Vita Chiesa

Papa Francesco: udienza, «persecuzione per un cristiano diventa opportunità»

«Il libro degli Atti degli apostoli che stiamo commentando – ha spiegato Francesco a braccio –  si può dire che è il libro del lungo viaggio della Parola di Dio. La Parola di Dio va annunziata, e va annunziata dappertutto». Il viaggio di San Paolo, ha ricordato il Papa, «comincia in seguito a una forte persecuzione; ma questa, invece di provocare una battuta d’arresto per l’evangelizzazione, diventa un’opportunità per allargare il campo dove spargere il buon seme della Parola». «I cristiani non si spaventano», ha commentato Francesco ancora a braccio: «Devono fuggire, ma fuggono con la Parola e spargono la Parola dappertutto». Quando Paolo inizia ad annunciare Cristo, ha sottolineato il Papa, «a causa dell’ostilità di alcuni, è costretto a trasferirsi a Tarso, la sua città natale, dove Barnaba lo raggiunge per coinvolgerlo nel lungo viaggio della Parola di Dio. Paolo e Barnaba arrivano dapprima ad Antiochia di Siria, dove si fermano un anno intero per insegnare e aiutare la comunità a mettere radici». «Annunziavano alla comunità ebraica, ai giudei», ha precisato il Santo Padre ancora una volta fuori testo: «Antiochia diventa così il centro di propulsione missionaria, grazie alla predicazione con cui i due evangelizzatori incidono sui cuori dei credenti, che qui, ad Antiochia, vengono chiamati per la prima volta cristiani».

La Chiesa «non è una roccaforte, ma una tenda capace di allargare il suo spazio perché entrino tutti e di dare accesso a tutti». Ne è convinto il Papa, che nella catechesi dell’udienza di oggi ha ribadito: «La Chiesa è ‘in uscita’ o non è Chiesa: o è in cammino», allargandosi sempre perché entrino tutti, «o non è Chiesa. È una Chiesa con le porte aperte». «Io quando vedo, in questa diocesi o in quella di prima, qualche chiesetta con le porte chiuse, questo è un segnale brutto», ha proseguito Francesco a braccio: «Le chiese devono avere sempre le porte aperte, perché questo è il simbolo di cosa è una Chiesa, sempre aperta. La Chiesa è chiamata ad essere sempre la casa aperta del Padre. Cosicché, se qualcuno vuole seguire una mozione dello Spirito e si avvicina cercando Dio, non si incontrerà con la freddezza di una porta chiusa». «Adesso vengono i problemi», ha detto a braccio il Papa: «La novità delle porte aperte ai pagani – perché gli apostoli predicano ai giudei, ma anche con le porte aperte ai pagani – scatena una controversia molto animata. Alcuni giudei affermano la necessità di farsi giudei prima, cioè della circoncisione per salvarsi e poi il battesimo. Dicono: ‘Se non vi fate circoncidere secondo l’usanza di Mosè, non potete essere salvati, cioè non potete ricevere dopo il battesimo. Ma prima il rito giudaico e poi il battesimo, questa era la loro posizione’». «Per dirimere la questione, Paolo e Barnaba consultano il consiglio degli Apostoli e degli anziani a Gerusalemme, e ha luogo quello che è ritenuto il primo concilio della storia della Chiesa, il concilio o assemblea di Gerusalemme, cui fa riferimento Paolo nella Lettera ai Galati», ha ricordato Francesco.

Nel primo Concilio della Chiesa, quello di Gerusalemme, «viene affrontata una questione teologica, spirituale e disciplinare molto delicata: il rapporto tra la fede in Cristo e l’osservanza della legge di Mosè», ha poi detto il Papa, ricordando che «decisivi nel corso dell’assemblea sono i discorsi di Pietro e Giacomo, ‘colonne’ della Chiesa-madre. E questi due invitano tutti a non imporre la circoncisione ai pagani, ma a chiedere loro soltanto di rigettare l’idolatria e tutte le sue espressioni. Dalla decisione viene la decisione comune, ratificata con la cosiddetta lettera apostolica inviata ad Antiochia». «L’assemblea di Gerusalemme ci offre una luce importante sulle modalità con cui affrontare le divergenze e ricercare la ‘verità nella carità’», la proposta di Francesco: «Ci ricorda che il metodo ecclesiale per la risoluzione dei conflitti si basa sul dialogo fatto di ascolto attento e paziente e sul discernimento compiuto alla luce dello Spirito. È lo Spirito, infatti, che aiuta a superare le chiusure e le tensioni e lavora nei cuori perché giungano, nella verità e nel bene, all’unità». «Questo testo ci aiuta a comprendere la sinodalità», ha commentato il Papa, che poi ha aggiunto a braccio: «È interessante come scrivono la lettera. Gli apostoli cominciano dicendo: ‘lo Spirito Santo e noi pensiamo che… È propria della sinodalità la presenza dello Spirito Santo: al contrario non è sinodalità, è parlatorio, è Parlamento, è un’altra cosa». «Chiediamo al Signore di rafforzare in tutti i cristiani, specialmente nei vescovi e nei presbiteri, il desiderio e la responsabilità della comunione», l’auspicio finale del Santo Padre: «Ci aiuti a vivere il dialogo, l’ascolto e l’incontro con i fratelli nella fede e con i lontani, per gustare e manifestare la fecondità della Chiesa, chiamata ad essere in ogni tempo ‘madre gioiosa’ di molti figli».

Appello per il Cile. «Seguo con preoccupazione quanto sta accadendo in Cile. Mi auguro che, ponendo fine alle violente manifestazioni, attraverso il dialogo ci si adoperi per trovare soluzioni alla crisi e far fronte alle difficoltà che l’hanno generata, per il bene dell’intera popolazione». È l’appello rivolto dal Papa al termine dell’udienza generale, prima dei saluti ai fedeli di lingua italiana che, come di consueto, concludono l’appuntamento del mercoledì in piazza San Pietro.

Salutando i pellegrini polacchi, il Papa, nell’udienza di oggi in piazza San Pietro, si è rivolto «in modo speciale» agli organizzatori della mostra dedicata al card. Adam Kozlowiecki, inaugurata dalla Pontificia Università Gregoriana. «Negli anni della seconda guerra mondiale – ha ricordato Francesco – egli fu prigioniero dei campi di concentramento di Auschwitz e di Dachau. In seguito, per oltre 60 anni, svolse il ministero missionario in Zambia. Con coraggio annunziava il Vangelo, intrepido lottò per la dignità e i diritti degli abitanti dell’Africa, promosse la costruzione di chiese, di scuole, di ospedali e di case di cura. L’opera di questo instancabile evangelizzatore polacco possa aprire i nostri cuori alle necessità dei fratelli che vivono nei paesi di missione».

Salutando, infine, i fedeli di lingua italiana, il Papa si è rivolto, tra gli altri, alla delegazione del Comune di Accumoli e ha citato la memoria liturgica di San Giovanni Paolo II, che abbiamo celebrato ieri: «Imitiamolo questo maestro di fede e di vita evangelica, esempio di amore a Cristo e all’uomo», l’invito alla piazza.