Vita Chiesa

Papa Francesco, Messa: «il Vangelo va annunciato in umiltà. La dedica a Papa Tawadros II

Il Papa ha ribadito la necessità per i cristiani di «uscire per annunciare», perché «il Vangelo è proclamato sempre in cammino, mai seduti, sempre in cammino». E, anche, «in questa uscita», ha aggiunto, «va la vita, si gioca la vita del predicatore. Lui non è al sicuro, non ci sono assicurazioni sulla vita per i predicatori. E se un predicatore cerca un’assicurazione sulla vita, non è un vero predicatore del Vangelo: non esce, rimane, sicuro. Primo: andate, uscite. Il Vangelo, l’annuncio di Gesù Cristo, si fa in uscita, sempre; in cammino, sempre. Sia in cammino fisico sia in cammino spirituale sia in cammino della sofferenza: pensiamo all’annuncio del Vangelo che fanno tanti malati – tanti malati! – che offrono i dolori per la Chiesa, per i cristiani. Ma sempre, escono da se stessi».

Ma come è «lo stile di questo annuncio», ha proseguito il Papa: «San Pietro, che è stato il maestro di Marco, è tanto chiaro nella descrizione di questo stile»: «Il Vangelo va annunciato in umiltà»; «non può essere annunciato con il potere umano, non può essere annunciato con lo spirito di arrampicare e andare su», «questo non è il Vangelo». Tutti sono dunque chiamati a rivestirsi di «umiltà gli uni verso gli altri», perché «Dio resiste ai superbi, ma dà grazia agli umili»: «E perché è necessaria questa umiltà? Proprio perché noi portiamo avanti un annuncio di umiliazione, di gloria, ma tramite l’umiliazione. E l’annuncio del Vangelo subisce la tentazione: la tentazione del potere, la tentazione della superbia, la tentazione delle mondanità, di tante mondanità che ci sono e ci portano a predicare o a recitare; perché non è predica un Vangelo annacquato, senza forza, un Vangelo senza Cristo crocifisso e risorto. L’annuncio del Vangelo, se è vero, subisce la tentazione». Se un cristiano sostiene di annunciare il Vangelo e di non essere «mai tentato», significa allora che «il diavolo non si preoccupa» perché «stiamo predicando una cosa che non serve». Per questo, ha ripreso, «sempre nella vera predicazione c’è qualcosa di tentazione e anche di persecuzione».

Il Papa ha sottolineato che, quando siamo nella sofferenza, sarà «il Signore a riprenderci, a dare la forza, perché questo è quello che Gesù ha promesso quando ha inviato gli Apostoli»: «Sarà il Signore a confortarci, a darci la forza per andare avanti, perché Lui agisce con noi se noi siamo fedeli all’annuncio del Vangelo, se noi usciamo da noi stessi per predicare Cristo crocifisso, scandalo e pazzia, e se noi facciamo questo con uno stile di umiltà, di vera umiltà. Che il Signore ci dia questa grazia, come battezzati, tutti, di prendere la strada dell’evangelizzazione con umiltà, con fiducia in Lui stesso, annunciando il vero Vangelo».

Nell’odierna festa di san Marco, fondatore della Chiesa di Alessandria d’Egitto, Papa Francesco ha voluto dedicare la Messa celebrata stamani a Casa Santa Marta al Patriarca dei copti Tawadros II e ai fedeli copti, che incontrerà fra tre giorni nell’atteso viaggio apostolico in Egitto. «Oggi – ha detto il Papa all’inizio della celebrazione, secondo quanto riferisce Radio Vaticana – è san Marco Evangelista, fondatore della Chiesa di Alessandria. Offro questa Messa per il mio fratello, Papa Tawadros II, Patriarca di Alessandria dei Copti, chiedendo la grazia che il Signore benedica le nostre due Chiese con l’abbondanza dello Spirito Santo».