Vita Chiesa

Papa Francesco: porta con sé sul palco un gruppo di rifugiati della Caritas di Firenze

Sta diventando quasi una consuetudine, ormai, far salire alcuni bambini a bordo della «papamobile»: oggi erano quattro, due femminucce e due maschietti, vestiti con l’abito della loro Prima Comunione. Papa Francesco è arrivato puntuale, qualche minuto prima delle 9.30, in piazza San Pietro per l’ultima udienza generale prima della pausa di luglio. Mercoledì prossimo, infatti, il Papa presiederà nella basilica di San Pietro la Messa per la solennità dei santi apostoli Pietro e Paolo. Quindicimila, secondo la Prefettura della Casa Pontificia, i fedeli presenti oggi in piazza San Pietro, muniti di ombrelli e cappellini colorati per il sole estivo che bacia la Capitale.

Francesco ha percorso l’ultimo tratto a piedi, verso la sua postazione al centro del sagrato, facendosi accompagnare – fianco a fianco – da un gruppo di rifugiati di colore ospiti della Caritas di Firenze. A fare loro da «ola», un gruppo variopinto di sbandieratori. Una volta arrivati a destinazione, i rifugiati si sono seduti sotto i due lati della postazione papale. «Rifugiati per un futuro insieme», il testo dello striscione che hanno sbandierato, con scritte blu in campo bianco.

Si tratta, spiega Marzio Mori della Caritas di Firenze, di un gruppo di ragazzi che partecipa ad alcune attività organizzate in collaborazione all’Università Europea: una docente dell’Università, che come volontaria fa anche corsi di italiano ai profughi, ha pensato di organizzare il viaggio per partecipare all’udienza del Papa. I ragazzi (una ventina) sono partiti ieri e hanno dormito dalle suore Alcantarine, che li hanno ospitati gratuitamente. Lì hanno preparato lo striscione, completamente pensato e realizzato da loro: «È bello – afferma Mori – che abbiano voluto fare riferimento anche alla Caritas e all’Università Europea che li accolgono». Il Papa li ha notati, li ha chiamati vicino a sè e li ha fatti salire sul sagrato con lui.

Nell’udienza, dedicata alla guarigione del lebbroso, il Papa ha detto: «Quante volte noi incontriamo un povero che ci viene incontro! Possiamo essere anche generosi, possiamo avere compassione, però di solito non lo tocchiamo. Gli offriamo la moneta, ma evitiamo di toccare la mano. E dimentichiamo che quello è il corpo di Cristo!». Il Papa ha sottolineato come Gesù rimase «profondamente colpito» da quell’uomo malato di lebbra: «Contro le disposizioni della Legge di Mosè, che proibiva di avvicinarsi a un lebbroso, Gesù stende la mano e persino lo tocca». «Gesù ci insegna a non avere timore di toccare il povero e l’escluso, perché lui è in essi», il monito di Francesco. È a questo punto che il Papa ha fatto riferimento a un gruppo di ragazzi rifugiati seduti sul palco vicino a lui, lasciando da parte il testo scritto: «Toccare gli esclusi! Oggi mi accompagnano qui questi ragazzi: tanti pensano di loro che era meglio che fossero rimasti nella loro terra, ma lì soffrivano tanto. Sono i nostri rifugiati. Ma tanti li considerano esclusi: per favore, sono i nostri fratelli!». I 15mila fedeli presenti oggi in piazza San Pietro hanno salutato queste parole con un fragoroso applauso. «Il cristiano non esclude nessuno, dà posto a tutti, lascia venire tutti!», ha proseguito il Papa sempre fuori testo.