Vita Chiesa

Papa Francesco, udienza: «Tra famiglia e comunità cristiana un legame naturale»

«La comunità cristiana è la casa di coloro che credono in Gesù come la fonte della fraternità tra tutti gli uomini», ha spiegato: «La Chiesa cammina in mezzo ai popoli, nella storia degli uomini e delle donne, dei padri e delle madri, dei figli e delle figlie: questa è la storia che conta per il Signore». «I grandi eventi delle potenze mondane si scrivono nei libri di storia, e lì rimangono», ha spiegato Francesco: «Ma la storia degli affetti umani si scrive direttamente nel cuore di Dio, ed è la storia che rimane in eterno. È questo il luogo della vita e della fede». «La famiglia è il luogo della nostra iniziazione, insostituibile, indelebile, a questa storia», ha proseguito il Papa: «A questa storia di vita piena che finirà nella contemplazione di Dio per tutta l’eternità nel cielo, ma incomincia nella famiglia, e per questo è tanto importante la famiglia», ha aggiunto a braccio.

Il Figlio di Dio «imparò la storia umana» attraverso la famiglia, e «percorse» questa via «fino in fondo».,ha detto il Papa, che nella catechesi di oggi ha ricordato che Gesù «nacque in una famiglia e lì imparò il mondo: una bottega, quattro case, un paesino da niente. Eppure, vivendo per trent’anni questa esperienza, Gesù assimilò la condizione umana, accogliendola nella sua comunione con il Padre e nella sua stessa missione apostolica». Poi, «quando lasciò Nazaret e incominciò la vita pubblica, Gesù formò intorno a sé una comunità, una assemblea, cioè una convocazione di persone»: è questo è «il significato della parola chiesa», ha sottolineato Francesco davanti ai circa 20mila fedeli.

«Nei Vangeli, l’assemblea di Gesù ha la forma di una famiglia ospitale, non di una setta esclusiva», ha ricordato il Papa, sottolineando che nella Chiesa evangelica «troviamo Pietro e Giovanni, ma anche l’affamato e l’assetato, lo straniero e il perseguitato, la peccatrice e il pubblicano, i farisei e le folle». «E Gesù non cessa di accogliere e di parlare con tutti, anche con chi non si aspetta più di incontrare Dio nella sua vita», ha detto il Papa, secondo il quale si tratta di «una lezione forte per la Chiesa»: «I discepoli stessi sono scelti per prendersi cura di questa assemblea, di questa famiglia degli ospiti di Dio».

«Chiese e parrocchie con le porte chiuse sono musei». «Una Chiesa davvero secondo il Vangelo non può che avere la forma di una casa accogliente, con le porte aperte, sempre!». Lo ha detto, a braccio, il Papa, che sempre fuori testo ha proseguito, rivolgendosi ai 20mila fedeli presenti in piazza san Pietro: «Le chiese, le parrocchie, le istituzioni con le porte chiuse non si devono chiamare chiesa, si devono chiamare musei!». L’alleanza tra famiglia e parrocchia, per il Papa, è «un’alleanza cruciale»: «Contro i centri di potere» ideologici, finanziari e politici, riponiamo le nostre speranze in questi centri – di potere no, centri dell’amore!», l’invito del Papa, che sempre a braccio ha proseguito: «Nostra speranza sono questi centri dell’amore, centri evangelizzatori, ricchi di calore umano, basati sulla solidarietà e la partecipazione. Anche sul perdono tra noi». 

«Ravvivare l’alleanza tra la famiglia e la comunità cristiana». È il compito affidato oggi ai fedeli dal Papa, durante la parte finale dell’udienza generale di oggi. «La famiglia e la parrocchia – ha detto Francesco – sono i due luoghi in cui si realizza quella comunione d’amore che trova la sua fonte ultima in Dio stesso». Secondo il Papa, «rafforzare il legame tra famiglia e comunità cristiana è oggi indispensabile e urgente», e «c’è bisogno di una fede generosa per ritrovare l’intelligenza e il coraggio per rinnovare questa alleanza». «Le famiglie a volte si tirano indietro, dicendo di non essere all’altezza», ha fatto notare Francesco: «Padre, siamo una povera famiglia e anche un po’ sgangherata, non ne siamo capaci, abbiamo già tanti problemi in casa, non abbiamo le forze». «Questo è vero», ha commentato il Papa: «Ma nessuno è degno, nessuno è all’altezza, nessuno ha le forze! Senza la grazia di Dio, non potremmo fare nulla. Tutto ci viene dato, gratuitamente dato!».  

«Il Signore non arriva mai in una nuova famiglia senza fare qualche miracolo». Lo ha assicurato il Papa, che ha proseguito: «Ricordiamoci di quello che fece alle nozze di Cana! Sì, il Signore, se ci mettiamo nelle sue mani, ci fa compiere miracoli. Ma quei miracoli di tutti i giorni, quando c’è il Signore in quella famiglia», ha aggiunto a braccio nella catechesi odierna. «Naturalmente, anche la comunità cristiana deve fare la sua parte», ha aggiunto: «Ad esempio, cercare di superare atteggiamenti troppo direttivi e troppo funzionali, favorendo il dialogo interpersonale e la conoscenza e la stima reciproca». «Le famiglie prendano l’iniziativa e sentano la responsabilità di portare i loro doni preziosi per la comunità», l’invito di Francesco: «Tutti dobbiamo essere consapevoli che la fede cristiana si gioca sul campo aperto della vita condivisa con tutti, la famiglia e la parrocchia debbono compiere il miracolo di una vita più comunitaria per l’intera società». Poi ancora un riferimento alle nozze di Cana, dove «c’era la Madre di Gesù, la madre del buon consiglio». Ascoltiamo anche noi le sue parole: «Fate quello che vi dirà», ha concluso il Papa: «Care famiglie, care comunità parrocchiali, lasciamoci ispirare da questa Madre, facciamo tutto quello che Gesù ci dirà e ci troveremo di fronte al miracolo, al miracolo di ogni giorno!».

«Sono bravi questi giovani francescani!». È il saluto a braccio, accolto da un fragoroso applauso, con cui il Papa si è rivolto, al termine dell’udienza, ai circa 2mila partecipanti al pellegrinaggio della Gioventù francescana d’Italia, presenti oggi in piazza san Pietro tra i circa 20mila fedeli. Tra gli altri, Francesco ha salutato i ragazzi della professione di fede della diocesi di Chiavari, l’Associazione fisioterapisti della regione Puglia e la delegazione della Federazione mondiale di neurochirurgia. «La visita alla Città Eterna – l’augurio per tutti – vi aiuti a riscoprire il senso cristiano della festa come momento di incontro con Dio e di comunione con i fratelli». Poi il Papa ha ricordato la memoria liturgica del gesuita san Pietro Claver, patrono delle Missioni d’Africa: «Il suo instancabile servizio agli ultimi vi sproni a scelte di solidarietà verso i bisognosi», l’invito ai giovani.