Vita Chiesa

Papa Francesco, dialogo con 7 mila studenti: «vincere la cultura della distruzione»

Francesco è arrivato nell’Aula Paolo VI puntuale, alle 12, per rispondere alle loro domande, salutato da una vera e propria ovazione tributatagli dai ragazzi, in attesa da ore di incontrare il Papa. L’incontro di oggi era il momento culminante del Meeting nazionale delle scuole per la pace, la fraternità e il dialogo, sul tema: «Proteggiamo la nostra casa». Il Papa sorridente e rilassato ha percorso a piedi il corridoio centrale, stringendo mani mentre è stato amabilmente strattonato da un lato e dall’altro e si è sottoposto volentieri all’immancabile «rito» dei selfie. Su una delle pareti laterali dell’Aula, campeggiava un enorme striscione bianco con una scritta blu e bianca in stampatello: «Grazie Francesco!». Innumerevoli i doni che sono stati consegnati al Papa, scortato dai solerti uomini della sicurezza vaticana, dagli studenti che si accalcano sulle transenne: dalle magliette agli zaini variopinti, fino a quaderni e libri confezionati artigianalmente con scritte a mano colorate. Non mancava, tra gli altri striscioni, uno giallo con una scritta nera: «Verità su Giulio Regeni».

«Sta crescendo, è cresciuta e cresce fra noi una cultura della distruzione», ha detto il Papa, rispondendo a braccio, per quasi un’ora, alle domande che gli hanno posto quattro ragazzi e un insegnante, alla presenza – tra gli altri – del ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli. «Quando ero ragazzo, quella domanda la facevano i vecchi: a me piace che voi giovani capiate che c’è quella che non va, che distrugge, che non è normale», il plauso di Francesco alla domanda di Maria, che ha chiesto «cosa sta succedendo» nel mondo facendo un elenco di «realtà concrete» come «la nuova strage degli innocenti, uomini trucidati, bambini affondati in mare, scuole bombardate, torture e differenze disumane». «Dio ha creato l’uomo per costruire – ha ricordato il Papa – ci ha dato il mondo per farlo crescere, per fare che vada avanti, ci ha dato l’intelligenza per fare tante invenzioni per il bene di tutti, ma a un certo punto – non so cosa è successo – è incominciata una cultura di distruzione: si distrugge tanto, tanto!». «È vero, questa non è novità, questa cultura di distruzione è incominciata dall’inizio, dalla gelosia di Caino nei confronti di suo fratello Abele», ha ammesso il Papa, ma la differenza con allora è che «oggi la crudeltà la vediamo alla tv, la vediamo tutti i giorni. Abbiamo visto sgozzare i bambini in tv. Ieri su un giornale c’era la fotografia di bambini affamati, magri magri magri, si vedevano le costole. E il mondo è pieno di ricchezze per dare loro da mangiare. Cosa sta succedendo? È un allarme, ci fa bene ripeterlo e dirlo».

In tv «vediamo queste cose, perché le cose buone che ci sono non sono notizie», ha spiegato Francesco: «Ci fanno vedere questo perché questo si compra. Dio ci ha creato per costruire, per dare la vita, per andare avanti, per fare comunità, per vivere in pace. “Cosa sta succedendo” può essere una preghiera. Rimanete inquieti con questa domanda», l’invito ai giovani. «Ma succedono anche cose buone», ha detto loro il Papa: «C’è tanta gente che dà la vita per gli altri, che spende tempo per aiutare gli altri «, come la suora di 84 anni incontrata nella sua visita alla Repubblica centrafricana «che era lì da quando aveva 23 anni» e «nessuno lo sa» perché «questo non si vede alla tv». «I sociologi oggi dicono che il problema migrazione è la tragedia più grande in Europa dopo la seconda guerra mondiale», ha ripetuto il Papa ricordando che «stiamo vivendo la tragedia più grande dopo la seconda guerra mondiale».

«C’è gente buona, ma il mondo è in guerra! Il mondo è in guerra. Ditelo», il suo invito: «Io mi sono vergognato del nome di una bomba: ‘madre di tutte le bombe’. La mamma dà vita, e questa dà morte, e diciamo mamma a quell’apparecchio? Che cosa sta succedendo. È vero, siamo in guerra, queste cose succedono, ma anche ci sono tante cose buone nascoste, gente che brucia la vita in servizio degli altri. Noi dobbiamo denunciare queste cose brutte perché il mondo vada avanti per la strada che fa vedere questa gente che è nascosta in questo momento».

«Se oggi l’uomo e la donna non sono al centro, che cosa è al centro di tutto il movimento mondiale?», ha chiesto il Papa ai 7mila studenti rispondendo a braccio alle loro domande. «Al centro della vita del mondo oggi c’è il dio denaro, ci sono i soldi, e non si può far nulla perché sono gli affari», la risposta. «Oggi ci sono affari nel mondo che danno tanto da guadagnare», ha proseguito Francesco stilando l’elenco: «Primo, il traffico delle armi». «Se noi vogliamo la pace perché facciamo le armi, troppe, più di quelle necessarie per difenderci?», l’interrogativo di Francesco: «Non è lecito. Ci sono gli affaristi che vendono le armi, loro guadagnano e gli altri muoiono». «Un altro affare che dà tanti soldi oggi è il traffico della droga, che distrugge le menti dei giovani», il grido d’allarme del Papa: «Tanti giovani distrutti per la droga, e la droga muove tanti soldi, c’è tanto guadagno con la droga. Un altro affare è lo sfruttamento delle persone, dei bambini, che invece di andare a scuola vengono mandati a lavorare: bambini operai, bambini che lavorano dall’età di 7, 8, 9 anni, senza istruzione». Poi c’è «il traffico delle persone nel lavoro, dove la gente la si paga due lire per mezza giornata di lavoro». Non «in quel continente lontano», ma «qui, in Europa, qui in Italia», ha fatto notare il Papa tra gli applausi: «Qui si sfruttano le persone quando vengono pagate in nero, quando ti fanno contratto di lavoro da settembre a maggio, poi due mesi senza e così non c’è continuità e poi ricomincia a settembre». «Questo si chiama distruzione, questo si chiama peccato mortale, sfruttamento», il monito del Papa. «Traffico di armi, traffico di droga, traffico di persone. I bambini e le donne – le donne che sono vendute per sfruttarle – questi sono affari che aiutano al dio denaro a crescere. È quello che domina e rovina il mondo», ha riassunto Francesco, che ai giovani ha chiesto di «parlare chiaro, lottare contro questo. Lavorare sul serio! Aiutare gli altri, non avere paura».

«La violenza è dappertutto», soprattutto «la violenza della lingua», ha quindi ricordato il Papa, mettendo ancora una volta in guardia dal «terrorismo delle chiacchiere, perché quello che è abituato a fare delle chiacchiere è un terrorista. Perché una chiacchiera è come una bomba, distrugge la persone». «Se hai voglia di dire una chiacchiera, morditi la lingua!», il consiglio: «Soffrirai un po’, si gonfierà la lingua, ma guadagnerai di non essere un terrorista». C’è poi «la violenza degli insulti»: «È sufficiente andare per strada in ora di punta – l’esempio scelto da Francesco – quando il traffico è così e forse un motorino si mette di là o una macchina dall’altra parte e subito, invece di dire scusami, incomincia la litania di parolacce una dietro l’altra». «Siamo abituati a insultarci», il monito del Papa, che ha esortato a «dirci buongiorno, buonasera, ma non l’insulto subito». «E poi l’aggettivazione», ha proseguito: «Non diciamo quel ragazzo, quella ragazza, quel tizio, quell’aggettivo che io non posso dire ma anche tutti voi conoscete bene. Insultare è ferire, fare una ferita al cuore dell’altro. Non uccidere è anche non insultare».

Ai giovani, il suggerimento di leggere la lettera dell’apostolo Giacomo: «È piccolina, cinque pagine non di più», e dice che «l’uomo e la donna che dominano la lingua sono perfetti. Ma è tanto difficile dominare la lingua, perché sempre ci viene questa tentazione di distruggere, insultare, chiacchierare, fare dei terroristi». «L’atteggiamento contrario alla violenza è la mitezza, è essere miti, è una delle beatitudini», ha detto Francesco, sottolineando che «avere un atteggiamento di mitezza non significa essere stupidi: significa dire le cose in pace, con tranquillità, senza ferire, cercare un modo di dire che non ferisca. La mitezza è una delle virtù che dobbiamo reimparare, ritrovare nella nostra vita. Per questo aiuta tanto nelle nostre conversazioni non aggettivare la gente, con quell’atteggiamento mite che è contro la violenza».

C’è una «parola magica»- dialogo – che non si impara certo da quello che «è successo in un dialogo televisivo pre-elettorale». Sempre rispondendo a braccio alle domande degli studenti il Papa – che ha precisato di non parlare da Papa ma da «persona» che ha sentito, pur senza vederlo, «cosa è successo» – è sembrato riferirsi indirettamente al duello televisivo tra Macron e Le Pen, i due candidati alle elezioni presidenziali francesi. «Dov’era il dialogo lì?», si è chiesto: «Si buttavano delle pietre, non si lasciava finire l’altro. Se a un livello così alto si arriva a non saper dialogare, la sfida dell’educazione al dialogo è molto grande». «Ascoltare con mitezza, con rispetto», un atteggiamento essenziale in materia di educazione: «Noi diciamo spesso, ‘ma questo è maleducato, questa è maleducata’. Forse. Ma è un ‘male-insegnato’», ha detto Francesco, secondo il quale «l’educazione oggi non educa a queste virtù della mitezza, della pace, della tranquillità: l’educazione è in pericolo di venire giù. Tante volte si è rotto il patto educativo tra famiglia e scuola».

Rifare il patto educativo famiglia-società-scuola. Il Papa ha raccontato ancora una volta l’episodio accadutogli a 9 anni, in quarta elementare, quando ha detto «una cosa brutta alla maestra» e la madre, convocata a scuola dall’insegnante, gli ha chiesto di chiederle pubblicamente scusa e poi, tornato a casa, lo ha rimproverato con un «secondo atto imprevisto». Oggi, invece, l’analisi di Francesco, «tante volte se nella scuola si rimprovera l’alunno, sono i genitori a venire il giorno dopo a rimproverare il maestro o la maestra per questa aggressione». Di qui la necessità di «rifare il patto educativo tra famiglia, società, scuola, tutti al servizio del ragazzo e della ragazza perché cresca bene, ma tutti uniti!». «Ma se la famiglia tira da una parte, la scuola dall’altra, lo Stato dall’altra, il ragazzo cresce come può e cresce male», il monito del Papa, che ha esortato ad educare alle virtù partendo dalla mitezza e dall’ascolto. «È curioso, quando qualcuno comincia a spiegare una cosa generalmente non lo si lascia finire», l’altro rimprovero per l’oggi. «Eduare all’ascolto, educare alla mitezza»: solo così i giovani «potranno diventare cittadini responsabili di pace».

«Noi stiamo distruggendo il regalo più prezioso che ci ha dato Dio: il creato». Si è concluso con questo grido d’allarme il discorso rivolto a braccio dal Papa agli studenti delle scuole. «Il consumismo ci porta a questo, lo sfruttamento della terra ci porta a questo, gli esperimenti chimici su vegetali e animali che rovinano la salute…», ha proseguito sulla scorta della Laudato si’: «Quante volte – ha aggiunto rivolgendosi ai giovani – avete trovato giovani ammalati di una malattia rara? Da dove vengono queste malattie rare?». «Cosa succede nella Terra dei Fuochi?», le domande rivolte sull’attualità: «Cosa succede nel Mediterraneo», dove «la quantità di plastica che è lì è il quadruplo del massimo» consentito. «Noi stiamo non solo sporcando il creato, stiamo distruggendo il creato», il monito: «Tu non puoi mangiare una mela senza togliere la buccia, perché i pesticidi ti vanno dentro. I medici consigliano alle mamme di non dare pollo di allevamento ai bambini», a causa della presenza degli ormoni «che gli danno per farli ingrossare», e del conseguente «squilibrio» che producono. «Questo è maltrattare il creato!», ha esclamato Francesco. «Rassegnazione è parola proibita per noi!», il suo congedo dai ragazzi: «Mai! Dobbiamo andare avanti, lottare, con creatività». Quanto all’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, sulla quale una ragazza aveva instillato dubbi in merito alla volontà reale e concreta di attuazione da parte dei Paesi che l’hanno sottoscritta, il Papa ha risposto con una battuta: «Sai a cosa ho pensato io? Alla grande Mina: Parole, parole, parole!».