Vita Chiesa

Papa Francesco ai giovani del pre-Sinodo: «parlare con coraggio, ci vuole faccia tosta»

Entrato alle nove in punto nel Collegio internazionale Mater Ecclesiae, in Vaticano, Francesco ha salutato i circa 300 giovani, giunti da ogni continente, per partecipare all’importante appuntamento in preparazione del Sinodo dei vescovi sui giovani in programma ad ottobre.

«Far uscire quello che ognuno di voi ha nel cuore. Parlare con coraggio», perché ci vuole «faccia tosta». Con queste parole, pronunciate a braccio, come gran parte del suo discorso, sia all’inizio sia alla fine, il Papa ha invitato i 300 giovani presenti al pre-Sinodo a parlare con parresìa. «Qui la vergogna si lascia dietro la porta, si parla con coraggio», ha esordito Francesco: «Quello che sento lo dico, e se qualcuno si sente offeso, chiedo perdono e vado avanti». «Parlare con umiltà», l’altro invito del Papa: «Se parla qualcuno che non mi piace lo devo ascoltare di più, ognuno ha diritto di essere ascoltato, come ognuno ha diritto di parlare». «In momenti difficili il Signore fa andare avanti la storia con i giovani», ha detto Francesco citando la vicenda di Samuele: «In quel tempo non c’era l’abitudine di sentire la voce di Dio: era un popolo disorientato, è stato un giovane ad aprire quella porta. I giovani non hanno vergogna». I giovani, ha proseguito, «hanno più forza per ridere, anche per piangere»: «Tante volte noi abbiamo dimenticato la capacità di piangere», l’analisi del Papa. «Per favore, siate coraggiosi in questi giorni, dite tutto quello che vi viene in bocca». «Vi invito allora, in questa settimana, a esprimervi con franchezza e in tutta libertà», ha ripetuto Francesco al termine del suo discorso: «L’ho detto e lo ripeto: faccia tosta». «Siete i protagonisti ed è importante che parliate apertamente», ha ribadito: «Vi assicuro che il vostro contributo sarà preso sul serio. Già da ora vi dico grazie; e vi chiedo, per favore, di non dimenticarvi di pregare per me. E quelli che non possono pregare, almeno mi pensino bene».

«La gioventù non esiste, esistono i giovani». Ne è convinto il Papa, che nel discorso ha contestato – a braccio – una lettura semplicemente sociologica dell’universo giovanile. «Esistono le storie, i volti, gli sguardi, le illusioni, esistono i giovani», la tesi di Francesco. «Parlare della gioventù – ha ammonito – è facile: si fanno astrazioni, percentuali», invece «bisogna interloquire, sentire i giovani». «I giovani non sono il Premio Nobel della prudenza», ha affermato il Papa sempre a braccio. «Qualcuno pensa che sarebbe più facile tenervi a distanza di sicurezza, così da non farsi provocare da voi», ha ammonito: «Ma non basta scambiarsi qualche messaggino o condividere foto simpatiche. I giovani vanno presi sul serio!». «Mi sembra che siamo circondati da una cultura che, se da una parte idolatra la giovinezza cercando di non farla passare mai, dall’altra esclude tanti giovani dall’essere protagonisti», la denuncia del Papa: «È la filosofia del trucco», ha commentato a braccio stigmatizzando quegli adulti che «si truccano per sembrare più giovani ma non fanno spazio ai giovani, non li lasciano crescere».

«Spesso siete emarginati dalla vita pubblica e vi trovate a mendicare occupazioni che non vi garantiscono un domani», l’altra denuncia del Papa, che a braccio ha snocciolato i dati sulla disoccupazione giovanile: «In Italia il tasso di disoccupazione dai 25 anni in su è del 35%, in un altro Paese d’Europa vicino all’Italia è del 47%, in un altro Paese vicino è più del 50%». «Cosa fa un giovane che non trova lavoro?», si è chiesto Francesco: «Si ammala di depressione, cade nelle dipendenze, si suicida». «Le statistiche sui suicidi giovanili sono tutte truccate», ha detto il Papa. L’altra ipotesi: un giovane «fa il ribelle e prende un aereo per un Paese che non voglio nominare e si arruola nei movimenti dei guerriglieri. Almeno ha un senso da vivere e avrà uno stipendio mensile…». «Questo è un peccato sociale, e la società è responsabile di questo», ha esclamato il Papa: «Io vorrei che foste voi a dire le cause, a dire come voi vivete questo dramma: ci aiuterebbe tanto!», l’appello ai giovani presenti.

La Chiesa ascolta i giovani, «nessuno escluso». «Questa Riunione pre-sinodale vuol essere segno di qualcosa di grande: la volontà della Chiesa di mettersi in ascolto di tutti i giovani, nessuno escluso». Così il Papa ha riassunto l’obiettivo del pre-Sinodo, che si è aperto oggi in Vaticano in preparazione all’appuntamento di ottobre. «E questo lo fa non per fare politica – ha precisato Francesco a braccio – o per una artificiale ‘giovano-filia’, ma perché abbiamo noi bisogno di capire meglio cosa Dio e la storia ci sta chiedendo. Se mancate voi, ci manca una parte dell’accesso a Dio». «Il prossimo Sinodo si propone in particolare di sviluppare le condizioni perché i giovani siano accompagnati con passione e competenza nel discernimento vocazionale, cioè nel riconoscere e accogliere la chiamata all’amore e alla vita in pienezza», ha spiegato il Papa citando il documento preparatorio: «Tutti noi abbiamo questa chiamata. Questa è la certezza di fondo: Dio ama ciascuno e a ciascuno rivolge personalmente una chiamata. È un dono che, quando lo si scopre, riempie di gioia. Siatene certi: Dio ha fiducia in voi, vi ama e vi chiama. E da parte sua non verrà meno, perché è fedele e crede davvero in voi. Vi rivolge la domanda che un giorno fece ai primi discepoli: ‘Che cosa cercate?’». «Anche io ve lo domando», ha proseguito Francesco a braccio: «Cosa cerchi nella tua vita? Dillo, ci farà bene ascoltarlo. Di questo abbiamo bisogno, di sentire vostro cammino nella vita».

«I giovani oggi ci chiedono vicinanza. No ai “guanti bianchi”». «Il prossimo Sinodo sarà anche un appello rivolto alla Chiesa, perché riscopra un rinnovato dinamismo giovanile». Ne è convinto il Papa, che ha citato anche alcune e-mail del questionario messo in rete dalla Segreteria del Sinodo, che ha ringraziato per l’impegno profuso nell’organizzare questa iniziativa in preparazione al Sinodo di ottobre. «Mi ha colpito l’appello lanciato da diversi giovani, che chiedono agli adulti di stare loro vicini e di aiutarli nelle scelte importanti», la testimonianza di Francesco: «Una ragazza ha osservato che ai giovani mancano punti di riferimento e che nessuno li sprona ad attivare le risorse che hanno. Poi, accanto agli aspetti positivi del mondo giovanile, ha sottolineato i pericoli, tra cui l’alcool, la droga, una sessualità vissuta in maniera consumistica. Sono dipendenze. E ha concluso quasi con un grido: ‘Aiutate il nostro mondo giovanile che va sempre più a rotoli’». «Non so se il mondo giovanile vada sempre più a rotoli», ha commentato il Papa: «Ma sento che il grido di questa ragazza è sincero e richiede attenzione. Sta a voi rispondere a questa ragazza, interloquire, è una di voi». «Anche nella Chiesa dobbiamo imparare nuove modalità di presenza e di vicinanza», ha proseguito Francesco, che poi ha aggiunto a braccio: «I giovani oggi chiedono alla Chiesa vicinanza. Voi cristiani, voi che credete nella vicinanza di Cristo, voi cattolici: siate vicini, non lontani, e voi sapete bene che ci sono tante modalità di allontanarsi». No, allora, ai «guanti bianchi», alla tentazione di «prendere le distanze per non sporcarsi le mani»: «Oggi i giovani ci chiedono vicinanza: ai cattolici, ai credenti, a noi credenti, tutti». Un esempio, apprezzato dai giovani in una delle loro mail, è la vicinanza dei religiosi in mezzo ai giovani: «Uomini e donne consacrate che sono vicini, ascoltano, conoscono, e a chi chiede consiglio, consigliano. Io conosco qualcuno di voi che fa questo». Poi Francesco ha citato «lo splendido messaggio ai giovani del Concilio Vaticano II». «È anche oggi uno stimolo a lottare contro ogni egoismo e a costruire con coraggio un mondo migliore», ha commentato: «È un invito a cercare nuovi cammini e a percorrerli con audacia e fiducia, tenendo fisso lo sguardo su Gesù e aprendosi allo Spirito Santo, per ringiovanire il volto stesso della Chiesa. Perché è in Gesù e nello Spirito che la Chiesa trova la forza di rinnovarsi sempre, compiendo una revisione di vita sul suo modo di essere, chiedendo perdono per le sue fragilità e inadeguatezze, non risparmiando le energie per mettersi al servizio di tutti, col solo intento di essere fedele alla missione che il Signore le ha affidato: vivere e annunciare il Vangelo».

«Un uomo e una donna che non rischia non matura: un’istituzione che fa scelte per non rischiare rimane bambina, non cresce». Lo ha detto, ancora a braccio, il Papa, che nella parte finale del suo discorso di apertura al pre-Sinodo dei giovani ha detto ai 300 giovani presenti: «Rischiate, accompagnati dalla prudenza, dal consiglio, ma andate avanti. Senza rischiare sapete cosa succede a un giovane? Invecchia, va in pensione a vent’anni. Un giovane invecchia e invecchia pure la Chiesa». «Lo dico con dolore», ha proseguito Francesco sempre fuori testo: «Quante volte trovo comunità cristiane, anche di giovani, che sono vecchie: sono invecchiate perché avevano paura di uscire alle periferie esistenziali della vita, di uscire lì dove si gioca il futuro. Una cosa è la prudenza, che è una virtù, un’altra è la paura». «Perciò abbiamo bisogno di voi giovani, pietre vive di una Chiesa dal volto giovane, ma non truccato», ha spiegato il Papa: «Non ringiovanito artificialmente, ma ravvivato da dentro. E voi ci provocate a uscire dalla logica del ‘si è sempre fatto così’». «Questo è un veleno», ha commentato Francesco a braccio, «ma un veleno dolce, perché ti tranquillizza l’anima, ti lascia un po’ anestetizzato e non ti fa camminare». «Restare in modo creativo nel solco dell’autentica tradizione cristiana», la direzione di marcia indicata dal Papa: «Ai cristiani raccomando di leggere il libro degli Atti degli apostoli. La creatività di quegli uomini: sapevano andare avanti con una creatività che, se facciamo una traduzione su quello che significa oggi, ci spaventa». «Voi create una cultura nuova, ma questa cultura non può essere sradicata», il monito ai giovani: «Un passo avanti, ma guarda le radici. Non torni alle radici perché finiresti sotterrato, un passo avanti ma sempre con le radici». «E le radici sono i vecchi», ha ripetuto sempre fuori testo il Papa tornando su un tema a lui caro: «Sono bravi i vecchi! Le radici sono i nonni, sono quelli che hanno vissuto la vita e che questa cultura dello scarto li scarta, perché non servono, li manda fuori. I vecchi hanno questo carisma di portare le radici». «Parlate con i vecchi», il consiglio di Francesco, che ha raccontato un episodio accaduto quando, da vescovo a Buenos Aires, aveva suggerito ai giovani di andare a trovare gli anziani in una casa di riposo portando con sé una chitarra. «Un’oretta, avevo detto. Sono stati lì più di due ore, non volevano uscire, perché i vecchi hanno sentito la chitarra e si sono svegliati e i giovani hanno sentito cose che li toccavano dentro, hanno preso la saggezza e sono andati avanti». Di qui l’attualità della profezia di Gioele: «I vecchi sogneranno e i giovani profetizzeranno». «Noi abbiamo bisogno di giovani profeti, ma mai sarete profeti se non prendete i sogni dei vecchi, se non andate a fare sognare un vecchio perché è annoiato e nessuno lo ascolta. Fate sognare i vecchi, e questi sogni vi faranno andare avanti».

Il saluto del card. Baldisseri. «Grazie, perché ha voluto che il Sinodo ‘sui’ giovani fosse anche in certo modo un Sinodo ‘per’ i giovani, ‘con’ i giovani e ‘dei’ giovani, in cui tutti i ragazzi e le ragazze possano sentirsi protagonisti ed esprimere ciò che portano nel cuore, nella consapevolezza che – come ella ha affermato nella bellissima Veglia di preghiera per la Gmg dello scorso anno – ‘ogni giovane ha qualcosa da dire agli altri, ha qualcosa da dire agli adulti, ha qualcosa da dire ai preti, alle suore, ai vescovi e al Papa’». È il saluto del card. Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei vescovi, al Papa, all’inizio del pre-Sinodo dei giovani. «Grazie – ha proseguito il porporato – perché ha voluto convocare questa Riunione pre-sinodale come ulteriore tappa del cammino di preparazione al Sinodo, una tappa che permetterà concretamente a tanti giovani – a quelli presenti fisicamente qui a Roma, ma anche a quelli collegati attraverso le reti di comunicazione sociale – di dialogare, di confrontarsi apertamente e di giungere a elaborare un Documento condiviso in vista dell’Assemblea sinodale di ottobre». Poi gli auguri per il quinto anniversario di pontificato: «Un anniversario che ci fa il grande dono di celebrare insieme a noi», le parole di Baldisseri, che ha ricordato come «in questi cinque anni ci ha mostrato in moltissime occasioni che i giovani Le stanno a cuore: li ha incontrati a Roma e nei Paesi che ha visitato durante i suoi viaggi apostolici, li ha esortati a non tagliare le radici con la storia che li precede, li ha invitati a dare il loro contributo al rinnovamento della Chiesa, li ha abbracciati e consolati negli ospedali, nelle carceri, nei campi profughi e in tutti quei luoghi in cui i giovani devono spesso diventare adulti troppo in fretta».

«I ragazzi qui presenti ci offrono, per quanto possibile, uno spaccato dei giovani di tutto il mondo», la fotografia del cardinale: «Per una parte si tratta di giovani scelti dalle Conferenze episcopali e dei Sinodi delle Chiese cattoliche orientali, per un’altra parte si tratta di ragazzi provenienti dai Seminari e dalle Case di formazione alla vita religiosa; come pure di membri di associazioni, movimenti e nuove comunità ecclesiali; dei rappresentanti delle scuole e delle università cattoliche». Sono stati invitati poi «giovani provenienti dal mondo dell’arte (musica, danza, letteratura, teatro), da quello professionale (giornalismo, ricerca, informatica), dalla politica, l’economia, il servizio militare, lo sport, dal mondo della solidarietà (il volontariato, la disabilità, la tratta di persone, la povertà)», a cui si aggiungono «giovani rappresentanti delle altre Confessioni cristiane, di altre religioni e non credenti». Durante questa settimana, inoltre, «saranno presenti insieme ai giovani alcuni esperti della realtà giovanile, alcuni Facilitatori, che modereranno il lavoro all’interno dei Gruppi linguistici, e alcuni incaricati del Web, che coordineranno la partecipazione a distanza dei giovani iscritti», senza contare i giovani di tutto il mondo che potranno, attraverso il web, «partecipare a quest’evento inviando i loro contributi e così facendo sentire anche la loro voce». La parola-chiave del cammino sinodale è «ascolto», ha ricordato Baldisseri sulla scorta del Papa: «I giovani sono contemporaneamente oggetto e soggetto del cammino sinodale, chiamati a mettersi in ascolto dei loro Pastori, ma chiamati anche a parlare ai loro Pastori, ad aprire ad essi il loro cuore, in una circolarità virtuosa che è l’essenza stessa della sinodalità ecclesiale». Per questo, ha annunciato il cardinale, «domenica prossima, al termine dell’Eucaristia che apre i riti della Settimana Santa e celebra la XXXIII Giornata mondiale della gioventù, avremo la gioia e l’onore di consegnare nelle Sue mani il Documento scaturito dalla Riunione pre-sinodale, al quale i giovani affideranno i desideri e le speranze dei loro coetanei in tutto il mondo in vista del Sinodo di ottobre».