Vita Chiesa

Papa Francesco con i giornalisti traccia un primo bilancio del viaggio in America Latina

Sul volo di ritorno verso Roma, domenica sera, 12 luglio, il Pontefice ha risposto come di consueto ai giornalisti. E ha spiegato che ha voluto recarsi nel suo continente d’origine per incoraggiare questa Chiesa giovane, nella convinzione che essa abbia tanto da dare a quella che vive in altre parti del mondo. Soprattutto all’Europa, dove spaventa il calo delle nascite, e per la quale Francesco è tornato ad auspicare politiche di sostegno alle famiglie. Ecco alcuni dei temi trattati.

«I fratelli devono dialogare, i popoli latinoamericani devono dialogare, dialogare per creare la Patria Grande, il dialogo è necessario». Così Papa Francesco sul volo di ritorno dall’America latina. Considera giusto l’anelito dei boliviani di avere uno sbocco al mare?, ha chiesto al Papa un giornalista latino-americano. «In questo momento io devo essere molto rispettoso, perché la Bolivia ha fatto ricorso a un tribunale internazionale. Se io faccio un commento ora, io sono il capo di uno Stato, sembrerebbe che mi immischi nella sovranità di un altro Stato», ha detto il Papa. «Io rispetto la decisione che ha preso il popolo boliviano che ha fato questo ricorso».

Ho energie ma non ho assaggiato coca. Papa Francesco chiude la leggenda che lo ha accompagnato durante il viaggio in Bolivia, circa un suo presunto desiderio di assaggiare le foglie di coca, in risposta ad un giornalista che, sul volo di ritorno dall’America latina, gli ha chiesto come fa ad avere tanta energie, come si è visto nel corso di questo viaggio che lo ha portato a pronunciare oltre venti discorsi in tre paesi diversi visitati in poco più di una settimana. «Qual è il suo segreto?», gli ha domandato il cronista spagnolo a quanto riportato dalla Radio vaticana. «Qual è la sua ‘droga’, vorrebbe domandare lui», ha ribattuto il Papa, «eh, quella era la domanda!». E poi: «Ma, il mate mi aiuta, ma non ho assaggiato la coca. Questo è chiaro, eh?».

Autocritica del Papa sulla «classe media». Un giornalista ha chiesto al Papa: «In questo viaggio abbiamo sentito tanti messaggi forti per i poveri, anche tanti messaggi forti, a volte severi, per i ricchi e i potenti, ma una cosa che abbiamo sentito pochissimo erano messaggi per la classe media, cioè la gente che lavora, la gente che paga le tasse, la gente normale»). «Grazie tante, è una bella correzione, grazie!», ha risposto il Papa. «Lei ha ragione, è uno sbaglio da parte mia. Devo pensare su questo. Farò qualche commento ma non per giustificarmi. Lei ha ragione, devo pensare un po’. Il mondo è polarizzato. La classe media diviene più piccola. La polarizzazione fra i ricchi e i poveri è grande, questo è vero, e forse questo mi ha portato a non tenere conto di quello. Parlo del mondo, alcuni Paesi no, vanno benissimo, ma nel mondo in genere la polarizzazione si vede e il numero dei poveri è grande. Poi perché parlo dei poveri? Ma perché è al cuore del Vangelo, e sempre parlo dal Vangelo sulla povertà, benché sia sociologica. Poi, sulla classe media ci sono alcune parole che ho detto, però un po’ “en passant”. Ma la gente semplice, la gente comune, l’operaio … quello è un grande valore. Ma credo che Lei mi dica una cosa che devo fare, devo approfondire di più il magistero su questo. La ringrazio».

Movimenti sociali non sono nemici. «Il mondo dei Movimenti popolari è una realtà; è una realtà molto grande, in tutto il mondo. Io che ho fatto? Ciò che ho fatto è dare a loro la dottrina sociale della Chiesa, lo stesso che faccio con il mondo dell’impresa». Così Papa Francesco ha risposto al giornalista che, sul volo di ritorno dall’America latina, domandava perché Francesco «punta molto sui Movimenti popolari e meno sul mondo dell’impresa». «C’è una Dottrina sociale della Chiesa. Se Lei legge quello che ho detto ai Movimenti popolari, che è un discorso abbastanza grande, è un riassunto della Dottrina sociale della Chiesa, ma applicata alla loro situazione. Ma è la Dottrina sociale della Chiesa». Al giornalista che insisteva («Lei pensa che la Chiesa la seguirà in questa mano tesa?»), il Papa ha risposto: «Sono io che seguo la Chiesa qui, perché semplicemente predico la Dottrina sociale della Chiesa a questo Movimento. Non è una mano tesa con un nemico, non è un fatto politico, no. È un fatto catechetico. Voglio che questo sia chiaro». «Sono movimenti che hanno forza, e questa gente, che sono tanti e tanti, non si sente rappresentata dai sindacati, perché dicono che i sindacati adesso sono una corporazione, non lottano – adesso sto semplificando un po’ – ma l’idea di tanta gente, questa gente, è che non lottano per i diritti dei più poveri», ha detto il Papa ad un’altra domanda sui movimenti sociali incontrati in Bolivia. «Non è che la Chiesa fa una opzione per la strada anarchica. No, non sono anarchici: questi lavorano, cercano di fare tanti lavori anche con gli scarti, le cose che avanzano; sono lavoratori davvero». Più in generale, «ogni parola, ogni frase di un discorso – ha risposto il Papa ad un’ulteriore domanda – può essere strumentalizzata. Sì, non ho paura, semplicemente dico, ma guardate il contesto! Se sbaglio, con un po’ di vergogna chiedo scusa e vado avanti».

Usa e Cuba perderanno entrambi qualcosa, guadagneranno pace. «Cosa perde Cuba e cosa perdono gli Stati Uniti? Tutti e due guadagneranno qualcosa e perderanno qualcosa, perché in un negoziato è così. Ma quello che guadagneranno tutti e due, è la pace. Questo è sicuro». Così Papa Francesco in risposta ai giornalisti. «L’incontro, l’amicizia, la collaborazione: questo è il guadagno. Ma cosa perderanno non riesco a pensarlo, saranno cose concrete, ma sempre in un negoziato si guadagna e si perde».

«Critiche dagli Usa? Le studierò per dialogare quando andrò». Papa Francesco studierà le critiche che gli vengono indirizzare dagli Stati Uniti per le sue critiche nette al capitalismo per poter «dialogare» quando andrà negli Usa il prossimo settembre. «Santità – gli ha domandato, a quanto riportato dalla Radio Vaticana, uno dei giornalisti presenti sul volo che lo ha riportato a Roma dall’America latina – uno dei messaggi più forti di questo viaggio è stato che il sistema economico globale spesso impone la mentalità del profitto a ogni costo, a scapito dei poveri. Questo è percepito dagli statunitensi come una critica diretta del loro sistema e modo di vivere. Lei come risponde a questa percezione? E qual è la sua valutazione dell’impatto degli Stati Uniti nel mondo?». Il Papa ha risposto: «Quello che ho detto, quella frase, non è nuova. L’ho detto nella Evangelii Gaudium: “questa economia uccide”. Quella frase la ricordo bene, c’è un contesto. E l’ho detta nella Laudato sì, la critica è una cosa non nuova, si sa. Ho sentito che alcune critiche sono state fatte negli Stati Uniti. L’ho sentito. Ma non le ho lette e non ho avuto il tempo di studiarle bene, perché ogni critica dev’essere recepita e studiata per poi fare il dialogo. Lei mi chiederà, che cosa penso, ma se io non ho dialogato con quelli che fanno la critica non ho diritto di fare un pensiero così, isolato dal dialogo». Ad ogni modo, il Papa non ha ancora cominciato a preparare il viaggio negli Stati Uniti. «Devo cominciare a studiare adesso, perché fino a oggi ho studiato questi tre Paesi bellissimi (Ecuador, Bolivia e Paraguay, ndr.), che sono una ricchezza e una bellezza. Adesso devo cominciare a studiare Cuba, perché ci andrò due giorni e mezzo, e poi gli Stati Uniti, le tre città all’Est – perché all’Ovest non posso andare – c’è Washington, New York e Filadelfia. Sì, devo cominciare a studiare queste critiche e poi dialogare un po’».

«Con la cultura dei selfie mi sento un bisnonno». Cosa pensa Papa Francesco di tutti i selfie, in mezzo alla messa, che si fanno i giovani, i bambini, i colleghi? «È un’altra cultura», ha risposto il Pontefice. «Mi sento bisnonno», ha proseguito il Papa a quanto riportato dalla Radio vaticana. «Oggi, nel congedarmi, un poliziotto, grande, avrà avuto quarant’anni, mi ha detto: mi faccio un selfie – gli ho detto: ma tu sei un adolescente. Si è un’altra cultura, ma la rispetto».

La crisi greca. Di fronte alla crisi greca «sarebbe semplice dire: la colpa è soltanto di questa parte. I governanti greci che hanno portato avanti questa situazione di debito internazionale, hanno anche una responsabilità», ma «col nuovo governo greco si è andati verso una revisione un po’ giusta». L’augurio del Papa è «che trovino una strada per risolvere il problema greco» e perché altri Paesi non cadano «nello stesso problema», consapevole che la «strada del prestito e dei debiti alla fine non finisce mai».

 (testo integrale della conferenza stampa)