Vita Chiesa

Papa Francesco, Messa: «Fatima è «manto di luce che ci copre»

Interminabile a vista d’occhio, anche oggi, la folla di fedeli venuti da ogni parte del mondo e radunatisi sulla spianata antistante al Santuario, ieri sera illuminato da centinaia di migliaia di candele accese. Per prima cosa Francesco ha citato le parole del veggente di Patmos nell’Apocalisse – «apparve nel cielo una donna vestita di sole», in procinto di dare alla luce un figlio – e poi i veggenti di Fatima: «Una ‘Signora tanto bella’, commentavano tra di loro sulla strada di casa, in quel benedetto giorno 13 maggio di cento anni fa». E, alla sera, Giacinta non riuscì a trattenersi e svelò il segreto alla mamma: «Oggi ho visto la Madonna».

«Essi avevano visto la Madre del cielo», ha commentato Francesco: «Nella scia che seguivano i loro occhi, si sono protesi gli occhi di molti, ma… questi non l’hanno vista». «La Vergine Madre non è venuta qui perché noi la vedessimo», ha spiegato il Papa: «Per questo avremo tutta l’eternità, beninteso se andremo in Cielo». «Ma Ella, presagendo e avvertendoci sul rischio dell’inferno a cui conduce una vita – spesso proposta e imposta – senza Dio e che profana Dio nelle sue creature, è venuta a ricordarci la Luce di Dio che dimora in noi e ci copre», ha commentato. «Secondo le parole di Lucia, i tre privilegiati si trovavano dentro la Luce di Dio che irradiava dalla Madonna» – ha ricordato Francesco – che «li avvolgeva nel manto di luce che Dio le aveva dato». «Secondo il credere e il sentire di molti pellegrini, se non proprio di tutti – la testimonianza del Papa – Fatima è soprattutto questo manto di luce che ci copre, qui come in qualsiasi altro luogo della terra quando ci rifugiamo sotto la protezione della Vergine Madre per chiederle, come insegna la Salve Regina, ‘mostraci Gesù’».

«Abbiamo una Madre. Aggrappati a lei come dei figli, viviamo della speranza che poggia su Gesù», è l’invito del Papa nell’omelia. «Quando Gesù è salito al cielo, ha portato accanto al Padre celeste l’umanità – la nostra umanità – che aveva assunto nel grembo della Vergine Madre, e mai più la lascerà», ha spiegato Francesco: «Come un’ancora, fissiamo la nostra speranza in quella umanità collocata nel cielo alla destra del Padre. Questa speranza sia la leva della vita di tutti noi! Una speranza che ci sostiene sempre, fino all’ultimo respiro», l’esortazione. «Forti di questa speranza – ha proseguito Francesco – ci siamo radunati qui per ringraziare delle innumerevoli benedizioni che il cielo ha concesso lungo questi cento anni, passati sotto quel manto di luce che la Madonna, a partire da questo Portogallo ricco di speranza, ha esteso sopra i quattro angoli della terra». «Come esempi, abbiamo davanti agli occhi san Francesco Marto e santa Giacinta, che la Vergine Maria ha introdotto nel mare immenso della luce di Dio portandoli ad adorarlo», ha detto il Papa citando per la prima volta, nell’omelia, i due pastorelli che oggi vengono annoverati nell’albo dei santi, primi due Santi bambini non martiri della storia della Chiesa. «Da ciò veniva loro la forza per superare le contrarietà e le sofferenze», ha spiegato Francesco: «La presenza divina divenne costante nella loro vita, come chiaramente si manifesta nell’insistente preghiera per i peccatori e nel desiderio permanente di restare presso ‘Gesù Nascosto’ nel Tabernacolo».

«Grazie, fratelli e sorelle – ha detto ancora il Papa nell’omelia – di avermi accompagnato! Non potevo non venire qui per venerare la Vergine Madre e affidarle i suoi figli e figlie». «Sotto il suo manto non si perdono», ha assicurato Francesco: «Dalle sue braccia verrà la speranza e la pace di cui hanno bisogno e che io supplico per tutti i miei fratelli nel battesimo e in umanità, in particolare per i malati e i disabili, i detenuti e i disoccupati, i poveri e gli abbandonati». Subito prima, il Papa ha citato le memorie di suor Lucia, in cui quest’ultima dà la parola a Giacinta appena beneficiata da una visione: «Non vedi tante strade, tanti sentieri e campi pieni di persone che piangono per la fame e non hanno niente da mangiare? E il Santo Padre in una chiesa, davanti al Cuore Immacolato di Maria, in preghiera? E tanta gente in preghiera con lui?». Una visione che sembra evocare perfettamente la giornata di oggi. «Preghiamo Dio con la speranza che ci ascoltino gli uomini; e rivolgiamoci agli uomini con la certezza che ci soccorre Dio», l’invito del Papa.

«Non vogliamo essere una speranza abortita! La vita può sopravvivere solo grazie alla generosità di un’altra vita», ha esclamato il Papa, nella parte finale dell’omelia della Messa celebrata oggi al Santuario di Fatima per la canonizzazione di Francesco e Giacinata Marto. Dio «ci ha creati come una speranza per gli altri, una speranza reale e realizzabile secondo lo stato di vita di ciascuno», ha spiegato Francesco, che subito dopo ha citato una lettera scritta da suor Lucia, il 28 febbraio del 1943: «Nel chiedere ed esigere da ciascuno di noi l’adempimento dei doveri del proprio stato, il cielo mette in moto qui una vera e propria mobilitazione generale contro questa indifferenza che ci raggela il cuore e aggrava la nostra miopia». La logica da seguire è quella evangelica: «Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto». «Lo ha detto e lo ha fatto il Signore, che sempre ci precede», il commento del Papa: «Quando passiamo attraverso una croce, egli vi è già passato prima. Così non saliamo alla croce per trovare Gesù; ma è stato lui che si è umiliato ed è sceso fino alla croce per trovare noi e, in noi, vincere le tenebre del male e riportarci verso la luce». «Sotto la protezione di Maria, siamo nel mondo sentinelle del mattino che sanno contemplare il vero volto di Gesù Salvatore, quello che brilla a Pasqua, e riscoprire il volto giovane e bello della Chiesa, che risplende quando è missionaria, accogliente, libera, fedele, povera di mezzi e ricca di amore», ha concluso Francesco.