Vita Chiesa

Papa Francesco ai ministranti: «Nella nostra vita è sempre Dio a fare la prima mossa»

Prima dell’omelia i giovani hanno recitato e cantato inni, salmi e preghiere in tedesco, ungherese, francese, italiano e inglese. Tra le preghiere, quella della pace di san Francesco; tra le letture il brano di Isaia da cui è tratto il motto del pellegrinaggio: «Eccomi, manda me!». «È significativo – ha osservato il Papa – vedere che la prossimità e familiarità con Gesù» nel servizio dell’altare diventa occasione per «aprirsi agli altri», e sapere che «con l’aiuto di Gesù possiamo essere rivestiti di forza e intraprendere un grande viaggio nella vita in sua compagnia». Isaia scopre «che è sempre Dio a fare la prima mossa: ricordatevi – il monito di Francesco – nella nostra vita è sempre Dio a fare la prima mossa».

Isaia si accorge che «l’azione divina non viene impedita dalle sue imperfezioni, che è unicamente la benevolenza divina a renderlo idoneo alla missione, trasformandolo in una persona del tutto nuova e quindi capace di rispondere alla sua chiamata e di dire: ‘Eccomi, manda me’», ha aggiunto Papa Francesco nell’omelia dei vespri recitati questa sera in Piazza San Pietro. «Nell’Eucaristia e negli altri sacramenti sperimentate l’intima vicinanza di Gesù, la dolcezza ed efficacia della sua presenza. Non incontrate Gesù posto su un irraggiungibile trono alto ed elevato, ma nel pane e nel vino eucaristici, e la sua Parola non fa vibrare gli stipiti delle porte ma le corde del cuore», ha fatto notare. Come Isaia, «anche ciascuno di voi scopre che Dio, pur facendosi in Gesù vicino e chinandosi con amore verso di voi, rimane sempre immensamente più grande» e «fate l’esperienza che l’iniziativa è sempre di Dio, poiché è Lui che vi ha creati e voluti. È Lui che, nel battesimo, vi ha resi nuove creature ed è sempre Lui ad attendere con pazienza la risposta alla sua iniziativa e ad offrire perdono a chiunque glielo chiede con umiltà». Come Isaia, «anche noi siamo invitati a non rimanere chiusi in noi stessi, custodendo la nostra fede in un deposito sotterraneo nel quale ritirarci nei momenti difficili», il monito del Papa.

Siamo chiamati «a condividere la gioia di riconoscersi scelti e salvati dalla misericordia di Dio, ad essere testimoni che la fede è capace di dare nuova direzione ai nostri passi, che essa ci rende liberi e forti per essere disponibili e idonei alla missione», ha detto ancora Papa Francesco ai 10mila ministranti. «Com’è bello – l’osservazione del Pontefice – scoprire che la fede ci fa uscire da noi stessi, dal nostro isolamento e, proprio perché ricolmi della gioia di essere amici di Cristo Signore, ci fa muovere verso gli altri, rendendoci naturalmente missionari! Ministranti e ministranti missionari: così vi vuole Gesù!». «Più sarete vicini all’altare – ha aggiunto Francesco -, più vi ricorderete di dialogare con Gesù nella preghiera quotidiana, più vi ciberete della Parola e del Corpo del Signore e maggiormente sarete in grado di andare verso il prossimo portandogli in dono ciò che avete ricevuto, donando a vostra volta con entusiasmo la gioia che vi è stata donata». Il ringraziamento, infine, «per la vostra disponibilità a servire all’altare del Signore, facendo di questo servizio una palestra di educazione alla fede e alla carità verso il prossimo. Grazie di aver anche voi iniziato a rispondere al Signore, come il Profeta Isaia: ‘Eccomi, manda me’».