Vita Chiesa

Papa Francesco a «All Saints» Church: insieme «a servizio del Vangelo e di questa città»

«Nel corso di questi due secoli molto è cambiato anche tra anglicani e cattolici, che nel passato si guardavano con sospetto e ostilità», il bilancio di Francesco: «Oggi, grazie a Dio, ci riconosciamo come veramente siamo: fratelli e sorelle in Cristo, mediante il nostro comune battesimo. Come amici e pellegrini desideriamo camminare insieme, seguire insieme il nostro Signore Gesù Cristo». «La misericordia divina è la sorgente di tutto il ministero cristiano», ha detto il Papa, esortando a fare come San Paolo, che «supera le divergenze del passato e, vivendo il suo ministero secondo la misericordia ricevuta, non si rassegna davanti alle divisioni ma si spende per la riconciliazione». Di qui l’invito a «diventare umili», che vuol dire «decentrarsi, uscire dal centro, riconoscersi bisognosi di Dio, mendicanti di misericordia: è il punto di partenza perché sia Dio a operare». «Siamo solo vasi di creta, ma custodiamo dentro di noi il più grande tesoro del mondo», l’immagine usata da Francesco sulla scorta di San Paolo: «Dove la miseria umana si apre all’azione misericordiosa di Dio, il Signore opera meraviglie. Solo riconoscendoci deboli vasi di creta, peccatori sempre bisognosi di misericordia, il tesoro di Dio si riversa in noi e sugli altri mediante noi. Altrimenti, saremo soltanto pieni di tesori nostri, che si corrompono e marciscono in vasi apparentemente belli. Se riconosciamo la nostra debolezza e chiediamo perdono, allora la misericordia risanatrice di Dio risplenderà dentro di noi e sarà pure visibile al di fuori».

«Una comunione vera e solida cresce e si irrobustisce quando si agisce insieme per chi ha bisogno. Attraverso la testimonianza concorde della carità, il volto misericordioso di Gesù si rende visibile nella nostra città». Nella parte finale dell’omelia Francesco ha fatto notare che «per la prima volta un vescovo di Roma visita la vostra comunità. È una grazia e anche una responsabilità: la responsabilità di rafforzare le nostre relazioni a lode di Cristo, a servizio del Vangelo e di questa città». «Incoraggiamoci gli uni gli altri a diventare discepoli sempre più fedeli di Gesù, sempre più liberi dai rispettivi pregiudizi del passato e sempre più desiderosi di pregare per e con gli altri», l’invito del Papa, secondo il quale «un bel segno di questa volontà è il ‘gemellaggio’ realizzato tra la vostra parrocchia di All Saints e quella cattolica di Ognissanti». «Che il volto di Dio splenda su di voi, sulle vostre famiglie e su tutta questa comunità!», l’augurio di Francesco.

«È vero, il rapporto tra cattolici e anglicani oggi è buono, ci vogliamo bene come fratelli!». Lo ha detto il Papa, rispondendo alle domande di alcuni membri della Congregazione, durante la visita di ieri alla Chiesa «All Saints» di via del Babuino. «E mai, mai le due Chiese, le due tradizioni hanno rinnegato i santi, i cristiani che hanno vissuto la testimonianza cristiana fino a quel punto. E questo è importante», ha proseguito Francesco: «Ma ci sono stati anche rapporti di fratellanza in tempi brutti, in tempi difficili, dov’erano tanto mischiati il potere politico, economico, religioso, dove c’era quella regola ‘cuius regio eius religio’ ma anche in quei tempi c’erano alcuni rapporti». Poi un aneddoto personale: «Io ho conosciuto in Argentina un vecchio gesuita, anziano, io ero giovane lui era anziano, padre Guillermo Furlong Cardiff, nato nella città di Rosario, di famiglia inglese; e lui da ragazzino è stato chierichetto – lui è cattolico, di famiglia inglese cattolica – lui è stato chierichetto a Rosario nei funerali della Regina Vittoria, nella chiesa anglicana. Anche a quei tempi c’era questo rapporto».

«I rapporti fra cattolici e anglicani sono rapporti – non so se storicamente si può dire così, ma è una figura che ci aiuterà a pensare – due passi avanti, mezzo passo indietro, due passi avanti mezzo passo  indietro…», li ha definiti il Papa: «È così. Sono umani. E dobbiamo continuare in questo». «C’è un’altra cosa che ha mantenuto forte il collegamento tra le nostre tradizioni religiose», ha proseguito: «ci sono i monaci, i monasteri. E i monaci, sia cattolici sia anglicani, sono una grande forza spirituale delle nostre tradizioni. E i rapporti sono migliorati ancora di più, e a me piace, questo è buono. ‘Ma non facciamo tutte le cose uguali…’. Ma camminiamo insieme, andiamo insieme. Per il momento va bene così. Ogni giorno ha la propria preoccupazione», ha concluso.