Vita Chiesa

Papa Francesco, udienza: accogliere chi dopo fallimento matrimonio «ha intrapreso nuova unione»

Prima di iniziare la catechesi, il Papa ha salutato calorosamente i partecipanti lungo le transenne, abbracciando in particolare alcuni disabili, e ricevendo piccoli oggetti in dono.

La Chiesa ha un cuore di madre. Riprendendo la riflessione sulla famiglia, si è soffermato sulla necessità di «prenderci cura di coloro che, in seguito all’irreversibile fallimento del loro legame matrimoniale, hanno intrapreso una nuova unione». La Chiesa, ha precisato, sa che «una tale situazione contraddice il sacramento cristiano», ma ha «un cuore di madre» e «cerca sempre il bene e la salvezza delle persone. Ecco perché sente il dovere, ‘per amore della verità’, di ‘ben discernere le situazioni’» come affermava san Giovanni Paolo II, nell’Esortazione apostolica Familiaris consortio, «portando ad esempio la differenza tra chi ha subito la separazione rispetto a chi l’ha provocata». Per Francesco «si deve fare questo discernimento». Se poi guardiamo anche questi nuovi legami con gli occhi dei figli piccoli, «vediamo ancora di più l’urgenza di sviluppare nelle nostre comunità un’accoglienza reale verso le persone che vivono tali situazioni».

Attenti alle persone, a partire dai piccoli. È importante, ha sottolineato papa Francesco, «che lo stile della comunità, il suo linguaggio, i suoi atteggiamenti, siano sempre attenti alle persone, a partire dai piccoli. Del resto, come potremmo raccomandare a questi genitori di fare di tutto per educare i figli alla vita cristiana, dando loro l’esempio di una fede convinta e praticata, se li tenessimo a distanza dalla vita della comunità?». «Non aggiungere altri pesi oltre a quelli che i figli, in queste situazioni, già si trovano a dover portare!», il monito del Pontefice, secondo il quale «purtroppo, il numero di questi bambini e ragazzi è davvero grande. È importante che essi sentano la Chiesa come madre attenta a tutti, sempre disposta all’ascolto e all’incontro».

Sensibilità cresciuta. In questi decenni, ha riconosciuto, la Chiesa «non è stata né insensibile né pigra», ma «è molto cresciuta la consapevolezza che è necessaria una fraterna e attenta accoglienza, nell’amore e nella verità, verso i battezzati che hanno stabilito una nuova convivenza dopo il fallimento del matrimonio sacramentale»; persone che «non sono affatto scomunicate, e non vanno assolutamente trattate come tali: esse fanno sempre parte della Chiesa». Papa Benedetto XVI «è intervenuto su tale questione, sollecitando un attento discernimento e un sapiente accompagnamento pastorale, sapendo che non esistono ‘semplici ricette’».

Accogliere e incoraggiare i risposati. Di qui, ha proseguito Francesco nell’udienza generale di oggi, «il ripetuto invito dei Pastori a manifestare apertamente e coerentemente la disponibilità della comunità» ad accogliere e incoraggiare coloro che dopo un fallimento matrimoniale hanno intrapreso una nuova unione, perché «vivano e sviluppino sempre più la loro appartenenza a Cristo e alla Chiesa con la preghiera, con l’ascolto della Parola di Dio, con la frequenza alla liturgia, con l’educazione cristiana dei figli, con la carità e il servizio ai poveri, con l’impegno per la giustizia e la pace». L’icona biblica del Buon Pastore riassume la missione che Gesù ha ricevuto dal Padre: «Dare la vita per le pecore». Tale atteggiamento «è un modello anche per la Chiesa, che accoglie i suoi figli come una madre che dona la sua vita per loro». «Niente porte chiuse, niente porte chiuse», ha esclamato a braccio. «Tutti – ha detto citando l’Evangelii gaudium – possono partecipare in qualche modo alla vita ecclesiale, tutti possono far parte della comunità. La Chiesa […] è la casa paterna dove c’è posto per ciascuno con la sua vita faticosa». Allo stesso modo tutti i cristiani sono chiamati a imitare il Buon Pastore. «Soprattutto le famiglie cristiane possono collaborare con Lui prendendosi cura delle famiglie ferite, accompagnandole nella vita di fede della comunità. Ciascuno faccia la sua parte» senza escludere nessuno.

I  saluti ai pellegrini. «Cari pellegrini di lingua portoghese, in particolare i ministranti e gli scouts del Portogallo e i fedeli brasiliani: benvenuti!», ha detto Papa Francesco salutando in Aula Paolo VI i gruppi di pellegrini di diverse lingue che hanno partecipato all’udienza generale odierna. «Vi saluto come membri di questa famiglia che è la Chiesa – ha detto ancora ai portoghesi -, chiedendovi di rinnovare il vostro impegno, affinché le vostre comunità diventino luoghi sempre più accoglienti, dove si fa esperienza della misericordia e dell’amore di Dio». Ai pellegrini in lingua spagnola ha riproposto una breve sintesi della catechesi incentrata sulla necessità di accogliere e accompagnare chi, dopo l’irreversibile fallimento del proprio matrimonio ha intrapreso una nuova convivenza.

Ai pellegrini di lingua francese il Pontefice ha augurato: «La vostra visita alle tombe degli Apostoli Pietro e Paolo sia l’occasione di far crescere in voi l’attenzione verso le persone e le famiglie ferite nel loro amore». «Il vostro soggiorno nella Città eterna – l’augurio ai pellegrini di lingua inglese – vi confermi nell’amore di Cristo, ed Egli vi faccia suoi testimoni, specialmente per le famiglie che si sentono lontane dalla Chiesa». «Preghiamo che lo Spirito Santo ci dia sempre un animo di pace per il bene delle nostre famiglie e dei nostri vicini», ha detto ai pellegrini tedeschi.

«Un cordiale benvenuto» è quello rivolto dal Pontefice «ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dal Medio Oriente! Cari fratelli e sorelle, siamo tutti chiamati a imitare il Buon Pastore, il quale conosce ognuna delle sue pecore e nessuna esclude dal suo infinito amore. Invito soprattutto le famiglie cristiane a collaborare con Lui prendendosi cura delle famiglie ferite, accompagnandole nella vita di fede della comunità!». «Do il benvenuto ai pellegrini polacchi qui presenti – ha detto ancora Francesco -. In modo particolare saluto le suore della Congregazione di Santa Elisabetta e tutte le persone consacrate che approfittano del tempo delle vacanze per svolgere ritiri ed esercizi spirituali, cercando di approfondire il loro legame con Cristo e l’impegno nella comunità della Chiesa».

«Si vede che oggi siete entusiasti, eh!», ha detto sorridendo il Papa a braccio nel suo saluto ai pellegrini italiani presenti all’udienza generale odierna in Aula Paolo VI. «Sono lieto di accogliere i partecipanti al Meeting internazionale giovani verso Assisi – ha proseguito -, i ministranti delle diocesi di Palermo e Treviso e la Compagnia di Sant’Orsola, con l’assistente ecclesiastico monsignor Adriano Tessarollo».

Il Papa ha salutato inoltre i giovani del Festival del Folklore di Cori, l’Associazione Solidarietà con il Popolo Saharawi insieme al Centro Missionario Diocesano di Firenze