Vita Chiesa

Papa Francesco, udienza: «Il cristiano non è un profeta di sventura»

«San Francesco d’Assisi è stato un grande missionario di speranza». Papa Francesco ha cominciato con queste parole, salutate da un applauso dei 15mila fedeli presenti in piazza San Pietro, la catechesi dell’udienza di oggi, dedicata al tema «Missionari di speranza oggi». Sono contento di farlo all’inizio del mese di ottobre, che nella Chiesa è dedicato in modo particolare alla missione, e anche nella festa di san Francesco d’Assisi», ha esordito il Papa, ricordando che «il cristiano non è un profeta di sventura». «Capito questo? Noi non siamo profeti di sventura», ha ripetuto a braccio rivolgendosi al suo uditorio: «L’essenza del suo annuncio è l’opposto: è Gesù, morto per amore e che Dio ha risuscitato al mattino di Pasqua. Questo è il nucleo della fede cristiana». «Se i Vangeli si fermassero alla sepoltura di Gesù, la storia di questo profeta andrebbe ad aggiungersi alle tante biografie di personaggi eroici che hanno speso la vita per un ideale», ha fatto notare Francesco: «Il Vangelo sarebbe allora un libro edificante, anche consolatorio, ma non sarebbe un annuncio di speranza». «Ma i Vangeli non si chiudono col venerdì santo, vanno oltre», ha affermato il Papa, «ed è proprio questo frammento ulteriore a trasformare le nostre vite». «I discepoli di Gesù erano abbattuti in quel sabato dopo la sua crocifissione», ha raccontato Francesco: «Quella pietra rotolata sulla porta del sepolcro aveva chiuso anche i tre anni entusiasmanti vissuti da loro col Maestro di Nazareth. Sembrava che tutto fosse finito, e alcuni, delusi e impauriti, stavano già lasciando Gerusalemme». «Ma Gesù risorge!», ha esclamato il Papa: «Questo fatto inaspettato rovescia e sovverte la mente e il cuore dei discepoli. Perché Gesù non risorge solo per sé stesso, come se la sua rinascita fosse una prerogativa di cui essere geloso: se ascende verso il Padre è perché vuole che la sua risurrezione sia partecipata ad ogni essere umano, e trascini in alto ogni creatura. E nel giorno di Pentecoste i discepoli sono trasformati dal soffio dello Spirito Santo. Non avranno solamente una bella notizia da portare a tutti, ma saranno loro stessi diversi da prima, come rinati a vita nuova». «La risurrezione di Gesù ci trasforma con la forza dello Spirito Santo: Gesù e vivo tra noi, è vivente, e ha quella forza di trasformarsi», ha aggiunto Francesco a braccio.

«Com’è bello pensare che si è annunciatori della risurrezione di Gesù non solamente a parole, ma con i fatti e con la testimonianza della vita!», ha esclamato il Papa, durante l’udienza, in cui a proposito dello stile missionario del cristiano ha ammonito: «Gesù non vuole discepoli capaci solo di ripetere formule imparate a memoria. Vuole testimoni: persone che propagano speranza con il loro modo di accogliere, di sorridere, di amare. Soprattutto di amare: perché la forza della risurrezione rende i cristiani capaci di amare anche quando l’amore pare aver smarrito le sue ragioni». «C’è sempre un ‘di più’ che abita l’esistenza cristiana, e che non si spiega semplicemente con la forza d’animo o un maggiore ottimismo», ha spiegato Francesco. «La fede, la speranza nostra non è solo ottimismo: è altra cosa, di più!», ha proseguito a braccio: «È come se i credenti fossero persone con un pezzo di cielo in più sopra la testa». «È bello, questo!», ha detto ancora fuori testo: «Noi siamo persone con un pezzo di cielo in più sopra la testa, accompagnati da una presenza che qualcuno non riesce nemmeno ad intuire».

«Il compito dei cristiani in questo mondo è quello di aprire spazi di salvezza, come cellule di rigenerazione capaci di restituire linfa a ciò che sembrava perduto per sempre». Ne è convinto il Papa, che ha usato immagini molto poetiche ed efficaci sulla qualità della testimonianza cristiana: «Quando il cielo è tutto nuvoloso, è una benedizione chi sa parlare del sole», la metafora scelta per spiegare che «il vero cristiano è così: non lamentoso e arrabbiato, ma convinto, per la forza della risurrezione, che nessun male è infinito, nessuna notte è senza termine, nessun uomo è definitivamente sbagliato, nessun odio è invincibile dall’amore».

I nostri fratelli e sorelle del Medio Oriente «sono veri cristiani», ha detto, a braccio, il Papa, soffermandosi sul prezzo della speranza che «qualche volta i discepoli pagheranno a caro prezzo». «Pensiamo a tanti cristiani che non hanno abbandonato il loro popolo, quando è venuto il tempo della persecuzione», l’invito d Francesco: «Sono rimasti lì, dove si era incerti anche del domani, dove non si potevano fare progetti di nessun tipo, sono rimasti sperando in Dio». «E pensiamo ai nostri fratelli e nostre sorelle del Medio Oriente – l’aggiunta a braccio – che danno testimonianza di speranza, e anche offrono la vita per questa testimonianza». «Questi sono veri cristiani, questi portano il cielo nel cuore, guardano oltre, sempre oltre!», ha esclamato il Papa, secondo il quale «chi ha avuto la grazia di abbracciare la risurrezione di Gesù può ancora sperare nell’insperato». «I martiri di ogni tempo, con la loro fedeltà a Cristo, raccontano che l’ingiustizia non è l’ultima parola nella vita», ha assicurato Francesco: «In Cristo risorto possiamo continuare a sperare». «Gli uomini e le donne che hanno un ‘perché’ vivere resistono più degli altri nei tempi di sventura», l’analisi del Papa: «Ma chi ha Cristo al proprio fianco davvero non teme più nulla».

«I veri cristiani non sono mai uomini facili e accomodanti». Si è conclusa con un invito a sgombrare il campo da ogni irenismo la catechesi dell’udienza di oggi, all’inizio del mese di ottobre che la Chiesa dedica tradizionalmente alle missioni. «La loro mitezza non va confusa con un senso di insicurezza e di remissività», ha precisato Francesco citando le parole di san Paolo nella lettera a Timoteo, nella quale «sprona» quest’ultimo a soffrire per il Vangelo: «Dio non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di carità e di prudenza». «Caduti, si rialzano sempre», l’identikit tracciato dal Papa: «Ecco perché il cristiano è un missionario di speranza. Non per suo merito, ma grazie a Gesù, il chicco di grano che, caduto nella terra, è morto e ha portato molto frutto».

Salutando oggi i pellegrini di lingua araba, il Papa ha rivolto un pensiero particolare alla delegazione venuta dall’Egitto, «per la benedizione dell’icona che descrive la fuga in Egitto della Sacra Famiglia per scampare dall’oppressione e dall’ingiustizia del re Erode». «Ricordo con affetto la mia visita apostolica nella vostra terra buona e al suo popolo generoso», le parole di Francesco: «Terra sulla quale ha vissuto san Giuseppe, la Vergine Maria, il Bambino Gesù e tanti profeti; terra benedetta attraverso i secoli dal prezioso sangue dei martiri e dei giusti; terra di convivenza e di ospitalità; terra di incontro, di storia e di civiltà». «Il Signore benedica tutti voi e protegga il vostro Paese, il Medio Oriente e il mondo intero da ogni male e da ogni terrorismo e dal maligno!», la preghiera finale.

Dal 19 al 24 marzo 2018 riunione pre-sinodale con tutti i giovani del mondo. «Desidero annunciare che dal 19 al 24 marzo 2018 è convocata dalla Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi una Riunione pre-sinodale a cui sono invitati giovani provenienti dalle diverse parti del mondo: sia giovani cattolici, sia giovani di diverse confessioni cristiane e altre religioni, o non credenti». Lo ha detto il Papa, prima dei saluti ai fedeli di lingua italiana che come di consueto concludono l’appuntamento del mercoledì con i fedeli in piazza San Pietro. «Questa iniziativa – ha spiegato Francesco – si inserisce nel cammino di preparazione della prossima Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi che avrà per tema I giovani, la fede e il discernimento vocazionale, nell’ottobre 2018». «Con tale cammino la Chiesa vuole mettersi in ascolto della voce, della sensibilità, della fede e anche dei dubbi e delle critiche dei giovani», ha proseguito Francesco, che poi ha esclamato a braccio: «Dobbiamo ascoltare i giovani!». «Per questo, le conclusioni della riunione di marzo saranno trasmesse ai Padri sinodali», ha concluso.

«Cento anni fa a Fatima, in ciascuna delle sei apparizioni, la Madonna chiedeva: ‘Vorrei che ogni giorno pregaste con il rosario’». Lo ha ricordato il Papa, salutando i pellegrini polacchi presenti in piazza San Pietro tra i 15mila fedeli. «Rispondendo alla sua domanda – l’invito – preghiamo insieme per la Chiesa, per la Sede di Pietro e per le intenzioni di tutto il mondo. Preghiamo per la conversione dei dubbiosi, per quanti negano Do e per le anime del purgatorio. A voi tutti che pregate il Rosario, benedico di cuore!».