Vita Chiesa

Papa Francesco ad autorità Sarajevo: «Necessario dialogo paziente e fiducioso»

«Abbiamo bisogno di comunicare, di scoprire le ricchezze di ognuno, di valorizzare ciò che ci unisce e di guardare alle differenze come possibilità di crescita nel rispetto di tutti. È necessario un dialogo paziente e fiducioso, in modo che le persone, le famiglie e le comunità possano trasmettere i valori della propria cultura e accogliere il bene proveniente dalle esperienze altrui». Lo ha detto Papa Francesco, parlando alle Autorità bosniache, subito dopo l’arrivo a Sarajevo, meta del suo ottavo viaggio internazionale. In tal modo, «anche le gravi ferite del recente passato possono essere rimarginate e si può guardare al futuro con speranza». Parole forti alla luce della storia recente del Paese che, ha ricordato il Pontefice, «ha tanto sofferto per i sanguinosi conflitti del secolo scorso». Sarajevo e la Bosnia ed Erzegovina, ha sottolineato Bergoglio, «rivestono uno speciale significato per l’Europa e per il mondo intero» per la presenza secolare in questi territori di comunità di religioni, etnie e culture diverse, «senza che questo abbia impedito per lungo tempo l’instaurarsi di relazioni reciproche amichevoli e cordiali». Lo testimonia anche l’architettura di Sarajevo dove, vicine, sorgono sinagoghe, chiese e moschee, tanto che «la città ricevette l’appellativo di Gerusalemme d’Europa». Una città «crocevia di culture, nazioni e religioni».

Bergoglio ha ricordato la visita, 18 anni fa, di san Giovanni Paolo II avvenuta a meno di due anni dalla firma degli Accordi di Pace di Dayton e si è detto «lieto di vedere i progressi compiuti». Tuttavia non bisogna accontentarsi «di quanto finora realizzato, ma cercare di compiere passi ulteriori per rinsaldare la fiducia e creare occasioni per accrescere la mutua conoscenza e stima». Per favorire questo percorso «sono fondamentali la vicinanza e la collaborazione della Comunità internazionale, in particolare dell’Ue, e di tutti i Paesi e le Organizzazioni presenti e operanti in Bosnia ed Erzegovina. La Bosnia ed Erzegovina – ha dichiarato il Papa – è infatti parte integrante dell’Europa; i suoi successi e i suoi drammi si inseriscono a pieno titolo nella storia dei successi e dei drammi europei, e sono nel medesimo tempo un serio monito a compiere ogni sforzo perché i processi di pace avviati diventino sempre più solidi e irreversibili». «In questa terra – ha ricordato il Papa – la pace e la concordia tra Croati, Serbi e Bosgnacchi, le relazioni cordiali e fraterne tra musulmani, ebrei e cristiani, testimoniano al mondo che la collaborazione tra varie etnie e religioni in vista del bene comune è possibile, che anche le ferite più profonde possono essere sanate da un percorso che purifichi la memoria e dia speranza per l’avvenire».

Per il Pontefice «abbiamo tutti bisogno, per opporci con successo alla barbarie di chi vorrebbe fare di ogni differenza l’occasione e il pretesto di violenze sempre più efferate, di riconoscere i valori fondamentali della comune umanità, valori in nome dei quali si può e si deve collaborare, costruire e dialogare, perdonare e crescere, permettendo all’insieme delle diverse voci di formare un nobile e armonico canto, piuttosto che urla fanatiche di odio». Ai responsabili politici spetta il compito «di essere i primi servitori delle loro comunità con un’azione che salvaguardi in primo luogo i diritti fondamentali della persona umana, tra i quali spicca quello alla libertà religiosa. In tal modo sarà possibile costruire, con concretezza d’impegno, una società più pacifica e giusta». Ma perché ciò avvenga, ha concluso il Papa, «è indispensabile l’effettiva uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge e nella sua attuazione, qualunque sia la loro appartenenza etnica, religiosa e geografica. Anche la Chiesa cattolica è chiamata a fare la sua parte nell’opera «di ricostruzione materiale e morale della Bosnia ed Erzegovina, condividendone le gioie e le preoccupazioni, desiderosa di testimoniare con impegno la sua speciale vicinanza verso i poveri e i bisognosi, mossa nel fare questo dall’insegnamento e dall’esempio del suo divino Maestro, Gesù».

(testo discorso)