Vita Chiesa

Papa a Milano, ai ragazzi: parlare con i nonni, giocare con gli amici e andare in oratorio. «Mai bullismo!»

«Parlare con i nonni, giocare con gli amici e andare in parrocchia in oratorio. Perché con queste cose tu pregherai di più, e la preghiera è il filo che unisce le tre cose». Il Papa ha risposto così, a braccio, alla prima domanda su cosa l’abbia aiutato a crescere nella fede, postagli da un ragazzo durante l’incontro con i cresimandi allo stadio di San Siro, ultima tappa del suo viaggio a Milano. «I primi sono stati i nonni», ha detto il Papa: «I nonni mi hanno parlato normalmente delle cose della vita. Un nonno era falegname e mi ha insegnato come col lavoro Gesù ha imparato lo stesso mestiere. E così quando guardavo il nonno pensavo a Gesù. L’altro nonno mi diceva di mai andare a letto senza dire una parola a Gesù, dire buonanotte. La nonna mi ha insegnato a pregare, anche la mamma, l’altra nonna lo stesso… I nonni hanno saggezza della vita. E loro con quella saggezza ci insegnano come andare più vicino a Gesù». «Parlate con i nonni, fate tutte le domande che volete, ascoltate i nonni, è importante in questo tempo parlare con i nonni», il consiglio di Francesco. «Poi mi ha aiutato tanto giocare con gli amici», ha rivelato il Papa: «Gesù giocava, e giocava con gli altri, e a noi fa bene giocare con gli amici, perché quando il gioco è pulito si impara a rispettare gli altri, a fare la squadra in équipe, a lavorare tutti insieme, e questo ci unisce a Gesù». «Una terza cosa che mi ha aiutato a crescere nell’amicizia con Gesù è la parrocchia, l’oratorio», ha concluso Francesco.

«I bambini ci guardano». Lo ha ripetuto il Papa, evocando l’omonimo film di De Sica, a San Siro: «Quei film italiani del dopo guerra sono stati una vera catechesi di umanità». Alla domanda di una coppia di coniugi, Francesco ha risposto facendo notare che «gli occhietti dei vostri figli via via memorizzano e leggono con il cuore come la fede è una delle migliori eredità che avete ricevuto dai vostri genitori, dai vostri avi». «Mostrare loro come la fede ci aiuta ad andare avanti, ad affrontare tanti drammi che abbiamo, non con un atteggiamento pessimista ma fiducioso»: è questa, per il Papa, «la migliore testimonianza che possiamo dare loro», perché come dice un proverbio «le parole se le porta il vento, ma quello che si semina nella memoria, nel cuore, rimane per sempre». Poi un consiglio concreto, sulla scorta di ciò che avviene a Buenos Aires: «Dominguear», cioè «fare domenica» passando più tempo insieme con i propri figli, ad esempio andando prima a messa e poi in un parco. «La fede – ha spiegato Francesco – si vive in un ambiente di famiglia che promuove la gratuità, il passare il tempo insieme. Questo non richiede soldi, al contrario, è l’invito a benedire lo stare insieme, che è una cosa bella. Ci possono mancare tante cose, però siamo uniti e questo è un insegnamento molto bello che possiamo fare». «Tanti genitori devono lavorare anche il giorno festivo, e questo è brutto», la denuncia del Papa. «Non c’è festa senza solidarietà, come non c’è solidarietà senza festa», ha aggiunto il Papa tornando a raccontare l’episodio della mamma che invita i suoi bambini a condividere le cotolette alla milanese con il povero che bussa alla porta.

L’educazione è «testa-mani-cuore» e «un buon maestro, educatore o allenatore sa stimolare le buone qualità dei suoi allievi e non trascurare le altre». Lo ha detto il Papa, che rispondendo all’ultima domanda ha esortato gli educatori a stimolare i propri allievi ma anche a ricordarsi che «i bambini hanno anche bisogno di giocare, di divertirsi, di dormire». Alla fine, un forte appello a scongiurare il bullismo. «Per favore, state attenti al bullismo!», l’appello di Francesco, che ha esortato le migliaia di ragazzi presenti a fare un minuto di silenzio per chiedersi: «Nella vostra scuola, nel vostro quartiere, c’è qualcosa o qualcuno a cui voi fate beffa, che prendete in giro perché ha quel difetto, è grasso, è magro? A voi piace fargli provare vergogna o anche picchiarlo per questo? Questo si chiama bullismo». «Per favore, per il sacramento della Santa Cresima – l’invito del Papa – fate la promessa al Signore di non fare mai questo e mai permettere che si faccia nel vostro collegio, nella vostra scuola, nel vostro quartiere».