Vita Chiesa

Papa Francesco: lettera al card. Sarah su traduzioni testi liturgici

Nel documento – reso noto dalla Sala Stampa vaticana – Francesco sottolinea innanzitutto la «netta differenza» che il nuovo Motu proprio stabilisce tra recognitio (verifica) e confirmatio (conferma), termini che non sono «sinonimi» né «interscambiabili». Tutto ciò, precisa, per «abrogare la prassi, adottata dal Dicastero a seguito della Liturgiam authenticam e che il nuovo Motu proprio ha voluto modificare». In merito alla responsabilità delle Conferenze episcopali di «tradurre fideliter (fedelmente ndr), Francesco puntualizza che «il giudizio circa la fedeltà al latino e le eventuali correzioni necessarie, era compito del Dicastero, mentre ora la norma concede alle Conferenze episcopali la facoltà di giudicare la bontà e la coerenza dell’uno e dell’altro termine nelle traduzioni dall’originale, se pure in dialogo con la Santa Sede».

La confirmatio, aggiunge il Papa, «non suppone più dunque un esame dettagliato parola per parola, eccetto nei casi evidenti che possono essere fatti presenti ai vescovi per una loro ulteriore riflessione». Ciò, si legge ancora nella lettera, «vale in particolare per le formule rilevanti, come per le preghiere eucaristiche e in particolare le formule sacramentali approvate dal Santo Padre». In questo senso, ribadisce Papa Francesco, «la recognitio indica soltanto la verifica e la salvaguardia della conformità al diritto e alla comunione della Chiesa». Ecco perché, aggiunge, «il processo di tradurre i testi liturgici rilevanti (ad es. formule sacramentali, il Credo, il Pater noster) in una lingua – dalla quale vengono considerati traduzioni autentiche -, non dovrebbe portare ad uno spirito di ‘imposizione’ alle Conferenze episcopali di una data traduzione fatta dal Dicastero, poiché ciò lederebbe il diritto dei vescovi».

Per il Papa risulta dunque «inesatto attribuire alla confirmatio la finalità della recognitio (ossia ‘verificare e salvaguardare la conformità al diritto’)». La confirmatio, inoltre, «non è un atto meramente formale, ma necessario all’edizione del libro liturgico ‘tradotto’: viene concessa dopo che la versione è stata sottoposta alla Sede Apostolica per la ratifica dell’approvazione dei vescovi, in spirito di dialogo e di aiuto a riflettere se e quando fosse necessario, rispettandone i diritti e i doveri, considerando la legalità del processo seguito e le sue modalità». Il Papa si riferisce infine alla nota «Commentaire», trasmessa dal cardinale Sarah al Papa il 30 settembre scorso, e «pubblicata su alcuni siti web, ed erroneamente attribuita alla sua persona». «Le chiedo cortesemente – conclude Francesco rivolgendosi al porporato – di provvedere alla divulgazione di questa mia risposta sugli stessi siti nonché l’invio della stessa a tutte le Conferenze episcopali, ai membri e ai consultori di codesto Dicastero».