Vita Chiesa

Papa Francesco, Messa: Dio ci ha dato il «dna» di figli e affidato il compito di custodire la terra

«E quando uno fa un figlio, non può andare indietro», ha proseguito Francesco: «Il figlio è fatto, è lì. E che gli assomigli tanto o poco assomiglia al padre, alle volte no, ma è figlio; ha ricevuto l’identità. E se il figlio diventa buono, il padre è orgoglioso di quel figlio, no?, ‘ma guarda che bravo!’. E se è un po’ bruttino, ma, il padre dice: ‘È bello!’, perché il padre è così. Sempre. E se è cattivo, il padre lo giustifica, lo aspetta …, Gesù ci ha insegnato come un padre sa aspettare i figli. Ci ha dato questa identità di figlio: uomo e donna; dobbiamo aggiungere: figli. Siamo ‘come dei’, perché siamo figli di Dio».

Il secondo dono di Dio nella Creazione è, per Francesco, un «compito»: «ci ha dato tutta la terra», da «dominare» e «soggiogare», come recita la Genesi. È dunque una «regalità» quella donata all’uomo, ha commentato il Papa, perchè Dio non lo vuole «schiavo» bensì «signore»,» re», ma con un compito: «Come Lui ha lavorato nella Creazione, ha dato a noi il lavoro, ha dato il lavoro di portare avanti il Creato. Non di distruggerlo; ma di farlo crescere, di curarlo, di custodirlo e farlo portare avanti. Ha dato tutto. È curioso, penso io: ma non ci ha dato i soldi. Abbiamo tutto. I soldi chi li ha dati? Non lo so. Dicono le nonne, che il diavolo entra dalle tasche: può essere … possiamo pensare a chi ha dato i soldi … Ha dato tutto il Creato per custodirlo e portarlo avanti: questo è il dono. E finalmente, ‘ Dio creò l’uomo a Sua immagine, maschio e femmina li creò’ ».

Il terzo e ultimo dono che, ripercorrendo il racconto della Genesi, il Papa ha esaltato è l’amore, a partire da quello che unisce l’uomo alla donna. «Maschio e femmina li creò. Non è buono che l’uomo viva da solo. E ha fatto la compagna», ha spiegato il Papa rifacendosi alla liturgia di oggi. Dio-amore dà all’uomo dunque l’amore e un «dialogo di amore» deve essere stato il primo tra uomo e donna, ha immaginato Francesco, chiedendo «la grazia di custodire questa identità di figli, di lavorare sul dono che ci ha dato e portare avanti con il nostro lavoro questo dono, e la grazia di imparare ogni giorno ad amare di più».