Vita Chiesa

Papa Francesco a Cooperative: «Il dio profitto non è una divinità»

«Il dio-profitto non è affatto una divinità, ma è solo una bussola e un metro di valutazione dell’attività imprenditoriale». Lo ha detto il Papa (testo integrale), che incontrando oggi in Aula Paolo VI i membri della Confederazione italiana cooperative ha citato la «Caritas in Veritate» di Benedetto VI, per ricordare come «il nostro mondo abbia bisogno di un’economia del dono, cioè di un’economia capace di dar vita a imprese ispirate al principio della solidarietà e capaci di creare socialità». All’udienza hanno partecipato circa 7mila persone, in rappresentanza di 3 milioni di soci, 20mila imprese cooperative che danno lavoro a 543mila persone.

«Voi siete la memoria viva di un grande tesoro della Chiesa italiana», ha esordito Francesco: «Sappiamo che all’origine del movimento cooperativistico italiano, molte cooperative agricole e di credito, già nell’Ottocento, furono saggiamente fondate e promosse da sacerdoti e da parroci. Tuttora, in diverse diocesi italiane, si ricorre ancora alla cooperazione come rimedio efficace al problema della disoccupazione e alle diverse forme di disagio sociale». «La Chiesa ha sempre riconosciuto, apprezzato e incoraggiato l’esperienza cooperativa», ha detto il Papa ricordando i documenti del magistero, dalla Rerum Novarum di Leone XIII fino al suo predecessore, passando per lo «straordinario magistero sociale del beato Paolo VI». 

«Globalizzare la solidarietà, oggi, significa pensare all’aumento vertiginoso dei disoccupati, alle lacrime incessanti dei poveri, alla necessità di riprendere uno sviluppo che sia un vero progresso integrale della persona che ha bisogno certamente di reddito, ma non soltanto del reddito!», ha detto il Papa che poi ha invitato a pensare «ai bisogni della salute che i sistemi di welfare tradizionale non riescono più a soddisfare; alle esigenze pressanti della solidarietà, ponendo di nuovo, al centro dell’economia mondiale, la dignità della persona umana». Esortando i presenti a pensare «alle nuove prospettive, alle nuove responsabilità, alle nuove forme di iniziativa delle imprese cooperative», il Papa ha invitato ad usare «fantasia creativa per trovare forme, metodi, atteggiamenti e strumenti, per combattere la ‘cultura dello scarto’ coltivata dai poteri che reggono le politiche economico-finanziarie del mondo globalizzato». L’obiettivo, per il Santo Padre, deve essere fare «un balzo in avanti» per «portare la cooperazione sulle nuove frontiere del cambiamento, fino alle periferie esistenziali dove la speranza ha bisogno di emergere e dove, purtroppo, il sistema socio-politico attuale sembra invece fatalmente destinato a soffocare la speranza incrementando rischi e minacce», partendo dalla consapevolezza che il metodo cooperativo è «prezioso».

«Io sono un tifoso delle ‘empresas recuperadas’». Ha assicurato, parlando a braccio, il Papa, ricordando che le cooperative «devono continuare ad essere il motore che solleva e sviluppa la parte più debole delle nostre comunità locali». «Il pensiero – ha detto il Papa – corre innanzitutto ai giovani, perché sappiamo che la disoccupazione giovanile, drammaticamente elevata, distrugge in loro la speranza. Ma pensiamo anche alle tante donne che hanno bisogno e volontà di inserirsi nel mondo del lavoro. Non trascuriamo gli adulti che spesso rimangono prematuramente senza lavoro». Oltre alle nuove imprese, Papa Francesco ha esortato i presenti a guardare «anche alle aziende che sono in difficoltà, a quelle che ai vecchi padroni conviene lasciar morire e che invece possono rivivere con le iniziative che voi chiamate ‘Workers buy out’, ‘empresas recuperadas’, aziende salvate». 

«La gente al centro, i bisognosi al centro!». Con queste parole, pronunciate a braccio, il Papa ha sintetizzato il compito delle cooperative. «Come sarebbe bello se, partendo da Roma, tra le cooperative, alle parrocchie e agli ospedali, penso al ‘Bambin Gesù’ in particolare, potesse nascere una rete efficace di assistenza e di solidarietà», ha esclamato. «Questa è la missione che ci proponiamo!», l’invito ai presenti: «A voi sta il compito di inventare soluzioni pratiche, partendo dalla vostra storia, per coniugare l’essere impresa e, allo stesso tempo, non dimenticare che al centro di tutto c’è la persona». Nel dettaglio, il Papa ha sollecitato le cooperative ad attivarsi «come protagonisti per realizzare nuove soluzioni di Welfare, in particolare nel campo della sanità, un campo delicato dove tanta gente povera non trova più risposte adeguate ai propri bisogni».

«Conosco che cosa fate da anni con cuore e con passione, nelle periferie delle città e della nostra società, per le famiglie, i bambini, gli anziani, i malati e le persone svantaggiate e in difficoltà per ragioni diverse, portando nelle case cuore e assistenza», le parole del Papa, secondo il quale «la carità è un dono, non è un semplice gesto per tranquillizzare il cuore, un dono senza il quale non si può entrare nella casa di chi soffre».

Economia non è «fare marketing»: la «logica» delle cooperative è «uno più uno uguale tre», per questo bisogna «promuovere l’economia dell’onestà». Ne è convinto il Papa, che nel discorso si è soffermato sul rapporto dell’economia «con la giustizia sociale, con la dignità e il valore delle persone». «Un certo liberismo crede che sia necessario prima produrre ricchezza, e non importa come, per poi promuovere qualche politica redistributiva da parte dello Stato», ha detto Francesco: «Altri pensano che sia la stessa impresa a dover elargire le briciole della ricchezza accumulata, assolvendo così alla propria cosiddetta responsabilità sociale. Si corre il rischio di illudersi di fare del bene mentre, purtroppo, si continua soltanto a fare marketing, senza uscire dal circuito fatale dell’egoismo delle persone e delle aziende». Al contrario, «realizzando una qualità nuova di economia, si crea la capacità di far crescere le persone in tutte le loro potenzialità», le parole del Papa, secondo il quale «il socio della cooperativa non deve essere solo un fornitore, un lavoratore, un utente ben trattato, dev’essere sempre il protagonista, deve crescere, attraverso la cooperativa, come persona. Non dico che non si debba crescere nel reddito, ma ciò non basta: occorre che l’impresa gestita dalla cooperativa cresca davvero in modo cooperativo, cioè coinvolgendo tutti».

«Se ci guardiamo attorno non accade mai che l’economia si rinnovi in una società che invecchia, invece di crescere». È l’analisi del Papa, secondo il quale «il movimento cooperativo può esercitare un ruolo importante per sostenere, facilitare e anche incoraggiare la vita delle famiglie». «Realizzare la conciliazione, o forse meglio l’armonizzazione tra lavoro e famiglia, è un compito che avete già avviato e che dovete realizzare sempre di più», ha detto Francesco alle migliaia di persone che gremivano oggi l’Aula Paolo VI. «Fare questo – ha proseguito – significa anche aiutare le donne a realizzarsi pienamente nella propria vocazione e nel mettere a frutto i propri talenti. Donne libere di essere sempre più protagoniste, sia nelle imprese sia nelle famiglie!». «So bene che le cooperative propongono già tanti servizi e tante formule organizzative, come quella mutualistica, che vanno incontro alle esigenze di tutti, dei bambini e degli anziani in particolare, dagli asili nido fino all’assistenza domiciliare», ha riconosciuto il Santo Padre: «Questo è il nostro modo di gestire i beni comuni, quei beni che non devono essere solo la proprietà di pochi e non devono perseguire scopi speculativi».

«Il denaro è lo sterco del diavolo», e «quando il denaro diventa un idolo, comanda le scelte dell’uomo. E allora rovina l’uomo e lo condanna. Lo rende un servo». Il Papa, nel discorso alle cooperative, ha citato Basilio di Cesarea, ma ha anche ricordato che «il denaro a servizio della vita può essere gestito nel modo giusto dalla cooperativa, se però è una cooperativa autentica, vera, dove non comanda il capitale sugli uomini ma gli uomini sul capitale». «Dovete investire, e dovete investire bene!», l’invito del Papa, apparentemente in controtendenza: «In Italia certamente, ma non solo, è difficile ottenere denaro pubblico per colmare la scarsità delle risorse. La soluzione che vi propongo è questa: mettete insieme con determinazione i mezzi buoni per realizzare opere buone. Collaborate di più tra cooperative bancarie e imprese, organizzate le risorse per far vivere con dignità e serenità le famiglie; pagate giusti salari ai lavoratori, investendo soprattutto per le iniziative che siano veramente necessarie».

«Contrastare e combattere le false cooperative, quelle che prostituiscono il proprio nome di cooperativa, cioè di una realtà assai buona, per ingannare la gente con scopi di lucro contrari a quelli della vera e autentica cooperazione». È il forte monito del Papa, che rivolgendosi agli esponenti del mondo cooperativo presenti oggi in Aula Paolo VI ha detto loro: «Nel campo in cui operate, assumere una facciata onorata e perseguire invece finalità disonorevoli e immorali, spesso rivolte allo sfruttamento del lavoro, oppure alle manipolazioni di mercato, e persino a scandalosi traffici di corruzione, è una vergognosa e gravissima menzogna che non si può assolutamente accettare». «L’economia cooperativa, se è autentica, se vuole svolgere una funzione sociale forte, se vuole essere protagonista del futuro di una nazione e di ciascuna comunità locale, deve perseguire finalità trasparenti e limpide», ha ammonito Francesco: «Deve promuovere l’economia dell’onestà! Un’economia risanatrice nel mare insidioso dell’economia globale. Una vera economia promossa da persone che hanno nel cuore e nella mente soltanto il bene comune». Nel mondo globalizzato, «le cooperative non possono rimanere chiuse in casa, ma nemmeno uscire di casa come se non fossero cooperative. Occorre avere il coraggio e la fantasia di costruire la strada giusta per integrare, nel mondo, lo sviluppo, la giustizia e la pace».

Il saluto di una ragazza. «Siamo del Sud, come lei: ci funziona prima il cuore e poi la testa». È il saluto portato al Papa da una ragazza socia della Cooperativa «La Paranza» del Rione Sanità, a Napoli, che ha salutato Francesco in Aula Paolo VI, durante l’udienza. «Per noi – la testimonianza della ragazza – la cooperazione è un’esperienza, la sola che possa trasformare il pregiudizio e la rassegnazione. È pratica concreta di comunità». «Noi giovani – ha proseguito – ci siamo auto-organizzati in cooperative sociali: alcuni si occupano delle catacombe e delle basiliche del Rione, altri guidano i visitatori e i pellegrini che per fortuna vengono da tutto il mondo, altri si occupano dei centri aggregativi, della crescita dei più piccoli». Poi c’è il teatro con la compagnia teatrale, la musica con le due orchestre giovanili, lo studio di registrazione, il laboratorio artistico… Ricordando l’incontro di Papa Francesco, del maggio scorso, con alcuni ragazzi del rione Sanità – 30mila abitanti nel cuore di Napoli – i ragazzi della Cooperativa hanno rilanciato il loro impegno – raccomandato dal Papa – a «trasformare il buio in luce, quella luce che trasforma il buio in speranza».