Vita Chiesa

Papa Francesco alla Penitenzieria aspostolica, «Il volto misericordioso di Dio»

«Non esiste alcun peccato che Dio non possa perdonare! Nessuno! Solo ciò che è sottratto alla divina misericordia – parola del Papa – non può essere perdonato». Tre le «esigenze» evidenziate da Francesco: «vivere il sacramento come mezzo per educare alla misericordia; lasciarsi educare da quanto celebriamo; custodire lo sguardo soprannaturale». «Vivere il sacramento come mezzo per educare alla misericordia – ha spiegato -, significa aiutare i nostri fratelli a fare esperienza di pace e di comprensione, umana e cristiana. La confessione non deve essere una ‘tortura’, ma tutti dovrebbero uscire dal confessionale con la felicità nel cuore, con il volto raggiante di speranza». Non deve essere «un pesante interrogatorio, fastidioso ed invadente», bensì «un incontro liberante e ricco di umanità». Ai confessori un invito: «lasciatevi educare dal sacramento della riconciliazione! Quante volte ci capita di ascoltare confessioni che ci edificano!».

«Anime semplici», ha chiosato il Papa, che «si abbandonano totalmente al Signore», che si fidano della Chiesa e del confessore. «Ci è dato anche, spesso, di assistere a veri e propri miracoli di conversione». «Quanto possiamo imparare dalla conversione e dal pentimento dei nostri fratelli!», ha fatto notare il Pontefice. Quando si ascoltano le confessioni sacramentali dei fedeli, l’esortazione successiva, «occorre tenere sempre lo sguardo interiore rivolto al Cielo, al soprannaturale». «Tutti siamo stati costituiti ministri della riconciliazione per pura grazia di Dio». «Non dobbiamo mai perdere questo sguardo soprannaturale, che ci rende davvero umili, accoglienti e misericordiosi verso ogni fratello e sorella che chiede di confessarsi. Anche il modo di ascoltare l’accusa dei peccati – il monito di Francesco – dev’essere soprannaturale, rispettoso della dignità e delle storia personale di ciascuno». Per questo, ha concluso richiamando un passaggio dell’Evangelii gaudium, la Chiesa «è chiamata ad ‘iniziare i suoi membri – sacerdoti, religiosi e laici – all”arte dell’accompagnamento’, perché tutti imparino sempre a togliersi i sandali davanti alla terra sacra dell’altro’». Ogni fedele penitente «che si accosta al confessionale è ‘terra sacra’, da ‘coltivare’ con dedizione, cura e attenzione pastorale».

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