Vita Chiesa

Papa Francesco, udienza: a cristiani e musulmani, il dialogo «è la strada della pace»

Il dialogo «è la strada della pace». A ribadirlo è stato il Papa, salutando questa mattina, prima dell’udienza generale, nell’Auletta dell’Aula Paolo VI, i partecipanti al «III Summit of Christian and Muslim Leader». «Vi do il benvenuto e vi ringrazio per essere venuti e per aver fatto questa visita: mi piace», le parole di Francesco, secondo il quale «questo aiuta a rendere più forte la nostra fratellanza». «Vi ringrazio per il vostro lavoro, per quello che voi fate per capirci meglio e soprattutto per la pace. Questa è la strada per la pace: il dialogo. Grazie tante. Vi ringrazio tanto». A questo prologo dell’udienza il Papa si è riferito anche durante la catechesi dell’udienza generale, quando in una parentesi a braccio ha detto ai fedeli: «Prima di andare a salutare gli ammalati, ho incontrato un gruppo di cristiani e islamici che fanno una riunione organizzata dal dicastero per il dialogo interreligioso sotto la guida del cardinale Tauran». «Anche loro – ha assicurato il Santo Padre sempre fuori testo – desiderano continuare ad andare avanti in questo dialogo ‘fraternale’ tra cristiani e musulmani».

Turchia «terra cara a ogni cristiano». Udienza tutta dedicata a ripercorrere le tappe del viaggio in Turchia, quella di oggi, all’inizio della quale il Papa ha ringraziato i 10mila fedeli presenti in piazza nonostante la pioggia. «Non sembra tanto una buona giornata», ha detto: «È un po’ bruttina, ma voi siete coraggiosi». «A brutta giornata buona faccia, e andiamo avanti», esortando i presenti a salutare i malati che seguono l’udienza dal maxischermo, in Aula Paolo VI, con un applauso. «Vi invito a rendere grazie al Signore per la sua realizzazione e perché possano scaturire frutti di dialogo sia nei nostri rapporti con i fratelli ortodossi, sia in quelli con i musulmani, sia nel cammino verso la pace tra i popoli», ha chiesto poi il Papa riguardo al suo sesto viaggio internazionale, per il quale ha ringraziato «fraternamente i vescovi della Chiesa cattolica in Turchia, per il loro impegno, come pure il Patriarca ecumenico, Sua Santità Bartolomeo I, per la cordiale accoglienza». «Il beato Paolo VI e san Giovanni Paolo II, che si recarono entrambi in Turchia, e san Giovanni XXIII hanno protetto dal cielo il mio pellegrinaggio, avvenuto otto anni dopo quello del mio predecessore Benedetto XVI», le parole del Papa, che ha definito la Turchia una «terra cara ad ogni cristiano, specialmente per aver dato i natali all’apostolo Paolo, per aver ospitato i primi sette Concili, e per la presenza, vicino ad Efeso, della casa di Maria».

«È l’oblio di Dio, e non la sua glorificazione, a generare la violenza», ha ribadito il Papa, ripercorrendo nella catechesi dell’udienza generale di oggi le tappe del suo viaggio apostolico in Turchia. «Abbiamo parlato sulla violenza», ha riferito a braccio ai circa 10mila fedeli presenti, a proposito del suo sesto viaggio internazionale. «Nella prima giornata – ha esordito – ho reso omaggio al Mausoleo di Atatürk e ho incontrato le autorità del Paese, a larghissima maggioranza musulmano, ma nella cui Costituzione si afferma la laicità dello Stato». «È proprio l’oblio di Dio, e non la sua glorificazione, a generare la violenza», ha proseguito. «Per questo – ha spiegato il Papa – ho insistito sull’importanza che cristiani e musulmani si impegnino insieme per la solidarietà, per la pace e la giustizia, affermando che ogni Stato deve assicurare ai cittadini e alle comunità religiose una reale libertà di culto».

«Nel dialogo ecumenico, quello che fa tutto è lo Spirito Santo: a noi tocca lasciarlo fare, accoglierlo e andare secondo la sua ispirazione», ha detto il Papa a braccio, sempre ripercorrendo le tappe del suo viaggio apostolico in Turchia. «Nel secondo giorno ho visitato alcuni luoghi-simbolo delle diverse Confessioni religiose presenti in Turchia», ha ricordato. «L’ho fatto – ha detto ai fedeli – sentendo nel cuore l’invocazione al Signore, Dio del cielo e della terra, Padre misericordioso dell’intera umanità». «Centro della giornata è stata la celebrazione eucaristica che ha visto riuniti nella cattedrale pastori e fedeli dei diversi Riti cattolici presenti in Turchia», le parole del Papa: «Insieme abbiamo invocato lo Spirito Santo, colui che fa l’unità della Chiesa: unità nella fede, unità nella carità, unità nella coesione interiore». «Il popolo di Dio, nella ricchezza delle sue tradizioni e articolazioni, è chiamato a lasciarsi guidare dallo Spirito Santo, in atteggiamento costante di apertura, di docilità e di obbedienza», ha affermato il Santo Padre.

«Proseguire» verso «piena comunione». «La preghiera è la base per ogni fruttuoso dialogo ecumenico sotto la guida dello Spirito Santo». Con queste parole il Papa ha riassunto il terzo e ultimo giorno del viaggio in Turchia, che «ha offerto il contesto ideale per consolidare i rapporti fraterni tra il vescovo di Roma, successore di Pietro, e il patriarca ecumenico di Costantinopoli». Con quest’ultimo, il Papa ha rinnovato «l’impegno reciproco a proseguire sulla strada verso il ristabilimento della piena comunione tra cattolici e ortodossi», tramite la firma della Dichiarazione congiunta, «ulteriore tappa di questo cammino». «È stato particolarmente significativo che questo atto sia avvenuto al termine della solenne liturgia della festa di sant’Andrea, alla quale ho assistito con grande gioia», ha aggiunto il Papa.

«Ringraziamo una volta in più la Turchia per l’accoglienza di tanti profughi». È il «grazie» del Papa, a braccio, riservato al termine dell’udienza in particolare ai salesiani, incontrati nell’ultimo giorno del viaggio in Turchia. Menzionando il suo incontro con un gruppo di ragazzi profughi, il Papa ha ringraziato «di cuore i salesiani di Istanbul, che lavorano con i profughi: sono bravi! Quell’oratorio salesiano dei profughi è una cosa bella!». «Ringraziamo tutte le persone che lavorano con i profughi», ha aggiunto sempre fuori testo. «Era molto importante per me incontrare alcuni profughi dalle zone di guerra del Medio Oriente, sia per esprimere loro la vicinanza mia e della Chiesa, sia per sottolineare il valore dell’accoglienza, in cui anche la Turchia si è molto impegnata», le parole del Papa a proposito del suo ultimo incontro: «Preghiamo per tutti i profughi e i rifugiati, e perché siano rimosse le cause di questa dolorosa piaga». L’auspicio finale del Papa è che il popolo turco, «i suoi governanti e i rappresentanti delle diverse religioni», possano «costruire insieme un futuro di pace, così che la Turchia possa rappresentare un luogo di pacifica coesistenza fra religioni e culture diverse».

Ai fedeli del Medio Oriente, «guardiamo oltre le differenze». «Guardiamo oltre le differenze che ancora ci separano e invochiamo da Dio il dono della piena unità e la capacità di accoglierlo nelle nostre vite». È l’invito rivolto oggi dal Papa nel saluto rivolto ai pellegrini di lingua araba, in particolare quelli provenienti dal Medio Oriente». I fedeli «che vivono in Turchia e in Medio Oriente» sono stati menzionati anche nel saluto ai pellegrini polacchi: Papa Francesco ha chiesto di «pregare per loro, perché, forti di fede, di amore e di speranza, siano per tutta la Chiesa un segno della comunione fraterna». Nel saluto ai fedeli di lingua italiana, il Papa ha ricordato tra gli altri gli organizzatori del presepe itinerante di Pavullo e ha auspicato che «il tempo che ci prepara al Natale favorisca in tutti un rinnovato impegno di adesione a Cristo e di solidarietà verso i fratelli più bisognosi». Poi un pensiero a san Francesco Saverio, patrono delle Missioni: «Cari giovani – l’invito del Papa – il suo vigore spirituale vi stimoli a prendere sul serio la fede nella vostra vita; la sua fiducia in Cristo Salvatore sostenga voi, cari ammalati, nei momenti di maggiore difficoltà e la sua dedizione apostolica ricordi a voi, cari sposi novelli, la necessità della reciproca donazione nel rapporto coniugale».