Vita Chiesa

Papa Francesco, Regina cæli: «A nessuno la Chiesa chiude la porta in faccia»

«La festa della Pentecoste ci fa rivivere gli inizi della Chiesa. Da questa effusione – ha ricordato Francesco – i discepoli vengono completamente trasformati: alla paura subentra il coraggio, la chiusura cede il posto all’annuncio e ogni dubbio viene scacciato dalla fede piena d’amore. È il ‘battesimo’ della Chiesa, che iniziava così il suo cammino nella storia, guidata dalla forza dello Spirito Santo». Quell’evento, che «cambia il cuore e la vita degli apostoli e degli altri discepoli, si ripercuote subito al di fuori del Cenacolo». Così «la prima comunità cristiana, non più ripiegata su se stessa, inizia a parlare alle folle di diversa provenienza delle grandi cose che Dio ha fatto, cioè della Risurrezione di Gesù, che era stato crocifisso. E ognuno dei presenti sente parlare i discepoli nella propria lingua». Dunque, «il dono dello Spirito ristabilisce l’armonia delle lingue che era andata perduta a Babele e prefigura la dimensione universale della missione degli apostoli. La Chiesa non nasce isolata, nasce universale, una, cattolica, con una identità precisa ma aperta a tutti, non chiusa, un’identità che abbraccia il mondo intero, senza escludere nessuno. A nessuno la madre Chiesa chiude la porta in faccia, a nessuno! Neppure al più peccatore, a nessuno! E questo per la forza, per la grazia dello Spirito Santo».

«La madre Chiesa apre, spalanca le sue porte a tutti perché è madre», ha sottolineato il Pontefice. «Lo Spirito Santo effuso a Pentecoste nel cuore dei discepoli è l’inizio di una nuova stagione – ha osservato -: la stagione della testimonianza e della fraternità. È una stagione che viene dall’alto, viene da Dio, come le fiamme di fuoco che si posarono sul capo di ogni discepolo. Era la fiamma dell’amore che brucia ogni asprezza; era la lingua del Vangelo che varca i confini posti dagli uomini e tocca i cuori della moltitudine, senza distinzione di lingua, razza o nazionalità». Come quel giorno di Pentecoste, ha proseguito Papa Francesco, «lo Spirito Santo è effuso continuamente anche oggi sulla Chiesa e su ciascuno di noi perché usciamo dalle nostre mediocrità e dalle nostre chiusure e comunichiamo al mondo intero l’amore misericordioso del Signore». Allora, «comunicare l’amore misericordioso del Signore: questa è la nostra missione! Anche a noi sono dati in dono la ‘lingua’ del Vangelo e il ‘fuoco’ dello Spirito Santo, perché mentre annunciamo Gesù risorto, vivo e presente in mezzo a noi, scaldiamo il nostro cuore e anche il cuore dei popoli avvicinandoli a Lui, via, verità e vita».

Preoccupazione per i profughi del Golfo del Bengala. «Continuo a seguire con viva preoccupazione e dolore nel cuore le vicende dei numerosi profughi nel Golfo del Bengala e nel mare di Andamane. Esprimo apprezzamento per gli sforzi compiuti da quei Paesi che hanno dato la loro disponibilità ad accogliere queste persone che stanno affrontando gravi sofferenze e pericoli. Incoraggio la comunità internazionale a fornire loro l’assistenza umanitaria». Lo ha dichiarato ieri mattina Papa Francesco, dopo la recita del Regina Cæli, facendo riferimento alle migliaia di persone che negli ultimi giorni si sono riversate sulle coste di Indonesia, Malaysia e Thailandia, proprio mentre tante altre di etnia Rohingya fuggono dalle persecuzioni in Myanmar. Dall’oggi al passato e in particolare alla prima Guerra mondiale: «Cento anni fa come oggi l’Italia è entrata nella Grande Guerra, quella ‘strage inutile’: preghiamo per le vittime, chiedendo allo Spirito Santo il dono della pace», ha affermato il Pontefice.

Nuovi beati. Papa Francesco ha ricordato, ieri, dopo il Regina Cæli che sabato 23 maggio, nel Salvador e in Kenya, «sono stati proclamati beati un vescovo e una suora». Il primo è «monsignor Oscar Romero, arcivescovo di San Salvador, ucciso in odio alla fede mentre stava celebrando l’Eucaristia. Questo zelante pastore, sull’esempio di Gesù, ha scelto di essere in mezzo al suo popolo, specialmente ai poveri e agli oppressi, anche a costo della vita». La seconda è «suor Irene Stefani, italiana, delle Missionarie della Consolata, che ha servito la popolazione keniota con gioia, misericordia e tenera compassione. L’esempio eroico di questi beati susciti in ciascuno di noi il vivo desiderio di testimoniare il Vangelo con coraggio e abnegazione». Nei saluti ha rammentato in particolare, i fedeli provenienti dalla Bretagna, da Barcellona, e da Freiburg, e il coro dei ragazzi di Herxheim, la comunità Dominicana di Roma, i fedeli di Cervaro (Frosinone), i militari dell’Aeronautica di stanza a Napoli, la Sacra Corale Jonica e i cresimandi di Pievidizzio (Brescia). Poi, nel giorno della festa di Maria Ausiliatrice (24 maggio), il Pontefice ha salutato la comunità salesiana: «Che il Signore gli dia la forza per portare avanti lo Spirito di San Giovanni Bosco», è stato l’auspicio.