Vita Chiesa

Papa Francesco: a Tawadros II, «il sangue innocente ci unisce». Tra le due Chiese «una comunione che cresce ogni giorno»

«Sono tanto grato – ha detto Francesco – di questo: giungendo qui come pellegrino, ero certo di ricevere la benedizione di un Fratello che mi aspettava». «Mantengo infatti ben vivo il ricordo della visita di Vostra Santità a Roma, poco dopo la mia elezione, il 10 maggio 2013, una data che è felicemente diventata l’occasione per celebrare ogni anno la Giornata di amicizia copto-cattolica». La scelta di quella data non fu casuale: 40 anni prima, il 10 maggio 1973, Paolo VI e Amba Shenouda III firmarono una Dichiarazione comune che in qualche modo pose la parola fine a «secoli di storia difficili».

«Di più – ha detto oggi Francesco – abbiamo compreso che non possiamo più pensare di andare avanti ciascuno per la sua strada, perché tradiremmo la sua volontà: che i suoi siano tutti una sola cosa perché il mondo creda». «Non ci è più possibile nasconderci dietro i pretesti di divergenze interpretative e nemmeno dietro secoli di storia e di tradizioni che ci hanno reso estranei». Francesco ha ripetuto in terra egiziana quanto qui disse Giovanni Paolo II: «Non c’è tempo da perdere al riguardo» e ha parlaro di «una comunione già effettiva, che cresce ogni giorno». «Da qui ripartiamo sempre, per affrettare il giorno tanto desiderato in cui saremo in piena e visibile comunione all’altare del Signore».

Il Papa ha esortato copti ortodossi e cattolici a parlare insieme «la lingua comune della carità» e a intraprendere insieme le iniziative di bene che si promuovono. «Così, edificando la comunione nella concretezza quotidiana della testimonianza vissuta, lo Spirito non mancherà di aprire vie provvidenziali e impensate di unità».

«Ancora recentemente, purtroppo, il sangue innocente di fedeli inermi è stato crudelmente versato. Carissimo Fratello, come unica è la Gerusalemme celeste, unico è il nostro martirologio, e le vostre sofferenze sono anche le nostre sofferenze, il loro sangue innocente ci unisce». Rivolgendosi a Tawadros II, Francesco ha rivolto un commosso ricordo dei fedeli copto-ortodossi barbaramente uccisi negli attentati al Cairo, a dicembre, e a Tanta ed Alessandria in aprile. «La maturazione del nostro cammino ecumenico è sostenuta, in modo misterioso e quanto mai attuale, anche da un vero e proprio ecumenismo del sangue», ha detto papa Francesco.

«Quanti martiri in questa terra, fin dai primi secoli del Cristianesimo, hanno vissuto la fede eroicamente e fino in fondo, versando il sangue piuttosto che rinnegare il Signore e cedere alle lusinghe del male o anche solo alla tentazione di rispondere con il male al male. Ben lo testimonia il venerabile Martirologio della Chiesa Copta». «Rinforzati dalla vostra testimonianza, adoperiamoci per opporci alla violenza predicando e seminando il bene, facendo crescere la concordia e mantenendo l’unità, pregando perché tanti sacrifici aprano la via a un avvenire di comunione piena tra noi e di pace per tutti».