Vita Chiesa

Papa Francesco, giornalisti umili e liberi a servizio della verità

Il pontefice, che ha ricevuto dalla presidente Patricia Thomas la tessera e l’invito nella sede di Roma, dopo aver citato le parole pronunciate da Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, ha incoraggiato i giornalisti a «operare secondo verità e giustizia, affinché la comunicazione sia davvero strumento per costruire, non per distruggere; per incontrarsi, non per scontrarsi; per dialogare, non per monologare; per orientare, non per disorientare; per capirsi, non per fraintendersi; per camminare in pace, non per seminare odio; per dare voce a chi non ha voce, non per fare da megafono a chi urla più forte». Tra i temi centrali del suo discorso, l’umiltà. Francesco, infatti, lo ha considerato «elemento fondamentale della vostra professione», «la chiave di volta della vostra attività». Nelle parole del Papa la consapevolezza che «l’umiltà del non sapere tutto prima è ciò che muove la ricerca» della verità, mentre «la presunzione di sapere già tutto è ciò che la blocca». «Giornalisti umili non vuol dire mediocri – ha evidenziato il Santo Padre -, ma piuttosto consapevoli che attraverso un articolo, un tweet, una diretta televisiva o radiofonica si può fare del bene ma anche, se non si è attenti e scrupolosi, del male al prossimo e a volte ad intere comunità».

«In un tempo in cui, specialmente nei social media ma non solo, molti usano un linguaggio violento e spregiativo, con parole che feriscono e a volte distruggono le persone, si tratta invece di calibrare il linguaggio», ha detto il Papa. «In un tempo di troppe parole ostili, in cui dire male degli altri è diventato per molti un’abitudine, insieme a quella di classificare le persone, bisogna sempre ricordarsi che ogni persona ha la sua intangibile dignità, che mai le può essere tolta – ha aggiunto il pontefice -. In un tempo in cui molti diffondono fake news, l’umiltà ti impedisce di smerciare il cibo avariato della disinformazione e ti invita ad offrire il pane buono della verità». Il Papa ha poi affermato che «il giornalista umile è un giornalista libero», «libero dai condizionamenti», «libero dai pregiudizi», e «per questo coraggioso». «La libertà richiede coraggio!», ha esclamato Francesco. Al termine dell’udienza, il Papa ha donato ai partecipanti all’incontro il libro «Comunicare il bene. Le parole di Papa Francesco», volume edito dalla Libreria editrice vaticana che raccoglie i discorsi, le interviste e i messaggi in materia di comunicazione di Jorge Mario Bergoglio – Papa Francesco.

«La libertà di stampa e di espressione è un indice importante dello stato di salute di un Paese. Non dimentichiamo che le dittature, una delle prime misure che fanno, è togliere la libertà di stampa o ‘mascherarla’, non lasciare libera la stampa», ha ammonito il Papa riferendosi alle statistiche sui giornalisti uccisi mentre facevano il loro lavoro con «coraggio e dedizione in tanti Paesi, per informare su ciò che accade durante le guerre e le situazioni drammatiche che vivono tanti nostri fratelli e sorelle nel mondo». «Abbiamo bisogno di giornalisti che stiano dalla parte delle vittime, dalla parte di chi è perseguitato, dalla parte di chi è escluso, scartato, discriminato – ha affermato il Papa -. C’è bisogno di voi e del vostro lavoro per essere aiutati a non dimenticare tante situazioni di sofferenza, che spesso non hanno la luce dei riflettori, oppure ce l’hanno per un momento e poi ritornano nel buio dell’indifferenza». Dal pontefice il riferimento, pronunciato a braccio, ai Rohingya, agli Yazidi, al Mediterraneo che «si sta trasformando in cimitero». «Il giornalista umile e libero cerca di raccontare il bene, anche se più spesso è il male a fare notizia», ha evidenziato Francesco. Di qui l’incoraggiamento a raccontare «la realtà di chi non si arrende all’indifferenza, di chi non fugge davanti all’ingiustizia, ma costruisce con pazienza nel silenzio». «C’è un oceano sommerso di bene che merita di essere conosciuto e che dà forza alla nostra speranza».