Vita Chiesa

Papa Francesco ai giovani: esperienza di Chiesa non è «flash mob»

«Nell’ottobre del 2018 la Chiesa celebrerà il Sinodo dei Vescovi sul tema: I giovani, la fede e il discernimento vocazionale», ricorda Francesco: «Ci interrogheremo su come voi giovani vivete l’esperienza della fede in mezzo alle sfide del nostro tempo. E affronteremo anche la questione di come possiate maturare un progetto di vita, discernendo la vostra vocazione, intesa in senso ampio, vale a dire al matrimonio, nell’ambito laicale e professionale, oppure alla vita consacrata e al sacerdozio». Il Papa esordisce citando il «meraviglioso incontro» a Cracovia, «dove abbiamo celebrato insieme la XXXI Giornata mondiale della gioventù e il Giubileo dei giovani, nel contesto dell’Anno Santo della Misericordia»: «Ci siamo lasciati guidare da san Giovanni Paolo II e santa Faustina Kowalska, apostoli della divina misericordia, per dare una risposta concreta alle sfide del nostro tempo», annota. «Abbiamo vissuto una forte esperienza di fraternità e di gioia, e abbiamo dato al mondo un segno di speranza», prosegue Francesco: «Le bandiere e le lingue diverse non erano motivo di contesa e divisione, ma occasione per aprire le porte dei cuori, per costruire ponti». Dopo Cracovia 2016, Panama 2019, ricorda il Papa: il nuovo tratto dell’itinerario di preparazione, al cui centro c’è la figura di Maria, «si ricollega al precedente, che era centrato sulle Beatitudini, ma ci spinge ad andare avanti».

No ai «giovani divano». «Maria non si chiude in casa, non si lascia paralizzare dalla paura o dall’orgoglio. Maria non è il tipo che per stare bene ha bisogno di un buon divano dove starsene comoda e al sicuro. Non è una giovane-divano!». Lo ricorda il Papa, citando il discorso pronunciato nella Veglia della Gmg di Cracovia, il 30 luglio scorso. «Se serve una mano alla sua anziana cugina, lei non indugia e si mette subito in viaggio», sottolinea Francesco a proposito dell’episodio evangelico della visitazione: «È lungo il percorso per raggiungere la casa di Elisabetta: circa 150 chilometri. Ma la giovane di Nazareth, spinta dallo Spirito Santo, non conosce ostacoli. Sicuramente le giornate di cammino l’hanno aiutata a meditare sull’evento meraviglioso in cui era coinvolta». «Così succede anche a noi quando ci mettiamo in pellegrinaggio», commenta il Papa: «Lungo la strada ci tornano alla mente i fatti della vita, e possiamo maturarne il senso e approfondire la nostra vocazione, svelata poi nell’incontro con Dio e nel servizio agli altri». «È una preghiera rivoluzionaria, quella di Maria, il canto di una giovane piena di fede, consapevole dei suoi limiti ma fiduciosa nella misericordia divina», scrive Francesco a proposito del Magnificat: «Questa piccola donna coraggiosa rende grazie a Dio perché ha guardato la sua piccolezza e per l’opera di salvezza che ha compiuto sul popolo, sui poveri e gli umili. La fede è il cuore di tutta la storia di Maria. Il suo cantico ci aiuta a capire la misericordia del Signore come motore della storia, sia di quella personale di ciascuno di noi sia dell’intera umanità». «Quando Dio tocca il cuore di un giovane, di una giovane, questi diventano capaci di azioni veramente grandiose», assicura il Papa, secondo il quale le «grandi cose» che l’Onnipotente ha fatto nell’esistenza di Maria «ci parlano anche del nostro viaggio nella vita, che non è un vagabondare senza senso, ma un pellegrinaggio che, pur con tutte le sue incertezze e sofferenze, può trovare in Dio la sua pienezza». «Come la giovane Maria, potete far sì che la vostra vita diventi strumento per migliorare il mondo», l’invito di Francesco ai giovani: «Gesù vi chiama a lasciare la vostra impronta nella vita, un’impronta che segni la storia, la vostra storia e la storia di tanti».

«Essere giovani non vuol dire essere disconnessi dal passato», perché «la nostra storia personale si inserisce in una lunga scia, in un cammino comunitario che ci ha preceduto nei secoli», spiega il Papa, nel messaggio. «Come Maria, apparteniamo a un popolo», scrive Francesco, «e la storia della Chiesa ci insegna che, anche quando essa deve attraversare mari burrascosi, la mano di Dio la guida, le fa superare momenti difficili». «La vera esperienza di Chiesa non è come un flashmob, in cui ci si dà appuntamento, si realizza una performance e poi ognuno va per la sua strada», spiega il Papa: «La Chiesa porta in sé una lunga tradizione, che si tramanda di generazione in generazione, arricchendosi al tempo stesso dell’esperienza di ogni singolo. Anche la vostra storia trova il suo posto all’interno della storia della Chiesa». «Fare memoria del passato serve anche ad accogliere gli interventi inediti che Dio vuole realizzare in noi e attraverso di noi», prosegue Francesco, «e ci aiuta ad aprirci per essere scelti come suoi strumenti, collaboratori dei suoi progetti salvifici». «Anche voi giovani potete fare grandi cose, assumervi delle grosse responsabilità, se riconoscerete l’azione misericordiosa e onnipotente di Dio nella vostra vita», assicura il Papa.

I ricordi non sono «disco rigido» o «nuvola virtuale». «In che modo ‘salvate’ nella vostra memoria gli eventi, le esperienze della vostra vita? Come trattate i fatti e le immagini impressi nei vostri ricordi?», chiede il Papa ai giovani nel messaggio per la prossima Gmg. «Ad alcuni, particolarmente feriti dalle circostanze della vita, verrebbe voglia di ‘resettare’ il proprio passato, di avvalersi del diritto all’oblio», scrive Francesco: «Ma vorrei ricordarvi che non c’è santo senza passato, né peccatore senza futuro. La perla nasce da una ferita dell’ostrica! Gesù, con il suo amore, può guarire i nostri cuori, trasformando le nostre ferite in autentiche perle». «I nostri ricordi però non devono restare tutti ammassati, come nella memoria di un disco rigido. E non è possibile archiviare tutto in una ‘nuvola’ virtuale», osserva il Papa: «Bisogna imparare a far sì che i fatti del passato diventino realtà dinamica, sulla quale riflettere e da cui trarre insegnamento e significato per il nostro presente e futuro. Compito arduo, ma necessario, è quello di scoprire il filo rosso dell’amore di Dio che collega tutta la nostra esistenza». «Tanti dicono che voi giovani siete smemorati e superficiali. Non sono affatto d’accordo!», obietta Francesco: «Però occorre riconoscere che in questi nostri tempi c’è bisogno di recuperare la capacità di riflettere sulla propria vita e proiettarla verso il futuro. Avere un passato non è la stessa cosa che avere una storia». «Nella nostra vita possiamo avere tanti ricordi, ma quanti di essi costruiscono davvero la nostra memoria?», chiede il Papa ai giovani: «Quanti sono significativi per il nostro cuore e aiutano a dare un senso alla nostra esistenza? I volti dei giovani, nei social, compaiono in tante fotografie che raccontano eventi più o meno reali, ma non sappiamo quanto di tutto questo sia ‘storia’, esperienza che possa essere narrata, dotata di un fine e di un senso».

La vita non è «reality show». Papa Francesco lancia poi un grido d’allarme: «Una società che valorizza solo il presente tende anche a svalutare tutto ciò che si eredita dal passato, come per esempio le istituzioni del matrimonio, della vita consacrata, della missione sacerdotale», che «finiscono per essere viste come prive di significato, come forme superate». Oggi, la denuncia di Francesco, «si pensa di vivere meglio in situazioni cosiddette ‘aperte’, comportandosi nella vita come in un reality show, senza scopo e senza fine». «I programma in tv – l’altro rilievo del Papa – sono pieni di cosiddetti reality show, ma non sono storie reali, sono solo minuti che scorrono davanti a una telecamera, in cui i personaggi vivono alla giornata, senza un progetto». «Non vi lasciate ingannare!», l’invito rivolto ai giovani: «Dio è venuto ad allargare gli orizzonti della nostra vita, in tutte le direzioni. Egli ci aiuta a dare il dovuto valore al passato, per progettare meglio un futuro di felicità: ma questo è possibile soltanto se si vivono autentiche esperienze d’amore, che si concretizzano nello scoprire la chiamata del Signore e nell’aderire ad essa. Ed è questa l’unica cosa che ci rende davvero felici».

Anche un videomessaggio. «Come la giovane di Nazareth, potete migliorare il mondo, per lasciare un’impronta che segni la storia, quella vostra e di molti altri». Lo dice il Papa, che quest’anno – oltre che con il tradizionale messaggio – ha voluto presentare la prossima Gmg (che si svolgerà a livello diocesano il 9 aprile, Domenica delle Palme) ai giovani di tutto il mondo con un video, in cui accenna ad alcune tematiche trattate nel documento e li invita a intraprendere il cammino di preparazione spirituale che condurrà alla prossima celebrazione internazionale della Gmg, in programma a Panama dal 22 al 27 gennaio 2019.