Vita Chiesa

Papa Francesco a bambini malati: «Non abbiate paura di chiedere a Dio perché»

«Noi possiamo chiedere al Signore: ‘Ma Signore, perché? Perché i bambini soffrono? Perché questo bambino?’. Il Signore non ci dirà parole, ma sentiremo il Suo sguardo su di noi e questo ci darà forza». Lo ha detto Papa Francesco, incontrando ieri pomeriggio nella Cappella di Casa Santa Marta venti bambini gravemente ammalati, accompagnati dai loro genitori e da alcuni volontari e responsabili dell’Unitalsi. L’incontro in Cappella è terminato con la recita di una Ave Maria e con la Benedizione, ma poi il Papa si è ancora trattenuto con ogni bimbo e i genitori.

«Non abbiate paura di chiedere a Dio ‘Perché?’, sfidarlo: ‘Perché?’, sempre che siate con il cuore aperto a ricevere il Suo sguardo di Padre. L’unica spiegazione che potrà darti sarà: ‘Anche mio Figlio ha sofferto’. Ma quella è la spiegazione. La cosa più importante è lo sguardo. E la vostra forza è lì: lo sguardo amoroso del Padre», ha chiarito il Pontefice. «Io – ha proseguito – vi accompagno così come sono, come sento. E davvero io non sento una compassione momentanea, no. Io vi accompagno con il cuore in questa strada, che è una strada di coraggio, che è una strada di croce, e anche una strada che a me fa bene, il vostro esempio. E vi ringrazio di essere così coraggiosi. Tante volte, nella mia vita, sono stato codardo, ed il vostro esempio mi ha fatto bene, mi fa bene».

«Che in un mondo dove è tanto quotidiano vivere la cultura dello scarto, quello che non va bene si scarta, voi portate questo così, mi permetto di dirlo – ma non voglio fare una lusinga, no, dal cuore lo dico – questo è eroicità – ha fatto notare Papa Francesco -. Voi siete dei piccoli eroi della vita. Io ho sentito tante volte la grande preoccupazione di papà e mamme come voi e sono sicuro che è la vostra: che [mio figlio] non rimanga solo nella vita, che non [mia figlia] rimanga sola nella vita. Forse è l’unica occasione nella quale i genitori chiedono al Signore di chiamare prima il figlio, perché non rimanga solo nella vita». E questo è «amore». Il Pontefice, perciò, ringrazia per l’«esempio» dato. «Non so cosa dire di più, davvero, perché queste cose mi colpiscono tanto – ha affermato il Santo Padre -. Anche io non ho risposte. ‘Ma Lei è Papa, deve sapere tutto!’. No, su queste cose non ci sono risposte, soltanto lo sguardo del Padre. E poi, cosa faccio io? Prego, per voi, per questi bambini, per quel sentimento di gioia, di dolore, tutto mischiato, del quale ha parlato il nostro fratello. E il Signore sa consolare questo dolore in modo speciale. Che sia Lui a dare la consolazione giusta ad ognuno di voi, quella di cui avete bisogno. Grazie della visita, grazie, eh, grazie, grazie».

«Alcuni bambini – riferisce l’Unitalsi in una nota – avevano già incontrato il Papa due anni fa e oggi su richiesta del Santo Padre sono tornati con nuovi amici a fargli visita insieme alle proprie famiglie». Ad accompagnarli c’era l’Unitalsi con la quale da anni partecipano ai pellegrinaggi a Lourdes e Loreto. Tra loro: Andrea, piccolo di dieci mesi non vedente e non udente, Natalino di due anni che mostra avere massimo sei mesi, Giovanni non vedente di dodici anni e Michelle, che ha dato il benvenuto al Papa, di nove anni appena operata di un tumore al cervello. «Questa visita speciale – dichiara don Gianni Toni, assistente ecclesiastico dell’Unitalsi romana laziale – è stato un momento emozionante e che ha riacceso il cuore di questi bambini. In particolare anche il Santo Padre si è commosso di fronte alle loro sofferenze e li ha definiti dei piccoli maestri di vita. Per noi che li accompagniamo ogni anno in pellegrinaggio ormai fanno parte della nostra famiglia, vederli così emozionati e felici è stato il più grande regalo che il Papa potesse fare loro».