Vita Chiesa

Papa Francesco, udienza: pregare sempre, ma non è una bacchetta magica

Pregare sempre. «Non si tratta di pregare qualche volta, quando mi sento», ha precisato Francesco: «No, Gesù dice che bisogna pregare sempre, senza stancarsi. E porta l’esempio della vedova e del giudice». Il giudice, ha spiegato Francesco, «è un personaggio potente, chiamato ad emettere sentenze sulla base della legge di Mosè»: per questo «la tradizione biblica raccomandava che i giudici fossero persone timorate di Dio, degne di fede, imparziali e incorruttibili». «Ci farà bene ascoltare questo anche oggi», ha commentato il Papa attualizzando la parabola. Il giudice in questione, al contrario, «non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. Era un giudice iniquo, senza scrupoli, che non teneva conto della legge ma faceva quello che voleva, secondo il suo interesse. A lui si rivolge una vedova per avere giustizia».

La vedova come il migrante oggi. «Le vedove, insieme agli orfani e agli stranieri, erano le categorie più deboli della società», ha ricordato il Papa. «I diritti assicurati loro dalla legge potevano essere calpestati con facilità perché, essendo persone sole e senza difese, difficilmente potevano farsi valere». «Una povera vedova lì sola, è senza difese e poteva essere ignorata e lasciata senza giustizia, così come l’orfano, lo straniero, il migrante»,  ha ammonito il Papa tracciando ancora una volta un parallelo tra il brano evangelico e l’attualità. Così, «di fronte all’indifferenza del giudice, la vedova ricorre alla sua unica arma: continuare insistentemente a importunarlo presentandogli la sua richiesta di giustizia. E proprio con questa perseveranza raggiunge lo scopo». Il giudice, infatti, «a un certo punto la esaudisce, non perché è mosso da misericordia, né perché la coscienza glielo impone. Semplicemente ammette: ‘Dato che questa vedova mi dà fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi’».

Dio ci esaudisce ma con i suoi tempi. «Se la vedova è riuscita a piegare il giudice disonesto con le sue richieste insistenti, quanto più Dio, che è Padre buono e giusto, farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui, e non li farà aspettare a lungo, ma agirà prontamente». Così il Papa ha sintetizzato il senso della parabola del giudice e della vedova, in cui Gesù esorta a «pregare senza stancarci». «Tutti proviamo momenti di stanchezza e di scoraggiamento, soprattutto quando la nostra preghiera sembra inefficace», ha riconosciuto Francesco: «Ma Gesù ci assicura: a differenza del giudice disonesto, Dio esaudisce prontamente i suoi figli, anche se ciò non significa che lo faccia nei tempi e nei modi che noi vorremmo».

«La preghiera non è una bacchetta magica! Non è una bacchetta magica». Il Papa lo ha ripetuto due volte per spiegare come la preghiera «aiuta a conservare la fede in Dio e ad affidarci a lui anche quando non ne comprendiamo la volontà». «In questo, Gesù stesso, che pregava tanto, ci è di esempio», le parole di Francesco, che ha citato la lettera agli Ebrei: «nei giorni della sua vita terrena egli offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito». «A prima vista questa affermazione sembra inverosimile, perché Gesù è morto in croce», il commento di Francesco: «Eppure la lettera agli Ebrei non si sbaglia: Dio ha davvero salvato Gesù dalla morte dandogli su di essa completa vittoria, ma la via percorsa per ottenerla è passata attraverso la morte stessa!». «Il riferimento alla supplica che Dio ha esaudito rimanda alla preghiera di Gesù nel Getsemani», dove «assalito dall’angoscia incombente, Gesù prega il Padre che lo liberi dal calice amaro della passione, ma la sua preghiera è pervasa dalla fiducia nel Padre e si affida senza riserve alla sua volontà: ‘Però – dice Gesù – non come voglio io, ma come vuoi tu’». «L’oggetto della preghiera passa in secondo piano, ciò che importa prima di tutto è la relazione con il Padre», l’insegnamento di Gesù. «Ecco cosa fa la preghiera», la sintesi del Papa: «Trasforma il desiderio e lo modella secondo la volontà di Dio, qualunque essa sia, perché chi prega aspira prima di tutto all’unione con Lui, amore misericordioso».

«Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?». È la domanda con cui termina la parabola del giudice e della vedova. «Con questa domanda siamo tutti messi in guardia», il monito del Papa al termine della catechesi odierna: «Non dobbiamo desistere dalla preghiera anche se non è corrisposta». «È la preghiera che conserva la fede, senza di essa la fede vacilla!», ha esclamato Francesco, che ha concluso l’udienza pronunciata davanti a 20mila fedeli con questo invito: «Chiediamo al Signore una fede che si fa preghiera incessante, perseverante, come quella della vedova della parabola, una fede che si nutre del desiderio della sua venuta. E nella preghiera sperimentiamo la compassione di Dio, che come un Padre viene incontro ai suoi figli pieno di amore misericordioso».

Appello per i bambini scomparsi. «È un dovere di tutti proteggere i bambini, soprattutto quelli esposti ad elevato rischio di sfruttamento, tratta e condotte devianti». È l’appello rivolto dal Papa, prima dei saluti in lingua italiana che come di consueto concludono l’appuntamento del mercoledì con i fedeli. L’occasione è la Giornata internazionale per i bambini scomparsi, che ricorre oggi. L’auspicio di Francesco è che «le autorità civili e religiose possano scuotere e sensibilizzare le coscienze, per evitare l’indifferenza di fronte al disagio di bambini soli, sfruttati e allontanati dalle loro famiglie e dal loro contesto sociale, bambini che non possono crescere serenamente e guardare con speranza al futuro». «Invito tutti alla preghiera affinché ciascuno di essi sia restituito all’affetto dei propri cari», ha concluso Francesco.

Invito alla Processione del Corpus Domini. Il Papa ha poi chiamato a raccolta i romani a un appuntamento molto atteso e caro alla devozione popolare: la festa del Corpus Domini, con la Messa e la processione per le strade della città. «Domani a Roma – le parole di Francesco, prima di salutare i fedeli di lingua italiana – vivremo la tradizionale processione del Corpus Domini. Alle 19 in piazza San Giovanni in Laterano celebrerò la Santa Messa, e quindi adoreremo il Santissimo Sacramento camminando fino alla basilica di Santa Maria Maggiore». «Invito romani e pellegrini a partecipare a questo solenne atto pubblico di fede e di amore a Gesù realmente presente nell’Eucaristia», l’appello di Francesco.

Un appello per la pace in Siria. «Lunedì scorso – ha detto il Papa – in Siria sono avvenuti alcuni attentati terroristici, che hanno provocato la morte di un centinaio di civili inermi. Esorto tutti a pregare il Padre misericordioso affinché doni il riposo eterno alle vittime, la consolazione ai familiari e converta il cuore di quanti seminano morte e distruzione». «Tutti insieme preghiamo la Madonna», ha concluso il Papa prima di recitare l’Ave Maria con i 20mila fedeli presenti.

Il saluto nel linguaggio dei segni per disabili fiorentini. Il Papa aveva iniziato il giro di piazza san Pietro, dove era arrivato puntuale alle 9.30, con un gesto del  tutto particolare: il saluto nella lingua dei segni (Lis), che si compie agitando e ruotando il palmo della mano con le braccia in alto. Tra i 20mila fedeli presenti oggi all’appuntamento del mercoledì c’era, infatti, anche un gruppo di una sessantina di persone dell’Ente nazionale sordi, proveniente da Firenze. Appena la jeep bianca scoperta ha fatto capolino dal lato del Braccio di Carlo Magno, si sono subito scorti tre piccoli ospiti: tre ragazzi divertiti e sorridenti, uno dei quali con un caschetto di capelli biondi, che si sono goduti tutto il percorso nei vari settori della piazza delimitata dal colonnato del Bernini. Poi l’abituale teoria di bambini baciati e abbracciati da Francesco. La folla, oggi, è particolarmente calorosa, munita di bandiere variopinte e cappellini colorati per il sole. Ad assistere all’udienza di oggi, anche 200 persone dell’Unione italiana ciechi e ipovedenti, provenienti da Latina.