Vita Chiesa

Papa Francesco a infermieri: «la vostra professione è una vera e propria missione». Siete «esperti in umanità

Rivolgendosi ai 6.500 infermieri presenti, il Papa ha riconosciuto che «è davvero insostituibile il ruolo degli infermieri nell’assistenza al malato». «Al pari di nessun altro – ha aggiunto – l’infermiere ha una relazione diretta e continua con i pazienti, se ne prende cura quotidianamente, ascolta le loro necessità ed entra in contatto con il loro stesso corpo, che accudisce». Secondo il Papa, «è peculiare l’approccio alla cura che realizzate con la vostra azione, facendovi carico integralmente dei bisogni delle persone, con quella tipica premura che i pazienti vi riconoscono, e che rappresenta una parte fondamentale nel processo di cura e di guarigione». «Il carattere sia curativo che preventivo, riabilitativo e palliativo della vostra azione – ha ammonito – esige da voi un’elevata professionalità, che richiede specializzazione e aggiornamento, anche per la costante evoluzione delle tecnologie e delle cure». «Stando a contatto con i medici e con i familiari, oltre che con i malati, diventate negli ospedali, nei luoghi di cura e nelle case il crocevia di mille relazioni, che richiedono attenzione, competenza e conforto».

La professione dell’infermiere – ha detto il Papa – è «una vera e propria missione» e chi la esercita è uno «degli ‘esperti in umanità’, chiamati ad assolvere un compito insostituibile di umanizzazione in una società distratta, che troppo spesso lascia ai margini le persone più deboli, interessandosi solo di chi ‘vale’, o risponde a criteri di efficienza o di guadagno».Rivolgendosi ai 6.500 infermieri presenti, il Papa ha rilevato che «prendendovi cura di donne e di uomini, di bambini e anziani, in ogni fase della loro vita, dalla nascita alla morte, siete impegnati in un continuo ascolto, teso a comprendere quali siano le esigenze di quel malato, nella fase che sta attraversando». «Davanti alla singolarità di ogni situazione, infatti, non è mai abbastanza seguire un protocollo – ha ammonito – ma si richiede un continuo – e faticoso! – sforzo di discernimento e di attenzione alla singola persona». «La sensibilità che acquisite stando ogni giorno a contatto con i pazienti faccia di voi dei promotori della vita e della dignità delle persone», l’auspicio di Francesco, che ha chiesto agli infermieri di essere «capaci di riconoscere i giusti limiti della tecnica, che non può mai diventare un assoluto e mettere in secondo piano la dignità umana». «Siate anche attenti al desiderio, talora inespresso, di spiritualità e di assistenza religiosa, che rappresenta per molti pazienti un elemento essenziale di senso e di serenità della vita, ancora più urgente nella fragilità dovuta alla malattia».

«La tenerezza è la ‘chiave’ per capire l’ammalato. Con la durezza non si capisce l’ammalato. La tenerezza è la chiave per capirlo, ed è anche una medicina preziosa per la sua guarigione. E la tenerezza passa dal cuore alle mani, passa attraverso un ‘toccare’ le ferite pieno di rispetto e di amore». Per questo, «non dimenticatevi della ‘medicina delle carezze’». È l’invito rivolto da Papa Francesco. Rivolgendosi ai 6.500 infermieri presenti, il Papa ha ricordato che «per la Chiesa, i malati sono persone nelle quali in modo speciale è presente Gesù». E, facendo riferimento alla guarigione del lebbroso compiuta da Gesù toccandolo, Papa Francesco ha rilevato che «stando con i malati ed esercitando la vostra professione, voi stessi toccate i malati e, più di ogni altro, vi prendete cura del loro corpo». «Quando lo fate – l’esortazione – ricordate come Gesù toccò il lebbroso: in maniera non distratta, indifferente o infastidita, ma attenta e amorevole, che lo fece sentire rispettato e accudito. Facendo così, il contatto che si stabilisce con i pazienti porta loro come un riverbero della vicinanza di Dio Padre, della sua tenerezza per ognuno dei suoi figli». «Non stancatevi mai di stare vicini alle persone con questo stile umano e fraterno, trovando sempre la motivazione e la spinta per svolgere il vostro compito», l’appello del Papa. «Siate anche attenti, però, a non spendervi fino quasi a consumarvi, come accade se si è coinvolti nel rapporto coi pazienti al punto da farsi assorbire, vivendo in prima persona tutto ciò che accade loro». «Quello che svolgete – ha aggiunto – è un lavoro usurante, oltre che esposto a rischi, e un eccessivo coinvolgimento, unito alla durezza delle mansioni e dei turni, potrebbero farvi perdere la freschezza e la serenità che vi sono necessarie. State attenti!». Francesco ha anche sottolineato come un «elemento che rende gravoso e talora insostenibile lo svolgimento della vostra professione» sia «la carenza di personale, che non può giovare a migliorare i servizi offerti, e che un’amministrazione saggia non può intendere in alcun modo come una fonte di risparmio».