Vita Chiesa

Papa Francesco a Congregazione Clero: esaminare bene le vocazioni

Non lasciare soli i preti. «Accogliere soltanto perché abbiamo bisogno, cari vescovi, questa è un’ipoteca per la Chiesa! – avverte Francesco – Un’ipoteca». Il Pontefice invita inoltre a non lasciare soli i sacerdoti: «I vescovi vicini ai sacerdoti; i vescovi vicini ai preti. Quante volte io ho sentito le lamentele di sacerdoti… Questo l’ho detto tante volte – forse lo avrete sentito –: ho chiamato il vescovo; non c’era, e la segretaria mi ha detto che non c’era; ho chiesto un appuntamento; ‘È tutto pieno per tre mesi…’. E quel prete rimane staccato dal vescovo». Dal Papa l’invito ai presuli a richiamare i preti che li hanno cercati «quello stesso giorno, alla sera o il giorno dopo, non di più» per valutare insieme «se è urgente, non urgente». «Vicinanza. Vicinanza ai preti – conclude Francesco -. Non si può governare una diocesi senza vicinanza, non si può far crescere e santificare un sacerdote senza la vicinanza paterna del vescovo».

«Pregare senza stancarsi» è la prima delle tre «consegne» affidate idealmente questa mattina dal Papa ai giovani sacerdoti, insieme a «camminare sempre» e a «condividere con il cuore». Nell’udienza, dopo avere risposto al saluto del card. Beniamino Stella, Francesco ha richiamato la recente promulgazione della «Ratio Fundamentalis» ed ha incentrato la sua riflessione sui giovani preti. Per il Pontefice, l’esistenza di giovani fragili e disorientati «non deve impedirci di riconoscere che i giovani sono capaci di scommettere ‘fermamente’ sulla vita» e di essere «un antidoto» alla rassegnazione. «Voi siete scelti, siete cari al Signore! – il pensiero del Papa verso i giovani sacerdoti – Dio vi guarda con tenerezza di Padre e, dopo avere fatto innamorare il vostro cuore, non lascerà vacillare i vostri passi». Definendoli «giovinezza della Chiesa» e pensando alla nuova Ratio, la sottolineatura di «tre atteggiamenti importanti». Il primo, spiega Francesco, «perché possiamo essere ‘pescatori di uomini’ solo se noi per primi riconosciamo di essere stati ‘pescati» dalla tenerezza del Signore’». «Pregare sempre, mi raccomando!», l’esortazione del Pontefice: «Ogni giorno abbiamo bisogno di fermarci, metterci in ascolto della Parola di Dio e sostare davanti al Tabernacolo». «La preghiera, la relazione con Dio, la cura della vita spirituale danno anima al ministero, e il ministero, per così dire, dà corpo alla vita spirituale: perché il prete santifica sé stesso e gli altri nel concreto esercizio del ministero, specialmente predicando e celebrando i Sacramenti».

«Condividere con il cuore, perché la vita presbiterale non è un ufficio burocratico né un insieme di pratiche religiose o liturgiche da sbrigare» me è «giocarsi la vita per il Signore e per i fratelli, portando nella propria carne le gioie e le angosce del Popolo, spendendo tempo e ascolto per sanare le ferite degli altri, e offrendo a tutti la tenerezza del Padre». Questa la terza e ultima consegna ideale di Papa Francesco ai giovani sacerdoti. Dal Pontefice l’esortazione a «vivere questa condivisione con i giovani e i ragazzi», a stare in mezzo a loro «come chi sa condividere con il cuore la loro vita, ascoltare le loro domande e partecipare concretamente alle diverse vicissitudini della loro vita. I giovani non hanno bisogno di un professionista del sacro o di un eroe che, dall’alto e dall’esterno, risponda ai loro interrogativi; essi sono attratti piuttosto da chi sa coinvolgersi sinceramente nella loro vita, affiancandoli con rispetto e ascoltandoli con amore. Si tratta di avere un cuore colmo di passione e compassione, soprattutto verso i giovani». «Pregare senza stancarsi, camminare sempre e condividere con il cuore – la conclusione di Francesco – significa vivere la vita sacerdotale guardando in alto e pensando in grande. Non è un compito facile, ma si può mettere piena fiducia nel Signore perché Egli ci precede sempre nel cammino».

Un prete non è mai «arrivato». Il secondo «atteggiamento» raccomandato dal Papa ai giovani sacerdoti è «camminare sempre, perché un prete non è mai ‘arrivato’. Resta sempre un discepolo, pellegrino sulle strade del Vangelo e della vita, affacciato sulla soglia del mistero di Dio e sulla terra sacra delle persone a lui affidate». Mai, assicura Francesco, «potrà sentirsi soddisfatto né potrà spegnere la salutare inquietudine che gli fa tendere le mani al Signore per lasciarsi formare e riempire. Perciò, aggiornarsi sempre e restare aperti alle sorprese di Dio!». Di qui l’invito ad essere «creativi nell’evangelizzazione, frequentando con discernimento i nuovi luoghi della comunicazione, dove incontrare volti, storie e domande delle persone, sviluppando capacità di socialità, di relazione e di annuncio della fede». Allo stesso modo, essi possono «stare in rete» con gli altri presbiteri e «impedire che il tarlo dell’autoreferenzialità freni l’esperienza rigenerante della comunione sacerdotale». Per il Papa, «in ogni ambito della vita presbiterale è importante progredire nella fede, nell’amore e nella carità pastorale, senza irrigidirsi nelle proprie acquisizioni o fissarsi nei propri schemi.