Vita Chiesa

Papa Francesco ha pregato sulla tomba di don Tonino Bello. Il vescovo: «Speriamo che presto don Tonino sia beato»

Atterrato nel parcheggio adiacente al cimitero di Alessano, Francesco è stato accolto da mons. Vito Angiuli, vescovo di Ugento-Santa Maria di Leuca, e dal sindaco di Alessano, Francesca Torsello. Dopo la sosta in privato sulla tomba di don Tonino Bello, il Papa ha salutato i suoi familiari e, sul piazzale antistante al cimitero, e ha incontrato i fedeli, prima di pronunciare il suo discorso, preceduto dal saluto del vescovo.

«Speriamo di vedere presto don Tonino beato!». A fare proprie le parole di «una tenerissima lettera» di due ragazzi che non hanno conosciuto don Tonino Bello è stato mons. Vito Angiuli, nel saluto rivolto al Papa ad Alessano. «Testimonianza commovente», ha commentato il vescovo: «Due ragazzi che non hanno conosciuto don Tonino, a distanza di venticinque anni dalla sua morte, avvertono il fascino della sua paternità e additano il suo stile di vita come un esempio per noi pastori». «Nelle sue esortazioni all’amore verso i poveri, all’impegno per la pace, all’accoglienza dei migranti, ci sembra di riascoltare l’eco delle parole che più volte ci ha rivolto il nostro amato don Tonino», ha proseguito Angiuli: «Nei suoi gesti, ci pare di intravedere gli esempi di vita che don Tonino ci ha lasciato. Troppo evidente ci sembra la somiglianza. Ogni volta che lei appare alla finestra del palazzo apostolico, a noi viene in mente il titolo di un libro di don Tonino: ‘Alla finestra la speranza’. Sì, Padre Santo, le Sue parole, come quelle di don Tonino, ci aiutano a non farci rubare la speranza». Poi il vescovo, ringraziando il Papa per la sua visita in Salento, ha citato «alcuni gravi problemi che affliggono il nostro territorio: il flagello della xylella che ha devastato la bellezza dei nostri alberi d’ulivo; il ricorrente tentativo di deturpare il nostro mare; la precarietà e la mancanza di lavoro; la ripresa delle migrazioni di molti giovani e di interi nuclei familiari; il grido di dolore di tanti poveri umiliati nella loro dignità umana».