Vita Chiesa

Papa Francesco ai gesuiti in Romania: «Chiesa ferita da tensioni al suo interno»

«Una delle grandi tentazioni di oggi è l’indifferenza. Viviamo la tentazione dell’indifferenza, che è la forma più moderna del paganesimo». Lo ha detto Papa Francesco nel recente incontro con i gesuiti in Romania, durante il suo viaggio apostolico nel Paese, dal 31 maggio al 2 giugno scorsi. La trascrizione del dialogo è stata pubblicata su «La Civiltà Cattolica», con la data di oggi, a cura di padre Antonio Spadaro.

«Nell’indifferenza tutto è centrato sull’io. Non c’è capacità di prendere posizione su ciò che accade», ha segnalato il Papa, che ha indicato una fotografia pubblicata dall’Osservatore Romano, dal titolo «Indifferenza». «Nell’immagine si vede una signora molto ben vestita, con una pelliccia e un bel cappello, che esce in una notte d’inverno da un ristorante di lusso. E poi nella foto accanto a lei c’è una signora per terra che chiede l’elemosina. Ma la signora guarda da un’altra parte», ha spiegato il pontefice. «A me questa fotografa ha fatto tanto pensare – ha ammesso il Papa -. È quella che noi in spagnolo chiamiamo la ‘calma chicha’. Come dite voi in italiano? Calma piatta». Quindi, nelle parole di Francesco, il ricordo di Sant’Ignazio, il quale «ci dice che se c’è indifferenza e non ci sono né consolazioni né desolazioni non va bene». «Se nulla si muove, si deve guardare che cosa succede. E anche a noi farà bene aprire gli occhi sulla realtà e guardare ciò che accade».

«Ci vuole pazienza, farsi carico degli avvenimenti e delle circostanze della vita», ha poi detto il Papa, rispondendo alla domanda su «come comportarci in tempi difficili». «Occorre portare sulle proprie spalle il peso della vita e delle sue tensioni. Lo sappiamo che occorre procedere con parresia e coraggio. Sono importanti – ha aggiunto Francesco, indicando come modello Pietro Favre -. Tuttavia ci sono tempi nei quali non si può andare troppo avanti, e allora bisogna avere pazienza e dolcezza». Dal Papa l’incoraggiamento a «essere innanzitutto vicini al Signore con la preghiera, col tempo trascorso davanti al tabernacolo». «E poi la vicinanza al popolo di Dio nella vita quotidiana, con le opere di carità per guarire le piaghe». Francesco ha ribadito il concetto della «Chiesa come ospedale da campo». «La Chiesa è tanto ferita, e oggi è pure tanto ferita da tensioni al suo interno». E ha indicato la via della mitezza: «Ci vuole mitezza!». «Questo non è il momento di convincere, di fare discussioni. Se uno ha un dubbio sincero, sì, si può dialogare, chiarire. Ma non rispondere agli attacchi». Infine, indicando l’esempio di Gesù «nel momento della tribolazione e dell’accanimento», il Papa ha affermato che «nel momento di accanimento non si può parlare». «Quando è in atto la persecuzione, restano da vivere la testimonianza e la vicinanza amante nella preghiera, nella carità e nella bontà. Si abbraccia la croce».