Vita Chiesa

Papa Francesco ai movimenti popolari: «Si salvano le banche e non le persone. È una vergogna»

Il Papa ha ricordato il loro lavoro e le loro rivendicazioni, tra cui «la felicità di ‘vivere bene», «la vita buona» e «non quell’ideale egoista che ingannevolmente inverte le parole e propone la ‘bella vita’». Invece, ha osservato «il colonialismo ideologico globalizzante cerca di imporre ricette sovraculturali che non rispettano l’identità dei popoli».

Il denaro governa ovunque. Papa Francesco si è congratulato con i membri dei movimenti popolari perché continuano «ad aprire strade e lottare», nonostante «forze potenti» possono «neutralizzare questo processo di maturazione di un cambiamento che sia in grado di spostare il primato del denaro e mettere nuovamente al centro l’essere umano». Questa «struttura ingiusta che collega tutte le esclusioni che voi soffrite»; ha osservato, si può trasformare in una «frusta esistenziale» che «rende schiavi, ruba la libertà, colpisce senza misericordia alcuni e minaccia costantemente altri» fin dove «vuole il denaro divinizzato». Il denaro governa dunque «con la frusta della paura, della disuguaglianza, della violenza economica, sociale, culturale e militare che genera sempre più violenza, in una spirale discendente che sembra non finire mai».

Cittadini «murati». «Dietro questa crudeltà che sembra massificarsi c’è il freddo soffio della paura»: è la constatazione di Papa Francesco. «C’è un terrorismo di base che deriva dal controllo globale del denaro sulla terra e minaccia l’intera umanità», è il concetto ripetuto oggi, ricordando che «nessun popolo, nessuna religione è terrorista». «Nessuna tirannia si sostiene senza sfruttare le nostre paure – ha affermato -. Da qui il fatto che ogni tirannia sia terroristica»: «E quando questo terrore, che è stato seminato nelle periferie con massacri, saccheggi, oppressione e ingiustizia, esplode nei centri con diverse forme di violenza, persino con attentati odiosi e vili, i cittadini che ancora conservano alcuni diritti sono tentati dalla falsa sicurezza dei muri fisici o sociali. Muri che rinchiudono alcuni ed esiliano altri. Cittadini murati, terrorizzati, da un lato; esclusi, esiliati, ancora più terrorizzati, dall’altro». In questo modo «la paura viene alimentata, manipolata», «si preferisce la guerra alla pace», «si diffonde la xenofobia», «guadagnano terreno le proposte intolleranti». Il Papa ha invitato a pregare «per tutti coloro che hanno paura» perché «la misericordia è il miglior antidoto», «meglio degli antidepressivi e degli ansiolitici», «molto più efficace, dei muri, delle inferriate, degli allarmi e delle armi».

La disoccupazione è «una atrofia del sistema socio-economico» che priva le persone «della dignità del lavoro», ha detto  ancora il Papa ai movimenti popolari, che si organizzano, inventano il lavoro, «creando una cooperativa, recuperando una fabbrica fallita, riciclando gli scarti della società dei consumi, affrontando l’inclemenza del tempo per vendere in una piazza, rivendicando un pezzetto di terra da coltivare per nutrire chi ha fame». «State imitando Gesù – ha detto -, perché cercate di risanare, anche se solo un pochino, anche se precariamente, questa atrofia del sistema socio-economico imperante che è la disoccupazione. Non mi stupisce che anche voi a volte siate sorvegliati o perseguitati, né mi stupisce che ai superbi non interessi quello che voi dite». «Dobbiamo aiutare a guarire il mondo dalla sua atrofia morale – ha sottolineato -. Questo sistema atrofizzato è in grado di fornire alcune ‘protesi’ cosmetiche che non sono vero sviluppo: crescita economica, progressi tecnologici, maggiore «efficienza» per produrre cose che si comprano, si usano e si buttano inglobandoci tutti in una vertiginosa dinamica dello scarto… Ma non consente lo sviluppo dell’essere umano nella sua integralità, lo sviluppo che non si riduce al consumo, che non si riduce al benessere di pochi, che include tutti i popoli e le persone nella pienezza della loro dignità, godendo fraternamente la meraviglia del creato. Questo è lo sviluppo di cui abbiamo bisogno: umano, integrale, rispettoso del creato».

Il dramma dei migranti, dei rifugiati e degli sfollati, ha detto ancora il Papa, «è una situazione obbrobriosa, che posso solo descrivere con una parola che mi venne fuori spontaneamente a Lampedusa: vergogna». «Lì, come anche a Lesbo, ho potuto ascoltare da vicino la sofferenza di tante famiglie espulse dalla loro terra per motivi economici o violenze di ogni genere, folle esiliate – l’ho detto di fronte alle autorità di tutto il mondo – a causa di un sistema socio-economico ingiusto e di guerre che non hanno cercato, che non hanno creato coloro che oggi soffrono il doloroso sradicamento dalla loro patria, ma piuttosto molti di coloro che si rifiutano di riceverli». Il Papa ha citato le parole dell’arcivescovo Hieronymus di Grecia a Lesbo quando ha parlato di «bancarotta dell’umanità». Perché, si è chiesto, «quando avviene la bancarotta di una banca, immediatamente appaiono somme scandalose per salvarla, ma quando avviene questa bancarotta dell’umanità non c’è quasi una millesima parte per salvare quei fratelli che soffrono tanto? E così il Mediterraneo è diventato un cimitero, e non solo il Mediterraneo… molti cimiteri vicino ai muri, muri macchiati di sangue innocente». Ma la migrazione, ha sottolineato, «è un problema del mondo».

«Non abbiate paura di entrare nelle grandi discussioni, nella Politica con la maiuscola»: è l’appello che il Papa ha rivolto oggi alle «organizzazioni degli esclusi e tante organizzazioni di altri settori della società» perché rivitalizzino e rifondino «le democrazie che stanno attraversando una vera crisi». Il rapporto tra popolo e democrazia, ha osservato, «dovrebbe essere naturale e fluido», ma «corre il pericolo di offuscarsi fino a diventare irriconoscibile». «Il divario tra i popoli e le nostre attuali forme di democrazia – ha sottolineato – si allarga sempre più come conseguenza dell’enorme potere dei gruppi economici e mediatici che sembrano dominarle». I movimenti popolari, che «non sono partiti politici» esprimono una «forma diversa, dinamica e vitale di partecipazione sociale alla vita pubblica». Il Papa ha però messo in guardia contro «due rischi che ruotano attorno al rapporto tra i movimenti popolari e politica: il rischio di lasciarsi incasellare e il rischio di lasciarsi corrompere». «Finché vi mantenete nella casella delle ‘politiche sociali’ – ha osservato -, finché non mettete in discussione la politica economica o la politica con la maiuscola, vi si tollera. Quell’idea delle politiche sociali concepite come una politica verso i poveri, ma mai con i poveri, mai dei i poveri e tanto meno inserita in un progetto che riunisca i popoli, mi sembra a volte una specie di carro mascherato per contenere gli scarti del sistema». Invece quando si osano «mettere in discussione le ‘macrorelazioni’, quando strillate, quando gridate, quando pretendete di indicare al potere una impostazione più integrale, allora non ci si tollera più tanto perché state uscendo dalla casella, vi state mettendo sul terreno delle grandi decisioni che alcuni pretendono di monopolizzare in piccole caste».

Così «la democrazia si atrofizza, diventa un nominalismo, una formalità, perde rappresentatività, va disincarnandosi perché lascia fuori il popolo nella sua lotta quotidiana per la dignità, nella costruzione del suo destino». «Non cadete nella tentazione della casella che vi riduce ad attori secondari o, peggio, a meri amministratori della miseria esistente – ha avvertito -. In questi tempi di paralisi, disorientamento e proposte distruttive, la partecipazione da protagonisti dei popoli che cercano il bene comune può vincere, con l’aiuto di Dio, i falsi profeti che sfruttano la paura e la disperazione, che vendono formule magiche di odio e crudeltà o di un benessere egoistico e una sicurezza illusoria».

«La corruzione, la superbia e l’esibizionismo dei dirigenti aumenta il discredito collettivo, la sensazione di abbandono e alimenta il meccanismo della paura che sostiene questo sistema iniquo»: è la denuncia fatta oggi da Papa, che ha invitato a non «lasciarsi corrompere». «Come la politica non è una questione dei politici – ha osservato -, la corruzione non è un vizio esclusivo della politica. C’è corruzione nella politica, c’è corruzione nelle imprese, c’è corruzione nei mezzi di comunicazione, c’è corruzione nelle chiese e c’è corruzione anche nelle organizzazioni sociali e nei movimenti popolari». Una corruzione «radicata in alcuni ambiti della vita economica, in particolare nell’attività finanziaria, e che fa meno notizia della corruzione direttamente legata all’ambito politico e sociale. È giusto dire che tante volte si utilizzano i casi corruzione con cattive intenzioni». Chi sceglie di servire gli altri deve vivere, ha ribadito, deve vivere «un forte senso di austerità e di umiltà. Questo vale per i politici ma vale anche per i dirigenti sociali e per noi pastori».

La politica non è per chi ama il lusso. «A qualsiasi persona che sia troppo attaccata alle cose materiali o allo specchio, a chi ama il denaro, i banchetti esuberanti, le case sontuose, gli abiti raffinati, le auto di lusso, consiglierei di capire che cosa sta succedendo nel suo cuore e di pregare Dio di liberarlo da questi lacci», ha suggerito il Papa. Poi, citando l’ex-presidente dell’Uruguay José «Pepe» Mujica presente all’incontro, ha invitato «colui che sia affezionato a tutte queste cose, per favore, che non si metta in politica, non si metta in un’organizzazione sociale o in un movimento popolare, perché farebbe molto danno a sé stesso e al prossimo e sporcherebbe la nobile causa che ha intrapreso. E neanche che si metta in seminario». «Davanti alla tentazione della corruzione – ha sottolineato -, non c’è miglior rimedio dell’austerità; e praticare l’austerità è, in più, predicare con l’esempio». «Chiedo a voi dirigenti – ha affermato – di non stancarvi di praticare l’austerità e chiedo a tutti di esigere dai dirigenti questa austerità, che – del resto – li farà molto felici».