Vita Chiesa

Papa Francesco: a Missionarie della Carità, siate «missionarie senza frontiere»

«A nome della Chiesa e di tanti poveri, in modo speciale donne e bambini, e di tanti malati fisici e psichici che assistete, vi ringrazio per il vostro lavoro apostolico nelle diverse attività di pastorale giovanile, nelle scuole, nelle case per anziani, nei piccoli ‘Cottolengo’, nelle catechesi e negli oratori, con le nuove povertà e in tutti quei luoghi in cui vi ha posto la Divina Provvidenza». È il «grazie» del Papa alle Piccole Suore Missionarie della Carità (don Orione), riunite a Roma per il loro XII Capitolo Generale, sul tema: «Donarsi tutte a Dio per essere tutte del prossimo! PSMC: discepole missionarie, testimoni gioiose della Carità nelle periferie del mondo». «Fondato da Don Orione, il vostro Istituto è chiamato ad esercitare la carità verso il prossimo, particolarmente verso i più poveri, gli abbandonati e gli esclusi», ha esordito Francesco ricordando proprio il tema scelto per il capitolo. «Siate missionarie senza frontiere», l’invito del Papa: «A tutti, ma specialmente ai poveri, nei quali siete chiamate a riconoscere la carne di Cristo, portate la gioia del Vangelo che è Gesù stesso. A tutti mostrate la bellezza dell’amore di Dio che si manifesta nel volto misericordioso di Cristo. Con questa bellezza riempite il cuore di quanti incontrate. La vicinanza, l’incontro, il dialogo e l’accompagnamento siano il vostro metodo missionario. E non lasciatevi rubare la gioia dell’evangelizzazione».

«La missione e il servizio ai poveri – ha proseguito il Papa – vi pongono ‘in uscita’ e vi aiutano a superare i rischi dell’autoreferenzialità, del limitarsi a sopravvivere e della rigidità autodifensiva». «Al missionario è richiesto di essere una persona audace e creativa», ha ammonito Francesco, secondo il quale «non vale il comodo criterio del ‘si è fatto sempre così’. Non vale». «Ripensate gli obiettivi, le strutture, lo stile e i metodi della vostra missione», l’imperativo del Papa: «Stiamo vivendo un tempo in cui è necessario ripensare tutto alla luce di ciò che ci chiede lo Spirito. Questo esige uno sguardo speciale sui destinatari della missione e sulla realtà stessa: lo sguardo di Gesù, che è lo sguardo del Buon Pastore; uno sguardo che non giudica, ma scruta la presenza del Signore nella storia; uno sguardo di vicinanza per contemplare, commuoversi e rimanere con l’altro quante volte sia necessario; uno sguardo profondo, di fede; uno sguardo rispettoso e pieno di compassione, che guarisca, liberi, conforti». «Questo sguardo speciale vi renderà coraggiose e creative e vi aiuterà ad essere sempre alla ricerca di strade nuove per far arrivare a tutti la Buona Notizia che è Cristo», ha assicurato Francesco.