Vita Chiesa

Papa Francesco ai Sindaci: «Il punto di vista degli ultimi è la migliore scuola»

Dopo aver fatto riferimento a Babele e alla nuova Gerusalemme, ha spiegato che «la città di cui vorrei parlarvi riassume in una sola le tante che sono affidate alla vostra responsabilità». «È una città che non ammette i sensi unici di un individualismo esasperato, che dissocia l’interesse privato da quello pubblico». «Non sopporta nemmeno – ha aggiunto – i vicoli ciechi della corruzione, dove si annidano le piaghe della disgregazione. Non conosce i muri della privatizzazione degli spazi pubblici, dove il ‘noi’ si riduce a slogan, ad artificio retorico che maschera l’interesse di pochi». «Costruire questa città – ha osservato il Papa – richiede da voi non uno slancio presuntuoso verso l’alto, ma un impegno umile e quotidiano verso il basso». «Non si tratta di alzare ulteriormente la torre, ma – ha ammonito – di allargare la piazza, di fare spazio, di dare a ciascuno la possibilità di realizzare sé stesso e la propria famiglia e di aprirsi alla comunione con gli altri». Secondo Francesco, «per abbracciare e servire questa città serve un cuore buono e grande, nel quale custodire la passione del bene comune». «È questo sguardo – ha aggiunto – che porta a far crescere nelle persone la dignità dell’essere cittadini», «promuove giustizia sociale», «crea innumerevoli iniziative con cui abitare il territorio e prendersene cura» ed «educa alla corresponsabilità».

«Abbiamo bisogno di una politica dell’accoglienza e dell’integrazione, che non lasci ai margini chi arriva sul nostro territorio, ma si sforzi di mettere a frutto le risorse di cui ciascuno è portatore», ha detto ancora il Papa. «La città è un organismo vivente, un grande corpo animato dove, se una parte respira a fatica, è anche perché non riceve dalle altre ossigeno a sufficienza», ha osservato il Papa, riferendosi «alle realtà nelle quali viene meno la disponibilità e la qualità dei servizi, e si formano nuove sacche di povertà ed emarginazione». «È lì – ha aggiunto – che la città si muove a doppia corsia: da una parte l’autostrada di quanti corrono comunque iper-garantiti, dall’altra le strettoie dei poveri e dei disoccupati, delle famiglie numerose, degli immigrati, di chi non ha qualcuno su cui contare». Francesco ha esortato a frequentare le periferie perché «mentre ci dà il polso dell’ingiustizia, ci indica anche la strada per eliminarla: costruire comunità dove ciascuno si senta riconosciuto come persona e cittadino, titolare di doveri e diritti, nella logica indissolubile che lega l’interesse del singolo e il bene comune». «Perché – ha ricordato – ciò che contribuisce al bene di tutti concorre anche al bene del singolo». Secondo il Papa, «per muoversi in questa prospettiva abbiamo bisogno di una politica e un’economia nuovamente centrate sull’etica: un’etica della responsabilità, delle relazioni, della comunità e dell’ambiente». «Ugualmente – ha proseguito – abbiamo bisogno di un ‘noi’ autentico, di forme di cittadinanza solide e durature».

«Comprendo – ha proseguito il Pontefice – il disagio di molti vostri cittadini di fronte all’arrivo massiccio di migranti e rifugiati. Esso trova spiegazione nell’innato timore verso lo «straniero», un timore aggravato dalle ferite dovute alla crisi economica, dall’impreparazione delle comunità locali, dall’inadeguatezza di molte misure adottate in un clima di emergenza». Per il Papa, «tale disagio può essere superato attraverso l’offerta di spazi di incontro personale e di conoscenza mutua». «Ben vengano – ha osservato Francesco – tutte quelle iniziative che promuovono la cultura dell’incontro, lo scambio vicendevole di ricchezze artistiche e culturali, la conoscenza dei luoghi e delle comunità di origine dei nuovi arrivati». E rallegrandosi per il fatto che «molte delle amministrazioni locali qui rappresentate possono annoverarsi tra i principali fautori di buone pratiche di accoglienza e di integrazione, con esiti incoraggianti che meritano una vasta diffusione», il Papa si è augurato che «tanti seguano il vostro esempio». «In tal modo – ha aggiunto – la politica può assolvere a quel suo compito fondamentale che sta nell’aiutare a guardare con speranza al futuro». «È la speranza nel domani che fa emergere le energie migliori di ognuno, dei giovani prima di tutto. Che non rimangano soltanto destinatari di pur nobili progetti, ma possano diventarne protagonisti; e, allora, non mancherete di raccoglierne anche i benefici». Papa Francesco ha concluso augurando agli amministratori di «potervi sentire sostenuti dalla gente per la quale spendete il vostro tempo, le vostre competenze, la vostra disponibilità». «L’altezza dell’impegno che portate e l’importanza della posta in gioco vi trovi sempre generosi e disinteressati nel servizio del bene comune».