Vita Chiesa

Papa Francesco: Messa Crismale, «la verità non può esser rigida, perché si è fatta carne»

Primo monito ai sacerdoti, che oggi rinnovano le loro promesse: l’attenzione ai particolari, perché «sono proprio i particolari più piccoli – tutti lo abbiamo sperimentato – quelli che meglio contengono e comunicano la gioia: il particolare di chi fa un piccolo passo in più e fa sì che la misericordia trabocchi nelle terre di nessuno; il particolare di chi si decide a concretizzare e fissa giorno e ora dell’incontro; il particolare di chi lascia, con mite disponibilità, che usino il suo tempo». Il lieto Annuncio può sembrare semplicemente un altro modo di dire «Vangelo», come «buona novella», o «buona notizia». «Che nessuno cerchi di separare queste tre grazie del Vangelo: la sua verità – non negoziabile –, la sua misericordia – incondizionata con tutti i peccatori – e la sua gioia – intima e inclusiva», il monito di Francesco. «Mai la verità del lieto annuncio potrà essere solo una verità astratta, di quelle che non si incarnano pienamente nella vita delle persone perché si sentono più comode nella lettera stampata dei libri», il primo imperativo. «Mai la misericordia del lieto annuncio potrà essere una falsa commiserazione, che lascia il peccatore nella sua miseria perché non gli dà la mano per alzarsi in piedi e non lo accompagna a fare un passo avanti nel suo impegno», il secondo. «Mai potrà essere triste o neutro l’annuncio, perché è espressione di una gioia interamente personale: la gioia di un Padre che non vuole che si perda nessuno dei suoi piccoli», il terzo: «La gioia di Gesù nel vedere che i poveri sono evangelizzati e che i piccoli vanno ad evangelizzare».

«Superare la tentazione della paura: quel non avere il coraggio di farsi riempire fino all’orlo, quella pusillanimità di non andare a contagiare di gioia gli altri». È l’invito rivolto dal Papa ai sacerdoti, sull’esempio di Maria a Cana. «Le gioie del Vangelo – sono molte e diverse, a seconda di come lo Spirito vuole comunicare in ogni epoca, ad ogni persona in ogni cultura particolare – sono gioie speciali», ha affermato Francesco nell’omelia: «Vanno messe in otri nuovi», in cui «il lieto annuncio si conserva bene, non diventa aceto e si versa in abbondanza». Come le anfore di pietra delle nozze di Cana, che Maria ordina di riempire fino all’orlo. «Immagino che qualcuno dei servitori avrà guardato Maria per vedere se così era sufficiente e ci sarà stato un gesto con cui lei avrà detto di aggiungere un secchio in più», le parole del Papa per spigare che «Maria è l’otre nuovo della pienezza contagiosa». «Senza la Madonna non possiamo andare avanti nel nostro sacerdozio», ha aggiunto a braccio. «La sua pienezza contagiosa ci permette di superare la tentazione della paura», ha assicurato Francesco: «Quel non avere il coraggio di farsi riempire fino all’orlo, quella pusillanimità di non andare a contagiare di gioia gli altri».

La seconda icona del lieto annuncio – ha proseguito il Papa – «è quella brocca che – con il suo mestolo di legno – nel pieno sole del mezzogiorno, portava sulla testa la Samaritana».  Un’ icona che «esprime bene una questione essenziale: quella della concretezza». L’esempio additato ai sacerdoti, nell’omelia della Messa Crismale, è quello della Samaritana. «Il Signore, che è la Fonte dell’Acqua viva, non aveva un mezzo per attingere l’acqua e bere qualche sorso», ha raccontato Francesco a proposito dell’episodio evangelico: «E la Samaritana prese dell’acqua dalla sua brocca con il mestolo e saziò la sete del Signore. E la saziò ancora di più con la confessione dei suoi peccati concreti. Scuotendo l’otre di quell’anima samaritana, traboccante di misericordia, lo Spirito Santo si versò in tutti gli abitanti di quel piccolo paese, che invitarono il Signore a fermarsi in mezzo a loro». Una «concretezza inclusiva», questa, presente anche «nell’anima ‘samaritana’ che è stata Madre Teresa di Calcutta», ha fatto notare il Papa: «Lui la chiamò e le disse: ‘Ho sete. Piccola mia, vieni, portami nei buchi dei poveri. Vieni, sii mia luce. Non posso andare da solo. Non mi conoscono, per questo non mi vogliono. Portami da loro’. E lei, cominciando da uno concreto, con il suo sorriso e il suo modo di toccare con le mani le ferite, ha portato il lieto annuncio a tutti». «Il modo di toccare le ferite», ha ripetuto Francesco a braccio: «Le carezze sacerdotali, ai malati, ai carcerati. Il sacerdote è l’uomo della tenerezza».

La terza icona del lieto annuncio – ha detto il Papa nella parte finale dell’omelia – è «l’otre immenso del cuore trafitto del Signore: integrità mite, umile e povera, che attira tutti a sé». «Da Lui dobbiamo imparare che annunciare una grande gioia a coloro che sono molto poveri non si può fare se non in modo rispettoso e umile fino all’umiliazione», ha proseguito Francesco. «Non può essere presuntuosa l’evangelizzazione. Non può essere rigida l’integrità della verità», ha ammonito. «Perché la verità si è fatta carne – ha proseguito a braccio – si è fatta tenerezza, si è fatta bambino, si è fatta uomo, si è fatta peccato in croce». «Concreta, attenta e umile: così l’evangelizzazione sarà gioiosa», ha raccomandato il Papa ancora una volta a braccio. «Lo Spirito annuncia e insegna tutta la verità e non teme di farla bere a sorsi», ha spiegato sulla scorta del Vangelo: «Lo Spirito ci dice in ogni momento quello che dobbiamo dire ai nostri avversari e illumina il piccolo passo avanti che in quel momento possiamo fare». «Questa mite integrità dà gioia ai poveri, rianima i peccatori, fa respirare coloro che sono oppressi dal demonio», ha assicurato Francesco, esortando i sacerdoti ad avere «la pienezza contagiosa che la Madonna trasmette con tutto il suo essere, la concretezza inclusiva dell’annuncio della Samaritana e l’integrità mite con cui lo Spirito sgorga e si effonde, incessantemente, dal Cuore trafitto di Gesù nostro Signore».