come un luogo per lanciare un messaggio ai governanti dei Paesi di provenienza e di arrivo per richiedere protezione e sostegno». «Mi auguro che questi giovani lancino un messaggio globale per una mobilitazione giovanile mondiale», l’auspicio di Francesco. «La Chiesa cattolica – ha assicurato – intende intervenire in ogni fase della tratta degli esseri umani: vuole proteggerli dall’inganno e dall’adescamento; vuole trovarli e liberarli quando vengono trasportati e ridotti in schiavitù; vuole assisterli una volta liberati. Spesso le persone che sono state intrappolate e maltrattate perdono la capacità di fidarsi degli altri, e la Chiesa risulta essere spesso l’ultima ancora di salvezza».