Vita Chiesa

Papa Francesco, Messa: il pastore non è «attaccato al potere, ai soldi o alle cordate»

Il pastore può essere «solo, mendicante, vittima di accanimento, abbandonato», ma mai «amareggiato». Lo ha detto il Papa, nell’omelia della Messa celebrata oggi a Santa Marta, ricordando la vita del «grande Paolo» – «quello che ha sentito la voce del Signore, quello che è andato da una parte all’altra, che ha sofferto tante cose e tante prove per la predicazione del Vangelo, che ha fatto capire agli Apostoli che il Signore voleva che anche i Gentili entrassero nella Chiesa» – è finita «in quella stanzetta di una casa, qui a Roma, nella desolazione: non nel risentimento e nell’amarezza, ma con la desolazione interiore». Così è accaduto a Pietro e a Giovanni Battista – ha proseguito il Papa  – che «in cella, solo, angosciato», manda i suoi discepoli a chiedere a Gesù se sia lui il Messia e finisce con la testa tagliata per «il capriccio di una ballerina e la vendetta di una adultera». Così è accaduto a Massimiliano Kolbe, «che aveva fatto un movimento apostolico in tutto il mondo e tante cose grandi» ed è morto nella cella di un lager. «L’apostolo quando è fedele – ha spiegato Francesco – non si aspetta un’altra fine di quella di Gesù». Ma il Signore resta vicino, «non lo lascia e lì trova la sua forza». E «questa è la Legge del Vangelo: se il seme del grano non muore, non dà frutto».

«Quando il pastore vive così non è amareggiato», ha spiegato Francesco: «Forse ha desolazione, ma ha quella certezza che il Signore è accanto a lui. Ma quando il pastore, nella sua vita, si occupa di altre cose che non siano i fedeli – è per esempio attaccato al potere, è attaccato ai soldi, è attaccato alle cordate, è attaccato a tante cose – alla fine non sarà solo, forse ci saranno i nipoti, che aspetteranno che muoia per vedere cosa possono portare con loro». Infine, la preghiera «per  pastori che sono alla fine della loro vita e che stanno aspettando che il Signore li porti con Lui. E preghiamo perché il Signore dia loro la forza, la consolazione e la sicurezza che, benché si sentano malati e anche soli, il Signore è con loro, vicino a loro».