Vita Chiesa

Papa Francesco: ai vincenziani, «Chi adora diventa più misericordioso»

Adorare, accogliere, andare. «Oggi vorrei incoraggiarvi a proseguire questo cammino, proponendovi tre semplici verbi che credo molto importanti per lo spirito vincenziano, ma anche per la vita cristiana in generale: adorare, accogliere, andare», la triplice consegna del Papa alle migliaia di persone, provenienti da tutto il mondo, presenti oggi in piazza San Pietro e riconoscibili dai fazzoletti e cappellini gialli.

«Chi adora, chi frequenta la sorgente viva dell’amore non può che rimanerne, per così dire, ‘contaminato’. E comincia a comportarsi con gli altri come il Signore fa con lui: diventa più misericordioso, più comprensivo, più disponibile, supera le proprie rigidità e si apre agli altri». Con queste parole il Papa ha spiegato il senso della prima delle sue tre consegne. «Per San Vincenzo – ha ricordato – la preghiera non è soltanto un dovere e tanto meno un insieme di formule: è fermarsi davanti a Dio per stare con Lui, per dedicarsi semplicemente a Lui. È questa la preghiera più pura, quella che fa spazio al Signore e alla sua lode, e a nient’altro: l’adorazione».

«Una volta scoperta, l’adorazione diventa irrinunciabile, perché è pura intimità col Signore, che dà pace e gioia, e scioglie gli affanni della vita», ha assicurato Francesco durante l’udienza: «A qualcuno che era sotto particolare pressione, San Vincenzo consigliava anche di stare in preghiera ‘senza tensione, gettandosi in Dio con semplici sguardi, senza cercare di avere la sua presenza con sforzi sensibili, ma abbandonandosi a lui’». «Ecco l’adorazione», il commento del Papa: «Mettersi davanti al Signore, con rispetto, con calma e nel silenzio, dando a lui il primo posto, abbandonandosi fiduciosi. Per poi chiedergli che il suo Spirito venga a noi e lasciare che le nostre cose vadano a Lui». In questo modo, ha spiegato Francesco, «anche le persone bisognose, i problemi urgenti, le situazioni pesanti e difficili rientrano nell’adorazione, tanto che San Vincenzo chiedeva di ‘adorare in Dio’ persino le ragioni che si faticano a comprendere e accettare».

Accogliere «non richiede solo di far posto a qualcuno, ma di essere persone accoglienti, disponibili, abituate a darsi agli altri», ha spiegato il Papa alla Famiglia Vincenziana. E ha precisato che «accogliere significa ridimensionare il proprio io, raddrizzare il modo di pensare, comprendere che la vita non è la mia proprietà privata e che il tempo non mi appartiene. È un lento distacco da tutto ciò che è mio: il mio tempo, il mio riposo, i miei diritti, i miei programmi, la mia agenda. Chi accoglie rinuncia all’io e fa entrare nella vita il tu e il noi». «Il cristiano accogliente è un vero uomo e donna di Chiesa, perché la Chiesa è Madre e una madre accoglie la vita e la accompagna», l’identikit del Papa: «E come un figlio assomiglia alla madre, portandone i tratti, così il cristiano porta questi tratti della Chiesa. Allora è un figlio veramente fedele della Chiesa chi è accogliente, chi senza lamentarsi crea concordia e comunione e con generosità semina pace, anche se non viene ricambiato». «San Vincenzo ci aiuti a valorizzare questo ‘Dna’ ecclesiale dell’accoglienza, della disponibilità, della comunione, perché nella nostra vita scompaiano ogni asprezza, sdegno, ira, grida e maldicenze con ogni sorta di malignità», l’invito.

«L’amore è dinamico, esce da sé. Chi ama non sta in poltrona a guardare, aspettando l’avvento di un mondo migliore, ma con entusiasmo e semplicità si alza e va». È la terza consegna del Papa alla Famiglia Vincenziana. Il Papa ha citato San Vincenzo de’ Paoli: «La nostra vocazione è dunque di andare, non in una parrocchia e neppure soltanto in una diocesi, ma per tutta la terra. E a far che? Ad infiammare il cuore degli uomini, facendo quello che fece il Figlio di Dio, Lui che è venuto a portare il fuoco nel mondo per infiammarlo del suo amore». «Questa vocazione è sempre valida per tutti», il commento del Papa, e «pone a ciascuno delle domande: io vado incontro agli altri, come vuole il Signore? Porto dove vado questo fuoco della carità o resto chiuso a scaldarmi davanti al mio caminetto?». «Vi ringrazio perché siete in movimento per le strade del mondo, come San Vincenzo vi chiederebbe anche oggi», il tributo: «Vi auguro di non fermarvi, ma di continuare ad attingere ogni giorno dall’adorazione l’amore di Dio e di diffonderlo nel mondo attraverso il buon contagio della carità, della disponibilità, della concordia. Benedico tutti voi e i poveri che incontrate. E vi chiedo, per favore, di non dimenticarvi di pregare per me».