Vita Chiesa

Papa Francesco al Katholikentag: no a «fanatismo». La pace inizia «nella scelta delle parole che usiamo»

«Lo osserviamo nella sfera familiare, nei luoghi di lavoro, nelle associazioni, nei quartieri, nelle regioni e nelle nazioni», prosegue Francesco, secondo il quale «ovunque l’uomo in quanto tale non sia considerato un dono di Dio c’è disaccordo, risentimento e odio». «Sono profondamente preoccupato per le persone, specialmente per i bambini e i giovani, che sono costretti a fuggire a causa di guerra e violenza nel loro Paese per salvare la vita», il grido d’allarme di Francesco: «Bussano alle nostre porte chiedendo aiuto e accoglienza. Nei loro occhi vediamo la nostalgia della pace». «370 anni fa, la città di Münster è stata la scena di una pace significativa dopo una guerra devastante», ha ricordato il Papa: «Fu concordato che l’omicidio di guerra, commesso dall’uomo anche abusando del nome di una religione, avesse fine».

«Il Katholikentag che si svolge qui a Münster ci esorta a imparare la via della pace per il nostro futuro dalla nostra storia. Uno strumento-chiave per raggiungere questo è il nostro impegno cristiano in famiglia, nelle nostre scuole e istituzioni di formazione, ma anche e soprattutto in politica», scrive il Papa. «La pace continua a crescere anche quando i cristiani di diverse confessioni si manifestano pubblicamente uniti nella testimonianza a Cristo e si impegnano insieme nella società, perché Cristo è la nostra pace», prosegue Francesco: «La pace richiede la rispettosa convivenza di tutte le persone di buona volontà di tutte le religioni e di tutte le confessioni. Tutti possono essere pietre preziose per la costruzione di una società amante della pace. Cercare la pace e renderla tale è compito di tutti gli uomini». «Siate messaggeri di pace, di responsabilità e misericordia, soprattutto per le giovani generazioni!», la consegna del Papa ai cattolici tedeschi: «In ogni bambino, in qualsiasi Paese sia nato, è Cristo che ci guarda, Cristo che è venuto nel nostro mondo come un bambino indifeso. I bambini sono il futuro!». «Le grandi opere di aiuto della Chiesa, le associazioni e molte parrocchie danno un prezioso contributo» alla pace, che però «inizia anche in modo semplice e modesto nel nostro linguaggio, nella scelta delle parole che usiamo», ammonisce Francesco: «Con parole che sono come il pane, fortificanti, di apprezzamento, buone, chiarificatrici e affidabili: così inizia la pace. Parole che amano la verità, pronunciate dalla nostra bocca – nella società e nella Chiesa, in famiglia e nella cerchia di amici, al lavoro o nel tempo libero -, servono la pace. Così anche le parole delle nostre preghiere!».