Vita Chiesa

Papa Francesco: ai cappellani carceri, «anche Dio è un carcerato»

«Anche Dio è un carcerato, non rimane fuori dalla cella», ha proseguito Papa Francesco abbandonando il testo scritto per parlare a braccio: «È dentro con loro, anche lui è un carcerato, dei nostri egoismi, dei nostri sistemi, delle tante ingiustizie» che a volte «è facile» applicare, «per punire i più deboli, mentre i pesci grossi nuotano liberamente nelle acque». Ma «una giustizia di speranza e di porte aperte non è un’utopia», ha affermato il Papa. «Recentemente – ha proseguito – avete parlato di una giustizia di riconciliazione, ma anche di una giustizia di speranza, di porte aperte, di orizzonti». Questa, ha spiegato il Papa, «non è un’utopia: si può fare, non è facile perché le nostre debolezze ci sono dappertutto, il diavolo è dappertutto, le tentazioni». «Ma si deve tentare», l’invito di Papa Francesco, che ha concluso: «Che il Signore sia con voi e la Madonna vi custodisca, la madre di tutti voi e di tutti loro in carcere».

«Nessuna cella è così isolata da escludere il Signore, il suo amore paterno e materno arriva dappertutto»: questa la frase del discorso scritto da cui il Papa è partito per il suo saluto interamente a braccio. Subito il Papa si è riferito alla vita in carcere: «Un giorno tutto va bene e un giorno viene quella ondata, è difficile, il Signore è vicino». «Il Signore lì piange con loro, vive con loro», ha assicurato Papa Francesco riferendosi alla situazione di chi vive nelle carceri. Poi ha rivelato ai cappellani presenti che di tanto in tanto riceve lettere dai carcerati di Buenos Aires, che andava a trovare quando era arcivescovo: «A volte chiamo la domenica, mi faccio una chiacchera, poi penso perché lui è lì e io no, penso che ho tanti e più meriti di lui per stare lì». «Il vostro ministero non è facile», ha aggiunto il Papa rivolto ai cappellani delle carceri.

Durante l’udienza è stata donata al Papa una borsa fabbricata per lui dalle detenute del carcere di Rebibbia. Salutando il Papa don Virgilio Balducchi, a nome di tutti i cappellani carcerari italiani, ha chiesto l’istituzione di un «luogo permanente» per i detenuti e i problemi delle carceri, all’interno di un dicastero vaticano, e una «celebrazione di riconciliazione». Infine, don Balducchi ha chiesto al Papa di sostenere «anche davanti ai politici dell’Italia che c’è bisogno di una giustizia maggiormente riconciliativa».